Non usa mezzi termini il cardinal Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, è un fatto risaputo della sua personalità, come è risaputa la sua “nostalgia” per quanto riguarda la Chiesa come era prima del Concilio Vaticano II. Ultimo obbiettivo delle sue rimostranze è la pratica introdotta solo dopo appunto quel Concilio, di dare la comunione ai fedeli nella mano, invece che direttamente sulla lingua dalle mani del sacerdote come si è fatto per secoli. Una pratica introdotta più per ragioni di velocità della distribuzione ma anche igieniche, una pratica a cui nessuno ha mai pensato in modo sovversivo. Tra l’altro la possibilità di riceverla sulla lingua è sempre valida. Un tempo si ordinava anche ai fedeli di non masticarla, una concezione basata sulla purezza assoluta, il rispetto per il Corpo di Cristo. Anche se la prima Eucarestia fu un pezzo di pane spezzato dalle mani di Gesù e dato ai discepoli che ovviamente lo mangiarono prendendo quei pezzi con le mani.
Scrive invece il cardinale Robert Sarah nella prefazione al libro di un sacerdote italiano don Federico Bortoli La distribuzione della comunione sulla mano. Profili storici, giuridici e pastorali che il nuovo modo di dare la santa comunione è una mancanza di rispetto verso il Santo Sacramento e conduce all’errore: “Il più insidioso attacco diabolico consiste nel cercare di estinguere la fede nell’Eucarestia seminando errori e favorendo un modo inadatto di riceverla”. Aggiungendo che la guerra tra “l’arcangelo Michele e i suoi angeli da una parte e Lucifero dall’altra continua oggi nel cuore dei fedeli: l’obbiettivo di Satana è il sacrificio della Messa e la presenza reale di Gesù nell’ostia consacrata”. Non solo: per il cardinale bisogna anche tornare a inginocchiarsi al momento del ricevimento dell’Eucarestia, come peraltro si fa tranquillamente tutt’oggi in molte chiese: “Perché questo atteggiamento di mancanza di sottomissione ai segni di Dio? Riceverla in ginocchio e sulla lingua è cosa molto più adatta al sacramento stesso”. Da prefetto per la disciplina dei sacramenti, il cardinale ha svolto il suo compito. Lasciamo agli esperti la discussione, forse però fermarsi solo ai segni esteriori invece di entrare nel vivo della fede è materia che lascia il tempo che trova.