E’ rientrata in Italia nella mattinata di ieri Farah, la giovane ragazza pakistana di appena 19 anni, che nel suo paese d’origine era stata costretta ad abortire, visto che il bimbo che aveva in grembo era stato concepito da un italiano cristiano, cosa non ammissibile per la famiglia della stessa. La pakistana è nuovamente nella sua Verona, dove vive da una decina d’anni, e dove da ieri è stata accolta in una struttura protetta. Stefano Bertacco, assessore nella città veneta, ha accolto così il ritorno della ragazza nella sua città: «Farah è finalmente tornata a Verona – le parole riportate da Veronaoggi.it – come era suo desiderio. Faremo il possibile perché, nella città dove è stata dieci anni, possa lasciare alle spalle i difficili momenti passati e possa trovare serenità e tranquillità. Il Comune aveva garantito la massima disponibilità ad accoglierla nelle sue strutture protette – ha proseguito Bertacco – e così è avvenuto. Agiremo in costante confronto con la Questura, pronti a collaborare per qualsiasi necessità che garantisca l’incolumità di Farah». La splendida città veneta si dice altresì pronta a dare sostegno psicologico alla giovane, di modo da permetterle di riprendere la vita normale in maniera serena. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
FARAH AL SICURO E PROTETTA
E’ al sicuro Farah, la ragazza pakistana di appena 19 anni che negli scorsi giorni è stata costretta ad abortire dai genitori il figlio che aveva in grembo, concepito assieme al fidanzato italiano e cristiano. La giovane è arrivata questa mattina all’aeroporto di Malpensa dopo un volo da Abu Dhabi: «Farah è finalmente tornata in Italia e si trova adesso in un luogo sicuro – ha confermato Angelino Alfano, il ministro degli esteri uscenti – grazie al lavoro diplomatico dell’ambasciata italiana a Islamabad e alla collaborazione con le autorità pakistane». Dopo aver lasciato lo scalo milanese da un’uscita secondaria, la ragazza è stata portata a Verona dove è stata sentita in Questura. Una volta terminate le domande, Farah è stata portata in un luogo segreto dove sarà sorvegliata e protetta giorno e notte. Nel frattempo si sta valutando se vi siano o meno reati e dei soggetti perseguibili anche in Italia. Non va infatti dimenticato che a Verona risiede ancora il fratello della ragazza, che potrebbe aver “coperto” il padre dopo l’aborto obbligatorio. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ATTERRATA A MALPENSA ALLE 7:30
Farah è tornata in Italia: la ragazza pakistana residente a Verona e portata con l’inganno in patria, dove è stata costretta ad abortire, è atterrata all’aeroporto di Malpensa alle 7.30 con un volo in arrivo da Abu Dhabi. Dopo aver trascorso alcuni giorni nella residenza dell’ambasciatore italiano ad Islamabad, la 19enne si è dunque messa in viaggio per tornare in Italia. Come riportato da Repubblica, svolti i controlli di rito, è uscita dallo scalo attraverso un passaggio secondario. La sua vicenda è seguita da vicino dalle autorità italiane dopo il caso di Sana, la 25enne di Brescia uccisa in Pakistan dal padre e dal fratello perché voleva sposare un ragazzo di cui si era innamorata in Italia. Farah, che è stata tenuta prigioniera in casa a Islamabad dalla madre e le sorelle, quando è stata liberata aveva ringraziato i soccorritori chiedendo di tornare in Italia. «Grazie, non posso crederci, mi avete trovata. Fatemi tornare subito in Italia», le sue prime parole dopo la liberazione.
FARAH LIBERA DOPO LA PRIGIONIA IN PAKISTAN
Farah frequenta l’ultimo anno dell’istituto professionale Sanmicheli ed è fidanzata con un ragazzo di Verona. Qualche mese fa ha scoperto di essere incinta e con il fidanzato ha deciso di tenerlo. Aveva quindi chiesto alla scuola un provvedimento straordinario per sostenere prima gli esami di maturità, visto che sarebbero caduti in prossimità del parto. Non voleva perdere l’anno. I familiari però a gennaio l’hanno portata in Pakistan, dove l’hanno tenuta prigioniera. «Mi hanno fatto una puntura e hanno ucciso il mio bambino. Mio padre vuole che mi sposi qui», aveva raccontato via WhatsApp alle amiche e al fidanzato che si sono subito attivati per segnalare la vicenda. La Farnesina in meno di 48 ore ha sollecitato la Digos di Verona chiedendo informazioni poi si è rivolta alle autorità pakistane, quindi hanno ottenuto la liberazione della ragazza. Le autorità locali hanno poi confermato che Farah era stata portata con l’inganno in Pakistan dalla sua famiglia che l’aveva costretta ad abortire con violenza e contro la sua volontà.