Giulio Golia è volato in Colombia, a Medellin, ma stavolta l’oggetto del suo servizio non è il traffico di droga, il cartello colombiano o qualcosa di tragico: bensì un matrimonio particolare e non solo perché omosessuale. Ma perché sono in 3 ad essere… ecco, non c’è una definizione in lingua italiana che renda il concetto, in spagnolo usano “trieja” perché coppia si dice “pareja”. Insomma, avete capito, tre mariti e potevano essere 4 visto che in origine la “famiglia poliamorosa” era composta da 4 uomini legati da una relazione omosessuale “a quattro”: si chiamano Victor Hugo Prada (attore), John Alejandro Rodriguez (insegnante di educazione fisica), Manuel Jose Bermudez (giornalista) e sono i primi al mondo a formare una “famiglia” gay ma in tre. Hanno stipulato un accordo riguardante il regime patrimoniale che li lega: secondo l’avvocato Germán Rincón Perfetti (attivista per i diritti delle persone Lgbti), «il riconoscimento ufficiale di tale legame avrà chiare ripercussioni legali, in particolar modo per quanto riguarda separazione dei beni in caso di fine della unione, eredità e reversibilità della pensione». Clicca qui per il video servizio completo delle Iene Show
LA FAMIGLIA POLIAMOROSA IN COLOMBIA
Ad aprire e chiudere il servizio, Golia fa trasparire tutta la gioia e la grande conquista in termine di direttivi civili per questa nuova “famiglia” poliamorosa colombiana: testualmente, «In Colombia quello che serve per creare una famiglia è la libera e responsabile volontà di formarla». Ecco, ci risiamo: l’estrema volontà che diventa diritto, la scelta personale e libera che arriva alla “pretesa del riconoscimento”, un matrimonio (ma si può ancora definirlo tale?) a tre che si propone il compito di “cambiare” la storia delle famiglie mondiali future. Il servizio delle Iene racconta bene la storia di questi tre uomini innamorati tra loro: nel 2000 Alejandro e Manuel si uniscono in matrimonio pubblicamente un anno dopo essersi conosciuti, e la cosa desta scalpore in Colombia, visto che solo un anno prima era stato riconosciuto il diritto alle unioni LGBT nel Paese colombiano. Poi arriva Alex a scombinare tutto: si innamorano tutte e due di lui e pensano l’imprevedibile, “perché non facciamo una famiglia insieme?”. Presto che fatto, con il riconoscimento che arriva nel 2017 dopo che Victor aveva fatto ingresso nell’unione divenuta a 4 e Alex invece era tragicamente mancato per un cancro. In realtà, il notaio di Medellin ha certificato un contratto di unione, una cosa ben diversa dal matrimonio anche per i diritti legati direttamente a questo tipo di unione particolare. Ma il “succo mediatico” è sempre lo stesso: celebrare ogni conquista di diritti come se fossero tutti uguali a se stesse e tutte soprattutto profondamente “giuste”. Ma l’impressione è che ci si addentri sempre di più in un eccesso continuo di diritti, una “dittatura” dei diritti, con l’imposizione dall’alto della “bontà e giustizia” di queste forme di “poliamore” e con i dibattito ridotto quasi a zero su rischi, disagi eventuali e problemi per le probabili future unioni poliamorose.