Trentasei minuti. Tanto c’è voluto per commettere il delitto del piccolo Loris Stival da parte della madre Veronica Panarello che, secondo gli inquirenti, si sarebbe fatta aiutare da un complice per sbarazzarsi del corpo. Come riporta oggi Il Giornale ci sarebbero tre sospettati, tutti residenti a Santa croce Camerina, ma non sono ancora indagati. Non sono stati dati i nomi, ma c’è anche il sospetto che il complice potesse essere stato presente al momento dell’omicidio. Intanto si attendono le motivazioni del Riesame di Catania che ha lasciato la giovane madre 26enne in carcere, che potrebbero essere depositate la prossima settimana. Domani si partirà con un nuovo interrogatorio, partendo da una domanda: Come ha fatto Loris ad arrivare al canalone? Tra gli altri, sarà sentita dagli investigatori la prozia di Veronica, Antonella Stival, che avrebbe richiesto che venga esaminato il Dna dei familiari e degli amici di famiglia. Una richiesta che non ha fondamento, in quanto non è stato trovato nessun Dna da confrontare, ma che comunque la Procura intende chiarire. Resta indagato, nel frattempo, il cacciatore Orazio Fidone, che quel 29 novembre scorso trovò il cadavere del bimbo di otto anni. La donna continua a dire di essere innocente, una versione che ha dato anche al marito Davide, che qualche giorno fa – per la prima volta – è andato a farle visita in carcere. Intanto l’avvocato della donna, Francesco Villardita, dichiara che si andrà a processo. Il legale contesta l’ora della morte del piccolo, avvenuta secondo il medico legale tra le 9 e le 10. Un orario che non trova d’accordo il legale della donna, che scagiona Veronica. La sua tesi è supportata dalla mancata misurazione della temperatura rettale sul cadavere, che non poteva essere presa perché si sospettava la violenza sessuale, poi rivelatasi un depistaggio ad opera dell’assassino, in quanto la violenza sessuale non è mai avvenuta. (Serena Marotta)