Nei giorni scorsi si è svolta la seconda udienza del processo sulla morte di Marco Vannini, il ragazzo ucciso dal padre della fidanzata, Antonio Ciontoli. Dopo l’udienza, la madre della vittima ventenne si è sfogata nel corso di una intervista toccante rilasciata a Civonline.it durante la quale ha spiegato la sua presenza in aula, sebbene non sarebbe potuta entrare in quanto dovrà essere sentita come testimone prossimamente e fino a quel momento non poteva assistere all’udienza. “Però ho fatto una promessa a me stessa e a Marco, e cioè che non lo avrei mai lasciato solo e quindi mi sono lo stesso recata in aula con mio marito”, ha asserito la donna. Ciò che più l’ha colpita è stata la visione di Antonio Ciontoli con il tanto chiacchierato rosario in mano. “Sono rimasta in aula fino all’appello ed ho potuto vedere l’ingresso di Antonio Ciontoli. Ben vestito, con giacca cravatta ed occhiali scuri, ma ciò che è stato sconvolgente è stato vederlo con una coroncina in mano e che pregava. Questo fatto mi ha fatto salire il sangue al cervello, perché un uomo che uccide un ragazzo e si fa vedere con una coroncina che prega, veramente non so come definirlo”, ha spiegato la donna. Mamma Marina è però rimasta positivamente colpita anche dall’affetto della gente presente e che da oltre un anno ha sempre fatto sentire il suo sostegno all’intera famiglia di Marco Vannini: “La cosa che mi fatto più piacere sono tutte le persone venute ad assistere al processo. L’aula era piena. Vedere tanta gente comune che io non conosco mi dà il segnale che la vicenda di Marco è seguita e allo stesso tempo la forza per andare avanti. Marco tocca il cuore di tante persone”.
Ha fatto scalpore la lettera scritta da Viola Giorgini, una delle persone alla sbarra per l’omicidio di Marco Vannini, che ha indirizzato alla stampa commentando e facendo chiarezza sulla sua posizione. Oltre a rivolgersi alla famiglia della vittima, Viola Giorgini, a processo con l’accusa di omissione di soccorso, dopo aver ribadito anche la sua sofferenza ha asserito come almeno lei ha la fortuna e la possibilità di vivere in famiglia. Lo stesso non si può dire del fidanzato Federico Ciontoli, con il quale Viola ha ammesso di non voler condividere nulla se solo lo sapesse colpevole e che “a seguito NON DELL’ACCADUTO ma della pressione mediatica e anche della conseguente ondata di odio delle persone, ha rinunciato a vivere nella proprio casa e vive lontano dai suoi familiari. E non per mancata volontà di affrontare l’evento, ma per la necessità di sopravvivere”. Entrambi, ha sottolineato ancora la Giorgini come ripropone TerzoBinario.it, hanno manifestato la volontà di non nascondersi ma anzi di affrontare il processo “con consapevolezza e fiducia”. La ragazza ha quindi giustificato anche la loro assenza nelle prime due udienze del processo sulla morte di Marco Vannini, asserendo in merito: “Sarà difficile rinunciare a volte ad essere presenti in aula ma la situazione esterna ci costringe quasi a farlo: l’accanimento mediatico dei giornalisti ci costringe a tutelare quel poco che resta della nostra vita”.
Il caso di Marco Vannini da oltre un anno ha radunato su Facebook oltre 30 mila utenti che hanno manifestato in questi mesi enorme solidarietà alla famiglia della vittima. Uno dei gialli più tragici degli ultimi anni, sarà affrontato questa sera nel corso di Quarto Grado – I Documenti, una puntata che ripercorrerà le varie tappe del caso, dallo sparo ad opera di Antonio Ciontoli fino all’arrivo dei soccorsi e alla morte del 20enne di Cerveteri. Intanto, dopo la seconda udienza del processo a carico dell’intera famiglia Ciontoli e di Viola Giorgini, quest’ultima rinviata a giudizio solo per omissione di soccorso, proprio la fidanzata di Federico Ciontoli, presente anche lei la sera dell’omicidio di Marco Vannini, ha rotto il silenzio scrivendo una lunga lettera alla redazione di Mecenate TV. Viola Giorgini ha voluto distinguere tra due differenti modalità di fare notizia: “una reale e veritiera, fondata sui fatti nel rispetto del corso della giustizia e della vita delle persone; un’altra che ne fa “gossip” manipolando le notizie secondo la propria convenienza, senza preoccuparsi delle ripercussioni sulla libertà e sulla volontà di vivere di chi viene accusato ingiustamente di essere un assassino”. La ragazza ha spiegato di non essersi mai nascosta ma di aver evitato di essere “mangiata” dalle telecamere per “scopri che non portano alla verità”. Viola ha poi voluto sollevare il dubbio in quanti augurano a lei ed ai Ciontoli l’ergastolo, sul fatto che ciò che viene detto in tv non corrisponda sempre a verità. “Non vi siete mai chiesti se state quotidianamente accusando una persona innocente? Ed il dubbio che io lo sia, non basta per non scrivere in un gruppo su un social “creato per amore di Marco” continui insulti e minacce?”, ha domandato. La ragazza è poi tornata a parlare del suo ruolo la sera del delitto di Marco Vannini: “L ’unica, vera e reale che intendo dare e che sempre dato, è che quella sera non ho capito cosa stava succedendo perché non sapevo. Mi sono affidata come tutti a chi sembrava avesse in mano la situazione: perché non avrei dovuto farlo? Perché non mi sarei dovuta fidare?”. Rivolgendosi ai genitori di Marco, ha quindi asserito: “Questa tragedia ha coinvolto tutti, ma naturalmente come già fatto, mi inchino al dolore dei genitori e delle persone più vicine a Marco e non posso neanche immaginare quanto non abbia più senso la loro vita”.
Continua a scuotere l’opinione pubblica il caso di Marco Vannini, il bagnino di Cerveteri ucciso il 17 maggio 2015 con un colpo di arma da fuoco. Del caso si occuperà stasera la trasmissione di Rete 4 Quarto Grado nel primo dei due appuntamenti Quarto Grado – I documenti. A far partire il colpo, come da lui ammesso, è stato Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco, Martina. L’uomo, insieme a tutti gli altri componenti della famiglia Ciontoli, è sotto processo per il delitto di Marco Vannini. Chiamata a rispondere di omissione di soccorso anche la fidanzata di Federico Ciontol, Viola Giorgini. Nell’ultima udienza del processo l’autista barelliere del 118, Cristian Cutini Calisti, primo a prestare soccorso a Marco Vannini ha dichiarato che Antonio Ciontoli “si era raccomandato di non dire nulla sul colpo di pistola” e che “si è messo a piangere temendo di perdere il suo lavoro”. E proprio nei confronti di questo testimone è stato pubblicato un post sul gruppo Facebook “GIUSTIZIA E VERITÀ X MARCO VANNINI”: “Il mio primo buongiorno lo voglio dare a Cristian Cutini Calsiti. L’autista dell’ambulanza che per primo ha soccorso Marco. Sicuramente lo hai rincuorato, sicuramente lo hai rassicurato che era tra amici che lo stavano aiutando. Grazie Cristian perché hai assistito per primo il nostro adorato Marco. Grazie perché con la tua testimonianza VERA e FEDELE ci hai messo la FACCIA, la COSCIENZA e il CUORE!!!!!! Noi tutti 35.000 siamo Marco con la Grande Famiglia”. Altri testimoni saranno chiamati nelle prossime udienze del processo per il delitto di Marco Vannini, udienze in programma il 13 e 26 ottobre prossimi.
Lo scorso lunedì 18 luglio, si è svolta in Corte d’Assise a Roma la seconda udienza del processo sull’omicidio di Marco Vannini, il bagnino 20enne di Cerveteri ucciso con un colpo di pistola esploso dal padre della fidanzata. Il fatto risale al 17 maggio dello scorso anno, quando Marco si trovava nella villetta di Ladispoli della fidanzata Martina Ciontoli, insieme alla sua famiglia ed a Viola Giorgini, fidanzata del fratello Federico. L’intera famiglia Ciontoli è ora indagata per omicidio volontario con dolo eventuale mentre Viola dovrà rispondere della sola accusa di omissione di soccorso. Come riporta il quotidiano Il Messaggero, dalla seconda udienza sarebbe emerso un aspetto importante che potrebbe ora contribuire ad aggravare sempre di più la posizione di Antonio Ciontoli, padre della fidanzata di Marco Vannini e colui che avrebbe confessato di aver sparato al ragazzo, per un “incidente”, salvo poi mutare la sua versione asserendo di essersi trattato di uno “scherzo”. Lo stesso Ciontoli era l’unico presente lo scorso lunedì in aula. Rosario alla mano, prendeva appunti mentre i primi testimoni dell’accusa rivelavano particolari shock sulla notte in cui Marco Vannini perse la vita in modo tragico. “Non dite a nessuno quello che è accaduto”: è quanto avrebbe rivelato l’autista barelliere del 118, Cristian Cutini Calisti, intervenuto per primo nella villetta di Ladispoli la sera del 15 maggio 2015, in merito alle parole pronunciate da Antonio Ciontoli dopo l’arrivo in ospedale. “Ciontoli ha tirato fuori il portafogli, ha mostrato un tesserino presentandosi come carabiniere. Il nostro medico e l’infermiera si erano arrabbiati perché lui si era raccomandato di non dire nulla sul colpo di pistola. Poi si è messo a piangere temendo di perdere il suo lavoro”, ha raccontato il testimone, ricordando i momenti tragici che hanno fatto seguito al ferimento mortale a scapito di Marco Vannini. Fino all’ultimo, dunque, il padre della fidanzata della vittima tentò di nascondere quanto era accaduto poche ore prima. Pur consapevole di aver esploso un colpo di arma da fuoco nei confronti del povero Marco Vannini, Ciontoli, militare della Marina, non disse subito ai soccorritori ciò che aveva commesso. “Arrivato in ospedale, Marco chiedeva aiuto. Il nostro intervento non è partito in codice rosso perché i Ciontoli ci hanno riferito di un attacco di panico del ragazzo provocato dal ferimento di un pettine a punta”, ha riferito in aula l’autista del 118. Nel corso delle due prossime udienze fissate al 13 e dal 26 ottobre, proseguirà il processo con le dichiarazioni di altri testimoni che continueranno a far luce sulla tragica sera di maggio dello scorso anno, quando Marco Vannini perse la vita. Il caso del 20enne ucciso sarà affrontato nel corso della prima puntata di Quarto Grado – I Documenti, in onda nella prima serata di oggi su Rete 4, durante la quale saranno ripercorse le fasi cruciali del drammatico delitto.