Ergastolo e isolamento per Massimo Bossetti, è la richiesta del pm Letizia Ruggeri nel processo a Bergamo per il delitto di Yara Gambirasio, il triste caso di Brembate. Unico imputato, dopo due giorni di requisitorie lunghissime, il pubblico ministero ha chiesto la massima condanna per Bossetti, accusato di omicidio volontario pluriaggravato e calunnia ai danni di un collega di lavoro. Secondo la Ruggeri, “ha voluto infliggere particolare dolore alla ragazzina”, con contestazioni di moltissime aggravanti appunto come le sevizie e della crudeltà nei confronti di Bossetti. «Non vi è alcun dubbio che l’omicidio sia volontario. Abbandonandola in quel campo si è causata volontariamente la morte della 13enne di Brembate di Sopra». Ora si attende sola la sentenza finale del giudice che è attesa per metà giugno, non certo oltre per un procedimento che si è trascinato in 8 lunghi anni. Secondo il pm di Bergamo infine, «Nel delitto di Yara non è possibile individuare un movente certo. Ciò, però, non dà meno significato all’impianto dell’accusa in quanto Bossetti avrebbe dato più volte dimostrazione di incapacità di controllarsi».
Ancora una giornata intensa, quella odierna, nell’ambito del processo per la morte di Yara Gambirasio e che vede come unico indagato e a rischio ergastolo Massimo Bossetti. Oggi, infatti, si pronuncerà il pm con la sua richiesta di condanna. Intanto, nel corso della requisitoria del pm Letizia Ruggeri presso il Tribunale di Bergamo si è affrontato anche il tema saliente relativo al furgone di Bossetti e che ha riacceso la tensione, portando il giudice Bertoja a intervenire per placare i commenti in aula, come rivelato da L’Eco di Bergamo. Nella seconda parte della requisitoria la Ruggeri ha letteralmente smontato le misurazioni eseguite sul mezzo dal consulente della difesa, Ezio Denti. Secondo quest’ultimo, infatti, il furgone di Bossetti sarebbe diverso rispetto a quello ripreso dalle telecamere in merito ad alcuni elementi tra cui il “passo” (distanza tra le ruote). Il pm a tal riguardo ha parlato di “approssimazione” e “mancanza di prospettiva”, dubitando della validità del lavoro di Denti e facendo scatenare brusii in aula.
Si attende con ansia la richiesta di condanna a Massimo Bossetti nell’ambito del processo per la morte di Yara Gambirasio della quale è accusato. Oggi, il pm Letizia Ruggeri ha dedicato la seconda giornata – dopo lo scorso venerdì – alla sua requisitoria prima di pronunciarsi, spiegando come oltre alla prova regina rappresentata dal Dna e che raffigura “il farro dell’inchiesta”, a carico dell’imputato ci sarebbe “un corollario significativo” di indizi caratterizzati da “gravità, precisione e concordanza”. A riferirlo è il quotidiano L’Eco di Bergamo, facendo riferimento nello specifico ai tabulati telefonici ed alle immagini che immortalano il furgone il quale presenterebbe un “alto grado di compatibilità” con quello appartenente a Massimo Bossetti. A detta del pm si tratterebbe di “elementi che vanno letti complessivamente” in merito ai quali in questi mesi si è cercato di trovare riscontri. La requisitoria dovrebbe terminare nel pomeriggio, seguita poi dalla richiesta di condanna del pm Ruggeri la quale, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto dovrebbe riferirsi alla pena massima dell’ergastolo.
E’ una giornata importante, quella odierna, nell’ambito del processo a Massimo Bossetti, presunto assassino di Yara Gambirasio. Oggi, infatti, si svolge una nuova udienza nel corso della quale il pm Letizia Ruggeri renderà nota la richiesta di condanna a carico del muratore di Mapello. Con ogni probabilità, dunque, al termine della sua requisitoria il magistrato pronuncerà la fatidica parola “ergastolo”: è questa infatti la pena massima che ci si attende da parte del pm dopo sei anni di lavoro sul caso Yara Gambirasio. Nel corso dell’ultima udienza che si è svolta lo scorso venerdì, il pubblico ministero Ruggeri aveva ripercorso le tappe più importanti dell’intera inchiesta, ovvero dalla scomparsa della ragazzina di Brembate al ritrovamento del suo cadavere, puntando i riflettori sulla prova regina da sempre rappresentata dal Dna. Al termine delle 40 udienze, dunque, la previsione più accreditata è quella secondo la quale sarà chiesta la condanna all’ergastolo, ovvero il massimo della pena prevista. Secondo l’accusa, sarebbe proprio Massimo Bossetti l’unico responsabile del terribile delitto della promessa stella della ginnastica artistica, Yara Gambirasio, uccisa e poi abbandonata in un campo ancora agonizzante all’età di 13 anni. Una richiesta differente, seppur improbabile, rappresenterebbe un vero e proprio colpo di scena.
Oggi altra udienza per il processo a Massimo Bossetti, accusato di aver ucciso Yara Gambirasio: dovrebbe arrivare la richiesta di condanna del Pm, quasi certamente ergastolo. A quel punto poi dovranno passare settimane prima della risposta definitiva del giudice del Tribunale di Bergamo. Intanto, come accennato nell’aggiornamento qui sotto, lo stesso Bossetti ha scritto una lettera alla mamma e alla sorella, che è stata pubblicata su Oggi e in cui ci sono importanti rivelazioni. Su tutte la minaccia di suicidio che l’uomo, distrutto dal carcere e dal processo – continua a proclamarsi innocente – ex muratore ha rivolto ai suoi familiari: «Mamma e Laura, io so che la farò finita qui dentro, perché non posso accettare tutto quello che ho combinato a Marita e me lo merito davvero per quello che ho fatto. Mi auguro solo che un giorno mi possa svegliare accanto a papà e non dover già soffrire per niente». Massimo Bossetti si rivolge poi anche alla moglie Marita e ai figli, chiedendo scusa di tutta questa situazione e cercando il perdono per un tradimento, ovvero quelle lettere “hot” spedite alla detenuta qualche mese fa. «Avvocati o non avvocati, pazienza, io mi tengo una vita e ora me la gestisco io e non aspetto più così tanto tempo nel soffrire ingiustamente per i loro errori, perciò che vada come vada fino a sentenza e poi deciderà una volta per tutte della mia vita, quello che deciderò è una mia decisione mamma e nessuno mi impedirà di fare quello che non dovrei mai fare».
Nelle ultime ore le testate nazionali di stampa ed online stanno diffondendo l’ultima vicenda shock connessa a Massimo Bossetti. Il muratore di Mapello, in carcere perché sospettato dell’omicidio di Yara Gambirasio, continua ad essere sotto pressione per via delle udienze che si stanno svolgendo da venerdì scorso e che vedranno oggi una conclusione. Il pm Letizia Ruggeri metterà infatti fine alla requisitoria e richiederà molto probabilmente una condanna di primo grado. Nel frattempo, Massimo Bossetti annuncia di volerla fare finita subito dopo la condanna che verrà pronunciata molto probabilmente fra un mese. In una lunga lettera diretta, al settimanale Oggi e diretta alla madre Ester Arzuffi ed alla sorella Laura, il Bossetti scrive parole dure nei propri stessi confronti, incolpandosi per le lettere hot inviate dal carcere ad un’altra detenuta. Nei suoi pensieri la colpa di aver tradito la moglie Marita, di averla messa al centro di un nuovo scandalo. Nella lunga lettera -in tutto sette pagine- Massimo Bossetti parla anche degli errori giudiziari che secondo il suo punto di vista avrebbe subito in tutto questo tempo. A partire dagli avvocati che lo fanno soffrire “ingiustamente per i loro errori”. Intanto il suo legale, l’avvocato Claudio Salvagni, è intervenuto durante la trasmissione Legge o Giustizia di Radio Cusano Campus, affermando di essere sorpreso dalla lungaggine burocratica a cui è sottoposto il suo assistito. Secondo quanto dice il difensore, la figura di Bossetti viene colpita ancora una volta nella persona, a partire dal discorso delle lampade fino alle ultime lettere hard, senza considerare che il processo deve stabilire in realtà se sia un assassino o meno. “Noi abbiamo sentito pronunciare il nome di Bossetti alle 5 del pomeriggio“, riferisce Salvagni, “dopo che la requisitoria era iniziata da sei ore. […] Attenderemo questa seconda parte di requisitoria per capire quali siano le prove a carico, e dico prove, non indizi“. Ancora una volta l’avvocato parla del DNA che definisce “mezzo”, dato che non si tratta di quello mitocondriale che invece rappresenterebbe la prova incontrovertibile dell’eventuale colpevolezza di Bossetti.