Il 18 giugno la Chiesa cattolica ricorda e celebra la memoria di San Calogero, monaco eremita che nacque nel 466 in Calcedonia, nei pressi di Cartagine, e terminò la sua esistenza nella solitudine del Monte Kronio in Sicilia il 18 giugno del 561, all’età di 95 anni. Il nome Calogero deriva dal greco e significa “buon vecchio”, lo stesso appellativo usato per indicare gli anacoreti. Tuttavia, da quanto risulta dagli inni di Sergio dedicati al Santo, sembra che Calogero fosse il suo vero nome. Alcuni scritti collocano la sua vita attorno al I secolo ma quelli più accreditati risultano proprio essere quelli del monaco Sergio che spostano la sua vita nel V secolo. Molte sono le leggende nate attorno alla figura di questo pio eremita che si narra avesse anche doti di taumaturgo. In seguito alle persecuzioni dei monofisisti contro i cristiani, Calogero fuggì dalla Tracia e da lì si recò in Sicilia, dove peregrinava per i paesi predicando la fede e amministrando i sacramenti. Per diverso tempo il santo si dedicò ai poveri e agli ammalati che curava grazie alle acque sulfuree presenti in abbondanza nel territorio siciliano e soprattutto nel Saccense. Proprio le grotte del Monte Kronio, nei pressi di Sciacca, furono il luogo prescelto da Calogero come sua dimora e lì visse da eremita fino ala fine dei suoi giorni. Calogero riuscì a convertire moltissimi abitanti dell’isola alla fede cristiana operando un gran numero di guarigioni miracolose e, infatti, molteplici sono i paesi della Sicilia che lo venerano come patrono. Alcuni scritti narrano che il santo, al termine dei suoi giorni, poiché non aveva più le forze necessarie per raccogliere le erbe di cui nutrirsi, si manteneva in vita bevendo il latte di una cerva che Dio stesso gli aveva inviato. Accadde però che un cacciatore, detto Arcario, per errore uccise l’animale e preso dai sensi di colpa divenne discepolo del santo. Dopo quaranta giorni dall’accaduto Calogero morì ed Arcario seppellì le sue spoglie in un luogo segreto tra le caverne del Monte Kronio. La grotta dove visse Calogero venne poi trasformata dal suo discepolo in una chiesetta dove egli stesso visse con altri devoti in minuscole celle scavate nella roccia e che vennero in seguito denominate “Eremo di san Calogero” o “Quarto degli eremi”. Successivamente, a causa delle invasioni dei Saraceni nell’Isola, le spoglie del santo furono trasferite nel monastero di San Filippo di Fragalà, vicino Frazzanò. Attualmente i sacri resti di San Calogero si trovano nel Duomo di Frazzanò, nella Diocesi di Patti, accanto a quelli di San Lorenzo, patrono della città.