Occhio alle truffe telefoniche: si tratta di una pratica particolarmente sottovalutata dagli utenti, ma considerando l’utilizzo che si fa oggi degli smartphone, la situazione è più che preoccupante. Si tratta di pratiche che hanno nomi difficili da memorizzare, come i i Ping Calls (gli squilli che prosciugano il credito telefonico), i Call-ID-Spoofing (numerazioni finte che fanno apparire numeri familiari in rubrica), gli sms di allarme per estorcere i dati delle nostre carte di credito, fino alle chiamate di finti call center bancari che sono tese a recuperare dati sensibili. Un pericolo che è tanto più grande quanto l’inconsapevolezza di chi riceve la chiamata porta a riceverle a cuor leggero. Ivano Gabrielli, Vice Questore Aggiunto della Polizia Postale, ha messo in guardia sulla questione: “Occorre essere sempre vigili e valutare le telefonate che riceviamo con una buona dose di diffidenza. Bisogna partire dall’idea che ogni input che ci arriva dall’esterno e che riguarda un nostro mezzo di pagamento sia da considerare a rischio.”
I NUMERI “MASCHERATI”
Si tratta di pratiche per le quali sono a rischio soprattutto gli anziani. Ad esempio con le Ping Calls, arrivano squilli sul nostro cellulare per i quali non c’è tempo di rispondere. Chi ha la malaugurata idea di richiamare, entra in contatto con numeri capaci anche di scaricare 1 euro al secondo dal credito telefonico. Più ingegnosa ed articolata è la pratica del Call-ID-Spoofing, che permette di nascondere il numero reale dal quale arriva la chiamata nascondendosi dietro un’utenza più “rassicurante” (ad esempio un numero nazionale al posto di uno estero) e a volte anche entrando nella rubrica contatti di un utente, apparendo dunque come il numero di un amico o di un parente e poi, una volta accettata la chiamata, iniziando a scalare credito. Una situazione che andrà sicuramente monitorata, per evitare che a truffare siano cittadini che non fanno altro che rispondere a una chiamata e si trovano spesso alle prese con un ingente danno economico.