Rosario Crocetta, governatore della Sicilia, canta vittoria. L’Assemblea regionale ha approvato, nell’ambito della legge di stabilità, un articolo che prevede aiuti all’acquisto della prima casa per le giovani coppie, anche quelle di fatto. Il governatore pone l’accento più sulla novità della norma (per la prima volta riguarderà anche le coppie, comprese quelle gay, iscritte da almeno un anno al registro delle unioni civili) che non sulla sua efficacia pratica, che si prevede alquanto dubbia.
Il governo regionale, infatti, ha messo sul tappeto uno stanziamento di 3 milioni di euro, quasi quanto l’importo che lo Stato paga per la manutenzione di 4 motovedette donate alla Libia. Questo esiguo stanziamento dovrebbe servire a finanziare un fondo di garanzia per mutui agevolati alle giovani famiglie siciliane. Considerata l’ampia platea di coppie giovani e in stato di necessità, il contributo regionale risulta una goccia in un mare di bisogno, più un’operazione di facciata che non un aiuto reale a rispondere a una questione primaria.
Non intendiamo, in questa sede, discutere se si tratti, come sostiene il Forum delle Associazioni familiari, di una norma anticostituzionale. Ci atteniamo ai fatti.
Quell’articolo di legge mette in moto una corsa all’iscrizione nel registro delle unioni di fatto. “Un’iniziativa di grande civiltà e umanità: cominciamo a far parlare bene della Sicilia”, commenta sempre Crocetta. Ed è qui la chiave della nuova normativa. Essa mira a “far parlar bene della Sicilia” e del suo governatore. Come se, in nome dell’apertura ai diritti degli omosessuali, si potesse cancellare d’un colpo il fatto che l’Isola risulta tra le regioni più povere d’Italia, con tassi di disoccupazione doppi rispetto alla media nazionale e con livelli di indigenza tipici del dopoguerra.
Proprio oggi marceranno per le vie di Palermo gli operatori della formazione professionale non pagati da più di dieci mesi. Ma, fatto ancora più grave, ci sono migliaia di ragazzi in età d’obbligo scolastico che alla data del 14 gennaio non hanno ancora potuto frequentare un solo giorno di corso di formazione a cui pure si sono regolarmente iscritti.
In un tale contesto le “battaglie di civiltà” di Crocetta finiscono per risultare un tentativo astuto di coprire un vuoto di scelte politiche reali. È questo vuoto che le famiglie siciliane vorrebbero fosse realmente coperto.