Caro ragazzo,
Ho saputo di te e della tua vicenda attraverso un lancio d’agenzia. Non so neanche il tuo nome, so solo che i tuoi genitori esasperati dai tuoi comportamenti – tra cui mi sembra di aver capito ci sono state minacce, appostamenti, se non addirittura distruzione di oggetti e percosse – si sono rivolti alla polizia in cerca di aiuto. Sei stato denunciato da loro per stalking in quanto la tua costante richiesta di denaro, per di più con modi assolutamente inopportuni, non poteva più continuare.
Sai, ci si rivolge al diritto proprio in questi casi, quando da soli non ce la facciamo più a risolvere le situazioni e allora mettiamo di mezzo gli avvocati. Tuo padre e tua madre, questa volta stranamente uniti fra loro, hanno deciso di fare così. Forse non avevano altri cui chiedere aiuto.
Sono andato a vedere se qualcuno aveva raccolto la notizia che ti riguardava e ho trovato un giornale delle tue parti – stai in Trentino – in cui veniva riportata la storia con un titolo che ho trovato riduttivo: “perseguita papà e mamma per avere la paghetta”. Sotto c’erano già dei commenti dei lettori e puoi immaginare cosa ho trovato. Io non mi unisco a loro, nel senso che non credo che prenderti a calci dove tu sai sia davvero la soluzione. Non sono neanche convinto che tu sia solo un ragazzo viziato e non escludo che tu i calci in quel posto li abbia davvero presi.
Ho letto quel po’ di pubblico che c’è della tua storia e mi permetto di rivolgermi a te direttamente. Non sono così ingenuo, sai, da pensare che basti sentirsi dire certe cose per cambiare, tuttavia sono profondamente convinto che le parole hanno un peso e hanno degli effetti. Certe cose una volta dette non si può far finta di non averle sentite.
La prima questione di cui volevo parlarti riguarda i soldi. Anch’io la penso come la pensi tu, è meglio averli piuttosto che no. È bello andare in giro con qualche banconota nel portafoglio e se si desidera qualcosa fa piacere poterselo permettere. Non ti contrasto su questo. Solo che i soldi si guadagnano, non si estorcono con la forza. Hai sedici anni e qualunque sia stata la tua storia scolastica ora hai la facoltà di lavorare. Prima che un dovere, è un diritto quello che ti è finalmente riconosciuto. Il lavoro non è una condanna e neanche una faccenda da sfigati, è ciò che ti permette di guadagnare i soldi che ti servono per comprare le cose che desideri ma è anche qualcosa di più.
Il lavoro rappresenta l’occasione perché mettendo le tue mani nella realtà tu la possa trasformare e possa trovare soddisfazione in questo lavoro di trasformazione. Non mi dilungo a spiegartelo, sarebbe inutile: la soddisfazione va sperimentata in prima persona.
La seconda cosa che volevo dirti riguarda il saper chiedere. Quando desideriamo qualcosa da un altro dobbiamo chiederglielo, non pretenderlo. Non è difficile distinguere la domanda dalla pretesa: la prima fa venir voglia di rispondere di sì, la seconda di no.
Una domanda ben fatta, cui viene voglia di acconsentire, è quella formulata a tempo opportuno, con buone maniere, con ragioni adeguate, ed è quella capace di ricevere anche un no senza scatenare ritorsioni. Forse c’è già una ragazza che ritieni speciale e che si distingue fra tutte le altre. A lei dovrai domandare. Prova a renderti prezioso ai suoi occhi e falla stare bene con te. Non si impone il bene, né lo si estorce, lo si conquista. Non si pretende l’inizio di una storia d’amore, lo si chiede consci che l’altro potrà anche dirci di no. Perché l’amore è un paso doble, come si vede nei film di street dance che forse entusiasmano anche te.
Non so cosa abbia portato alla situazione in cui ti trovi, certamente è storia vecchia. C’entrerà con la separazione dei tuoi genitori, con il modo in cui si saranno comportati con te e in cui sei stato trattato, con le mosse che tu avrai adottato scambiandole per soluzioni quando soluzioni non erano. Questa storia vecchia è stata scritta a più mani, due sono certamente le tue e di questo dovrai rendere conto. Agli uomini, seppur giovani, accade così, devono rendere conto delle loro azioni.
Sappi però che c’è una lunga storia che è ancora tutta da scrivere. Tu sei il protagonista, ma il copione, grazie a Dio, non è ancora scritto. Ci sarà dell’imponderabile che dovrai accettare, ma starà anche a te scegliere le battute, le entrate in scena, le uscite sulle quinte, le pause e i toni da tenere.
Adesso non leggere troppo i commenti scandalizzati sui giornali. E non entrare neanche nella parte che qualcuno potrebbe cucirti addosso. Pensa alla storia del copione, non farlo scrivere a un altro per te. Non sei un problema da risolvere, né un disgraziato da rieducare, sei un giovane che deve ancora trovare la sua strada, che ha bisogno di orientarsi per stare bene al mondo e far star bene chi al mondo è con lui. Se lo vorrai, io so che ce la potrai fare. Solo se lo vorrai, però. E poi, quando starai bene, faccelo sapere. Saremo contenti di sentirti.