Papa Francesco incontra la famiglia di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte in Pakistan per blasfemia. La donna è in carcere a Multan dal 2009 con l’accusa di aver insultato il profeta Maometto. Il marito Ashiq Masih e la figlia Esham oggi, sabato 24 febbraio 2018, incontreranno il Pontefice, accompagnati dal direttore di Acs Italia, Alessandro Monteduro. I familiari di Asia Bibi vogliono pregare insieme al Santo Padre per la liberazione di Asia Bibi. “E, se possibile, voglio dargli un bacio da parte sua e delle mie sorelle”, ha detto la figlia più piccola, Eisham Ashiq, incontrando la stampa. Il marito di Asia invece ha spiegato che prosegue la battaglia legale: è stato presentato appello alla Corte suprema del Pakistan. Questo è il terzo e definitivo grado di giudizio dopo la condanna in tribunale confermata in appello. “Speriamo che presto possa esserci un’udienza, anche se c’è un continuo rimando”. I legali temono che i tempi giuridici possano diventare molto lunghi e al tempo stesso sperano che la prossima udienza possa essere fissata prima di Pasqua.
DAL PRIMO INCONTRO ALLA NUOVA TESTIMONIANZA
Non è la prima volta che Ashiq e Esham Masih incontrano Papa Francesco. Già il 23 aprile 2015, al termine di un’udienza generale, strinsero la mano del Pontefice, che a loro rivolse parole di conforto. “Prego per lei (Asia Bibi, ndr) e per tutti i cristiani perseguitati”, disse il Pontefice. Questa volta però l’udienza sarà privata. “Asia Bibi confida nella preghiera del Papa e chiede al Santo Padre di pregare per lei e per la sua liberazione”, ha spiegato all’Agenzia Fides il marito in vista dell’incontro. Nel pomeriggio, invece, la famiglia di Asia Bibi sarà testimone della manifestazione al Colosseo, che per l’occasione verrà illuminato di rosso. “Martiri cristiani. Il Colosseo si tinge del loro sangue”, questo il nome dell’evento a sostegno della libertà religiosa. Ieri invece hanno incontrato il sindaco di Roma in Campidoglio. «È indispensabile l’impegno di tutti per squarciare il muro del silenzio e restare al fianco di queste donne coraggio», il commento di Virginia Raggi, che ha sottolineato l’importanza di tenere i riflettori accesi sulle vicende tragiche come queste.
BLASFEMIA IN PAKISTAN: ASIA BIBI, UN CASO SIMBOLICO
Il caso di Asia Bibi è diventato simbolico in Pakistan: i gruppi estremisti islamici chiedono che venga giustiziata, come è accaduto a Mumtaz Qadri, ex guardia del corpo e omicida reo confesso del governatore Salmaan Taseer, un uomo politico musulmano che aveva difeso Asia. Il suo caso è stato tirato in ballo anche durante le manifestazioni di piazza antigovernative organizzate a Islamabad nei mesi scorsi da gruppi integralisti islamici. Nel memorandum d’intesa, grazie al quale è stata conclusa la protesta, l’esecutivo pakistano si è impegnato a non apportare modifiche alla legge sulla blasfemia e, tra i punti citati, vi era anche un esplicito riferimento al caso di Asia Bibi. Secondo l’avvocato cristiano Sardar Mushtaq Gill, promotore dei diritti umani in Pakistan e difensore di diversi casi di vittime della legge sulla blasfemia, l’avvicinarsi del voto del 2018 potrebbero influenzare nuovamente il caso della donna cristiana e generare un nuovo rinvio. Il finale di questa storia è ancora da scrivere.