Dopo il delitto di Federica Mangiapelo a far discutere l’opinione pubblica non è solo lo sconto di pena di cui ha beneficiato Marco Di Muro. I legali dell’ex fidanzato, condannato per la morte della ragazza di cui si parlerà a Il Terzo Indizio, hanno presentato ricorso in Cassazione chiedendo l’assoluzione e contestando la ricostruzione della dinamica. Un duro colpo per la famiglia della vittima, come dimostrano le parole dello zio di Federica in un post su Facebook. «Secondo loro, il proprio cliente sarebbe innocente. Nonostante le innumerevoli prove che hanno permesso di considerarlo colpevole in due gradi di giudizio, continuano ad arrampicarsi sugli specchi. E questa decisione alimenta ancor più la nostra rabbia, in quanto, dopo tutti questi anni, ancora non vediamo la parola “fine” a questa assurda vicenda giudiziaria. Altre aule di tribunale, altra sofferenza», ha scritto Massimo Mangiapelo sui social. Il papà di Federica invece si considera l’unico condannato all’ergastolo, perché dovrà convivere a vita con la sofferenza per la morte di sua figlia. (agg. di Silvana Palazzo)
FEDERICA MANGIAPELO, IL DELITTO DEL LAGO DI BRACCIANO
IL FIDANZATO CONDANNATO A 14 ANNI
Nella puntata di oggi de Il Terzo Indizio, il programma condotto da Barbara De Rossi di cui va in onda la terza puntata della seconda stagione, si tratterà dell’omicidio di Federica Mangiapelo, la 16enne di Anguillara Sabazia uccisa la notte di Halloween del 2012 dal fidanzato Marco Di Muro. Il suo corpo fu trovato sulle sponde del Lago di Bracciano da un passante e da subito il mistero si infittì. Sul cadavere, infatti, non vi era alcun segno di violenza, e tutto lasciava credere che la ragazzina fosse morta in seguito ad un incidente. Dopo essere uscita dall’abitazione del padre intorno alle 22:30, la ragazza era uscita per festeggiare Halloween insieme al fidanzato. Lui, interpellato sulla morte di Federica, aveva detto di essersene separato ad una certa ora dopo un litigio, e la sua versione sembrava confermata anche dalla testimonianza di un amico che era insieme a lui. Fu soltanto in seguito che la telecamera di videosorveglianza di una stazione di benzina confermò la presenza del Di Muro fuori casa in orari in cui il giovane sosteneva di essere già rientrato. Gli esami medico-legali, in seguito, accertarono che Federica non era morta per cause naturali come sostenuto inizialmente: qualcuno le aveva tenuto la testa sottacqua, quel qualcuno era il fidanzatino Marco.
LO SCONTO DI PENA
A far discutere l’opinione pubblica sul delitto della povera Federica Mangiapelo, di recente, è stato soprattutto lo sconto di pena di cui ha beneficiato il fidanzato Marco Di Muro. Il giovane, inizialmente condannato a 18 anni di reclusione dal gup di Civitavecchia, è infatti chiamato a scontare una pena di 14 anni per decisione della Corte d’assise d’Appello di Roma, allora presieduta da Giancarlo De Cataldo, che nel processo per rito abbreviato gli ha riconosciuto le attenuanti generiche. Una sentenza, quella emessa dai togati capitolini, che nei mesi precedenti alla sentenza, intervistato da Il Tempo, aveva auspicato una pena esemplare per l’assassino della figlia:”Il massimo della pena senza sconti. Nostra figlia è stata uccisa da colui che avrebbe dovuto proteggerla. Quando ti toccano dal vicino l’affetto della persona più cara che hai messo al mondo, augurarsi un ergastolo è il minimo”.
IL DOLORE DEL PADRE
Ad alcuni anni di distanza dall’uccisione della sua Federica, di cui si parlerà questa sera a Il Terzo Indizio su Canale 5, il papà Gino Mangiapelo è ancora un uomo distrutto dal dolore. In un’intervista concessa a Il Tempo meno di un anno fa, l’uomo descriveva così il suo stato d’animo:”Noi genitori siamo condannati all’ergastolo a vita. Abbiamo imparato a convivere con questa devastante mancanza. Ho un altro figlio, la vita deve comunque andare avanti ma ogni cosa, ogni giorno mi riporta a Federica”. L’uomo ammise anche che la figlia aveva un rapporto morboso con il suo fidanzato-assassino:”Avevamo parlato con nostra figlia, sapevamo che lei voleva uscire da quella storia troppo morbosa, soffocante ma allo stesso tempo Federica era un’adolescente manipolata, subiva i momenti di sofferenza alternati alla dolcezza. Siamo andati dai carabinieri per illustrare la situazione, eravamo preoccupati. Lei non era serena. Quando la trovarono morta sapevamo già, in cuor nostro com’era andata e quando l’accusa ha ripercorso la morte di Federica per noi è stato come guardare un quadro già visto”.