Potrebbe esserci presto un nuovo colpo di scena nell’ambito del giallo su Roberta Ragusa, dopo la sentenza – in parte contestata – a carico di Antonio Logli. Il marito della vittima, condannato in primo grado a 20 anni di reclusione per l’omicidio e la distruzione di cadavere della mamma di Gello, potrebbe continuare a restare a piede libero fino alla sentenza della Corte di Cassazione. E’ questa l’ultima indiscrezione rivelata nei giorni scorsi dal giornalista del Corriere della Sera, Fabrizio Peronaci, in post pubblicato sul suo gruppo Facebook dedicato al “Giornalismo Investigativo”. A detta del giornalista, i giudici del Tribunale di Firenze che si esprimeranno forse già in settimana, respingeranno il ricorso presentato dalla procura di Pisa contro l’obbligo di dimora stabilito dal giudice Elsa Iadaresta a carico di Logli. Nello specifico, la procura chiedeva l’arresto immediato dell’uomo e presunto assassino di Roberta Ragusa, ma a quanto pare la richiesta non sarà accettata. “Ambasciator non porta pena: sto semplicemente riportando dei rumors più che fondati provenienti dai palazzi di giustizia fiorentini e pisani”, ha commentato Peronaci, secondo il quale gli avvocati sarebbero certi dell’esito in loro favore. Questa decisione, se confermata, getterà nuove polemiche sul caso, dopo la sentenza dello scorso 21 dicembre a carico di Antonio Logli.
Dopo la condanna a 20 anni di reclusione a carico di Antonio Logli, al termine del processo di primo grado sull’omicidio della moglie Roberta Ragusa, il pensiero inevitabilmente va anche ai figli della vittima. Un pensiero ricorrente messo in luce non solo dalla famiglia Ragusa ma anche dall’avvocato Nicodemo gentile, costituitosi parte civile nel processo a carico di Logli. Il legale che rappresenta l’associazione Penelope che assiste le famiglie delle persone scomparse, dopo la condanna a Logli ha commentato sulle pagine del settimanale Giallo: “Il nostro obiettivo primario era la condanna dell’assassino di Roberta”. Ora però, in attesa della decisione del Tribunale del Riesame, l’augurio dell’avvocato Gentile è che possano essere applicate il prima possibile “le misure ad Antonio Logli che disciplinano i rapporti con i due figli”. A detta del legale, appare assurdo che un padre, nonché un uomo che secondo un giudice è stato ritenuto l’assassino della moglie, possa convivere nella medesima abitazione con i figli della donna che lui stesso avrebbe ucciso.
Il caso di Roberta Ragusa non si è concluso con la sentenza di primo grado che ha condannato il marito Antonio Logli a 20 anni di reclusione. Il giudice, in realtà, ha deciso per lui il solo obbligo di dimora e questo ha scatenato molte polemiche sia dentro che fuori la famiglia della povera vittima. Intanto, la procura si è schierata contro la decisione del giudice ed ha presentato un ricorso al Tribunale del Riesame di Firenze chiedendo la misura cautelare in carcere a carico di colui che, secondo il gup Elsa Iadaresta è il responsabile del delitto e della distruzione di cadavere di Roberta Ragusa. Non solo: per la procura esisterebbe il rischio concreto che Antonio Logli, una volta condannato possa reiterare il reato e tentare la fuga per sottrarsi agli altri due gradi di giudizio. A presentare ricorso contro l’obbligo di dimora è stata però anche la difesa dello stesso Logli, decisione questa che ha lasciato interdetta la famiglia di Roberta Ragusa. Secondo quanto anticipato dal settimanale Giallo, è probabile i due ricorsi possano essere ora accorpati in un unico procedimento e trattati dai Riesame di Firenze già nella prima metà del mese in corso, quando cioè sarà sicuramente fissata la prima udienza.
Con la condanna a carico di Antonio Logli a 20 anni di reclusione, non è calato il sipario attorno al caso di Roberta Ragusa, la donna misteriosamente scomparsa dalla sua abitazione di Gello di San Giuliano Terme nella notte a cavallo tra il 13 ed il 14 gennaio 2012. Cinque anni di silenzi e misteri, ma soprattutto dubbi, quelli coltivati dalla famiglia della giovane mamma pisana che non si arrende, anche di fronte alla condanna a carico del marito. Una condanna che ad oggi ha raccolto non poche critiche, soprattutto da parte degli stessi familiari di Roberta Ragusa. Il settimanale Giallo, nell’ultimo numero ha voluto dare spazio alle testimonianze di Maria Ragusa, cugina di Roberta, la quale ha commentato con parole durissime la decisione del giudice Elsa Iadaresta, giunta lo scorso 21 dicembre al termine di un processo lampo a carico di Logli. “Roberta è morta ammazzata e non mi sembra giusto che la persona che è stata condannata per il suo omicidio sia libera anziché in carcere a scontare la pena stabilita da una sentenza, seppur di primo grado”, ha commentato la cugina della vittima. La speranza della donna è che il tribunale del Riesame possa accogliere positivamente il ricorso avanzato alla fine del mese scorso dalla procura contro la decisione del solo obbligo di dimora a carico di Antonio Logli, da parte del giudice che lo ha condannato. “Roberta non c’è più e lui è tranquillamente fuori”, ha aggiunto la cugina Maria. E mentre da una parte i familiari e la procura continuano a lottare affinché il presunto assassino di Roberta Ragusa possa pagare per quanto commesso, dall’altra proprio la difesa di Antonio Logli formata dagli avvocati Roberto Cavani e Saverio Sergiampietri avrebbe presentato anch’essa un ricorso al Riesame contro l’obbligo di dimora imposto al proprio assistito. Una richiesta, quella di Antonio Logli, che rappresenta un ulteriore duro colpo per la famiglia di Roberta Ragusa. “E’ assurdo che ora Logli chieda addirittura che venga revocato l’obbligo di dimora. Ma scherziamo?”, è stata la prima reazione a caldo da parte della cugina della vittima, ribadendo la grande sofferenza di tutta la sua famiglia nel sapere che chi è stato giudicato colpevole per l’omicidio della loro cara sia ancora in libertà. “E’ una circostanza molto strana”, ha chiosato la familiare di Roberta Ragusa, definendosi non serena all’idea di sapere Antonio Logli in libertà. “Ritengo che chi si è macchiato di un simile delitto debba essere arrestato”, ha aggiunto la donna al settimanale diretto da Andrea Biavardi.