Il giorno 25 giugno la Chiesa Cattolica celebra la memoria liturgica di san Guglielmo, detto da Vercelli per distinguerlo da altri santi che hanno il suo stesso nome. San Guglielmo, il cui nome vuol dire protetto dalla volontà ed ha etimologia teutonica, fu un eremita noto per i molti monasteri che fondò durante la sua attività di evangelizzazione e per i miracoli che gli sono attribuiti. La maggior parte delle notizie che abbiamo su di lui provengono dal libro Legenda de vita et obitu sancti Guilielmi confessoris et heremitae che fu scritto pochi decenni dopo la sua morte, avvenuta nel 1142.
San Guglielmo nacque nel 1085 a Vercelli, in Piemonte, ma la sua vita lo avrebbe condotto molto lontano da lì. Non sappiamo molto sulla sua infanzia anche se si ipotizza che facesse parte di una famiglia ricca e benestante. Quello che sappiamo è che già in età adolescenziale, ad appena 15 anni, cominciò a sviluppare in se un vero e proprio ardore religioso. Il suo amore per Cristo era tale da spingerlo a diventare monaco e a trascorrere gran parte della sua giovinezza compiendo pellegrinaggi faticosi. San Guglielmo inoltre sacrificava il suo corpo con digiuni e supplizi, per la maggior gloria di Dio. Si recò a Roma e a Santiago di Compostela, e il suo intento era quello di arrivare fino a Gerusalemme per contemplare il luogo in cui Cristo venne martirizzato, ucciso e sepolto per poi risorgere. Ma non vi giunse mai. Arrivato in sud Italia per imbarcarsi alla volta della Terra Santa incontrò un altro religioso che sarebbe diventato santo, san Giovanni da Matera, a Taranto. Questi fu il primo a farlo tentare di desistere dal suo viaggio, poiché disse a san Guglielmo: “non è lì che ti vuole il Signore”. Ciononostante san Guglielmo proseguì; ma un giorno venne attaccato da alcuni briganti che, irosi per non aver trovato nulla di valore addosso al monaco, lo picchiarono selvaggiamente fin quasi a metterlo in pericolo di vita.
A questo punto san Guglielmo comprese che la missione che Dio aveva in serbo per lui doveva compiersi lì, nel luogo in cui si trovava. Decise di dedicarsi all’eremitaggio e si ritirò su una cima vicina ad Avellino. Qui visse poveramente, pregando e digiunando, e man mano la sua fama si sparse e altri vennero a raggiungerlo. La comunità crebbe fino a che san Guglielmo fondò un monastero che chiamò Montevergine. In seguito nacque anche una congregazione di regola benedettina. Presto però san Guglielmo, che continuava a preferire la vita eremitica, decise si allontanarsi per seguire la sua strada. Si spostò a Goleto dove trascorse gran parte del resto della sua vita fondando diversi monasteri, il più importante dei quali aveva due sezioni, una femminile e una maschile.
Il 24 giugno 1142, dopo una vita spesa a servire Dio, san Guglielmo morì e subito fu in odore di santità. Si cominciò a parlare dei miracoli che aveva compiuto e che per lo più riguardavano belve feroci ammansite misteriosamente. L’episodio più noto, tanto che san Guglielmo viene spesso raffigurato con un lupo accovacciato ai suoi piedi, riguarda proprio questo animale. Pare che un lupo sbranò l’asinello del monaco lasciandolo privo di aiuto. Il santo rimproverò così aspramente la belva che questa divenne mansueta e domestica, e divenne lei la nuova aiutante dell’eremita. Qualche secolo più tardi, nel 1805, il corpo di san Guglielmo fu riportato a Montevergine, dove si trova tuttora, e dove durante la Seconda Guerra Mondiale venne messa in salvo la Sacra Sindone. Oggi il suo culto è molto sentito soprattutto in Campania.
Il 25 giugno oltre a san Guglielmo da Vercelli si celebra anche la memoria di Sant’ Adalberto di Egmond, di San Massimo di Torino, di San Prospero d’Aquitania e Santa Febronia martire.