Un Cardinal Raymond Leo Burke a tutto campo quello intervistato dal quotidiano The Wanderer: una lunga analisi che parte delle ultime richieste di correzioni liturgiche del Card. Robert Sarah, passando per il rapporto di fede e dialogo con l’Islam fino ad arrivare all’annosa tematica dell’aborto e della difesa della vita sopra ogni cosa. Il patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, nonché uno degli arcivescovi cattolici più influenti e noti del porporato americano ha voluto dare il suo contributo riguardo le ultime discussioni in seno alla Chiesa rispetto a due elementi in particolare della Liturgia. Un dialogo che parte da lontano ovvero dal Concilio Vaticano II dove importanti novità vennero approntate in materia di liturgia e conduzione della Santa Messa: «è fondamentale la correzione di tutti gli abusi liturgici che sono stati identificati in Redemptionis Sacramentum. Il Cardinale Sarah, spiega Burke, ci ha dato una buona direzione. Innanzitutto, ha incoraggiato l’offerta della Messa ad orientem. Ciò contribuirà tanto a ripristinare il senso del culto e a dimostrare che la Messa non è una sorta di evento sociale tra il sacerdote e i parrocchiani o i parrocchiani tra di loro. Piuttosto, è un’azione di tutta la comunità con il sacerdote alla testa che agisce in persona Christi, per ‘adorare il Padre nello spirito e nella verità’ (Giovanni 4,23) come Nostro Signore ha detto alla Donna samaritana al pozzo».
La pratica “ad orientem” significa con il sacerdote rivolto verso il Tabernacolo, come avveniva prima della riforma durante il Concilio Vaticano II: un punto che a livello liturgico è ancora molto discusso all’interno degli ultimi Pontificati e che trova nel Card. Sarah – Prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti – un importante studioso e volenteroso di correggere tutte le “imprecisioni” liturgiche non per motivi di ordine o dottrina fini a se stessi ma per poter riportare al centro dell’Eucaristia il Corpo di Cristo e la sua decisiva figura per il cristiano fedele. Non solo, Burke spiega anche una seconda area di riforma possibile nella Chiesa futura: «Sarah ha chiesto di considerare la santa Comunione in ginocchio e sulla lingua. In tanti luoghi i tabernacoli sono stati rimossi dal santuario della Chiesa come risultato di una falsa interpretazione del Concilio Vaticano II. Allo stesso modo, sono state fatte altre cose che disturbavano l’immagine del culto, come la musica sacra che viene impiegata».
“IL DIO DELL’ISLAM NON È IL NOSTRO UNICO DIO”
Burke nella sua intervista al Wanderer ha spiegato la fondamentale e decisiva opera di Papa Benedetto XVI per il recupero della centralità della liturgia come “compagnia degna all’ascolto della parola di Cristo”: «il più splendido contributo del pontificato di papa Benedetto XVI è stato nell’ambito del restauro dell’ordine, della correttezza e della bellezza della Sacra Liturgia. Inoltre, Ratzinger ha avuto il coraggio di emanare il Summorum Pontificum, che certamente ha prodotto i suoi effetti, mentre un altro suo contributo è il magnifico libro intitolato Spirito della Liturgia». Nel corso dell’analisi stilata da Burke rispetto all’attualità non solo della liturgia ma della stessa presenza della Chiesa nel mondo di oggi non poteva non citare il difficile e complesso dialogo che i fratelli delle tre grandi religioni monoteiste sono chiamati a svolgere per scongiurare guerre e terrorismo. In particolare sull’Islam, il cardinale americano osserva l preoccupazione generale da un punto interessante: «l’Islam, come il giudaismo e il cristianesimo, ci insegna che c’è un solo Dio, il Creatore dell’universo. Quindi siamo uniti nella convinzione che esiste un solo Dio. Tuttavia, il Dio descritto nei documenti dell’Islam e le azioni dei musulmani molto aggressive e violente non ritraggono Allah come Dio dell’amore. L’amore è la qualità principale di Dio secondo la nostra fede cristiana. I musulmani di alcuni paesi si sono opposti ai cattolici utilizzando la parola “Allah” (la parola araba per Dio) dicendo: “Il tuo Dio non è il nostro Dio”. Ciò che serve qui è semplicemente un riconoscimento realistico dell’insegnamento su Dio nell’Islam. Credo che ciò significherà che la comprensione islamica dell’unico Dio è in contraddizione con l’insegnamento cristiano sull’unico Dio».
Una battaglia, una sfida a tutti e non solo ai “vertici della Chiesa”: così come per il rapporto con l’Islam anche per le altre emergenze gravi all’intero della nostra realtà secolarizzata, per Burke l’intento principale rimane sostenere l’opera buona della Chiesa orientata al messaggio di amore di Gesù. Ad esempio sul tema dell’aborto: «una pratica malvagia di distruggere una vita umana innocente e indifesa è sempre più chiara alle persone. Credo che sia importante rendere ancora più forti i nostri movimenti pro-vita e pro-famiglia. La cosa peggiore che potrebbe succedere è quella di riposare sui nostri allori; allora potremmo perdere tutto questo progresso che è stato fatto. È una battaglia costante. Satana odia la vita umana. Sappiamo che il Male è costantemente al lavoro per promuovere la mancanza di rispetto della vita umana. Quindi abbiamo davvero bisogno di perseverare e essere vigili nella nostra continua promozione di una cultura della vita». Interessante è anche la conclusione di questa lunga intervista, quando il cardinale Burke “confessa” cosa ha davvero imparato dalla Chiesa e dal mondo in questi ultimi anni difficili tra le gravi inchieste in Usa sulla pedofilia e sulla progressiva perdita di fede non solo del continente americano. «Credo che la lezione più importante che ho imparato è che devo abbandonarmi totalmente a difendere Cristo e la Sua Chiesa dal vero amore per Lui e per il Suo corpo Mistico. Possiamo sempre essere certi che Dio ci aiuterà con la grazia che abbiamo bisogno, anche in materia di forza fisica e di essere in grado di sopportare situazioni molto difficili».