“Un vero signore”. Piero Angela riflette qualche secondo e si confida con Repubblica parlando del suo amico Folco Quilici. “Sì, non potrei che definirlo così. Folco Quilici è stato un maestro oltre che un pioniere, aveva uno stile unico nel raccontare e nel documentare”. Angela, come lo ricorda? “Ci siamo incontrati tanti anni fa, ha partecipato alla prima serie di Quark nell’81. Mi dispiace solo di non averlo frequentato molto fuori dal lavoro, eravamo tutti e due sempre presi dalle nostre cose”. Il documentarista classe 1930 è morto nella mattinata di ieri nell’ospedale di Orvieto, a causa di una polmonite. La conferma è arrivata dall’AdnKrons tramite il figlio Brando e la moglie Anna. I funerali si terranno a Roma questo mercoledì. “Scompare con Folco Quilici una figura di intellettuale moderno che ha saputo dare alle immagini il senso profondo della narrazione del nostro pianeta” il ricordo del capo dello Stato, Sergio Mattarella. “La duplice dimensione che ha saputo offrire nelle sue opere, con una asciutta e ricca documentazione di sapore antropologico e con quella legata, invece, alla vita degli animali, ci ha proposto letture dei territori, a partire da quello marino, di una originalità insuperata, aprendoci a mondi e civiltà sino ad allora solo fantasticate dal grande pubblico”, ha aggiunto Mattarella. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
Grandissimo documentarista
Si è spento Folco Quilici che tra le altre cose era un grandissimo documentarista. Molto spesso le sue opere sono state dedicate al rapporto tra l’uomo e il mare. La prima regia arriva negli anni cinquanta quando dirige Sesto continente, L’ultimo paradiso e Dagli Appennini alle Ande. Negli anni sessanta inizia una collaborazione con la Esso che gli permette di realizzare diversi documentari dell’Italia filmata da un elicottero dal titolo ”L’Italia vista dal cielo”, una cosa davvero molto inusuale e innovativa per l’epoca. Sono tanti i successi con una pausa dal 1975, anno di uscita di Fratello mare, e il 1990, quando dirige il suo ultimo film Cacciatori di navi. Folco Quilici è stato molto amato dai puristi del cinema, quelli che apprezzano lo sguardo oggettivo e mai invadente in tante realtà e soprattutto, come già detto, nel mondo del mare. Pezzi di rara bravura che l’hanno portato a lavorare moltissimo anche in televisione in trasmissioni note come Geo. (agg. di Matteo Fantozzi)
Tra le cento firme più influenti al mondo
Ricordiamo che Folco Quilici, scomparso purtroppo nella giornata odierna, nel 2006, è stato inserito dalla rivista Forbes tra le cento firme più influenti del mondo grazie ai suoi film e ai suoi libri sull’ambiente e le culture. Altri i riconoscimenti prestigiosi ricevuti come quello del 2008 quando gli è stato consegnato il Premio “La Navicella d’Oro”, conferitogli dalla Società Geografica Italiana. Ricordiamo inoltre, che tra le sue tante attività svolte e ricoperte, dal febbraio 2003 al giugno 2006 è stato Presidente dell’ICRAM, Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare, e ha diretto i “Quaderni scientifici” dell’Istituto. Scompare quindi un documentarista e scrittore italiano dal grandissimo valore riconosciuto in tutto il mondo, i suoi libri sono un tesoro importantissimo che ci lascia in eredità. (Aggiornamento di Anna Montesano)
La rivalità con Gualtiero Jacopetti
La scomparsa di Folco Quilici lascia un grande vuoto nel mondo della cultura italiana e internazionale. Da documentarista, questo eccezionale divulgatore, è riuscito a portare nel soggiorno di casa di milioni di persone realtà – naturali e sociali – di cui altrimenti non avrebbero mai potuto conoscere. Ma come in tutti i campi, anche in quello dei documentari era nata una rivalità, un dualismo. Per Folco Quilici “l’avversario” era Gualtiero Jacopetti, autore di «Mondo cane», di cui Quilici non condivideva certe esasperazioni e il gusto per il macabro. A raccontare un aneddoto molto divertente, che rimarca la personalità solare e autoironica di Qulici è stato Aldo Cazzulo su Il Corriere della Sera, ricordando la volta in cui a cena Dar Moschino, un’osteria anni 50 alla Garbatella, il cameriere disse: «Io la conosco! Lei è Jacopetti!». Ovviamente l’aveva confuso per l’altro documentarista: «Nooo!» gridò Folco, prima di scoppiare a ridere…(agg. di Dario D’Angelo)
IL RICORDO DEL SINDACO DI FICULLE
E’ morto nella giornata odierna Folco Quilici, grande documentarista, scrittore, amante del mare e degli oceani. Aveva 87 anni, ed è spirato all’ospedale di Orvieto, in Toscana. Folco abitava non lontano dalla clinica, precisamente a Ficulle, un comune sconosciuto ai più con sede nell’orvietano, che vanta solamente 1.600 abitanti. Lo scrittore possedeva un casale nelle campagne da più di 40 anni, ed è sempre stato molto presente nella vita del piccolo paesino in cui risiedeva. Il sindaco di Ficulle, intervistato in queste ore dall’agenzia di stampa italiana, Ansa, l’ha infatti ricordato così: «E’ sempre stato molto partecipe alla vita della comunità – le parole con la voce commossa del primo cittadino, Gian Luigi Maravalle – con la quale ha condiviso nel tempo, anche in incontri pubblici, il suo sapere e la sua ironia. Era una persona di grande cultura, fascino ed esperienza, rappresentava una ricchezza per tutti». Il sindaco, che è stato uno dei primi a recarsi in ospedale per portare le condoglianze alla famiglia, ha poi aggiunto e chiosato: «Era una persona per bene, meravigliosa, molto ben voluta da tutto il paese». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LE ULTIME PAROLE AL FIGLIO
Se n’è andato questa mattina Folco Quilici, all’età di 87 anni. Il grande documentarista è morto all’ospedale di Orvieto, più vicino a casa di quanto una vita trascorsa in giro per il mondo avrebbe potuto suggerire. Nato a Ferrara, figlio del giornalista Nello Quilici e della pittrice Emma Buzzacchi, divenne popolare anche oltre i confini nazionali. A lui si devono le prime riprese a colori sottomarine nel film “Sesto Continente”. Ma Quilici non è stato “soltanto” un innovatore: ha scritto, divulgato, è stato riconosciuto da Forbes come uno dei pensatori più influenti del mondo in tema di ambiente e culture. Il mare come elemento preferito, ma Folco Quilici ha esplorato praticamente qualsiasi scenario: dalla Lapponia alla Terra del Fuoco, dall’Africa all’Oceania. Aveva un solo rammarico, quello di non aver fatto in tempo a visitare anche l’Irlanda. Prima di morire, al figlio Brando – studioso dell’antico Egitto – come scrive Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, ha sussurrato queste parole:” Bisogna fare una grande battaglia per salvare le balene“.
FOLCO QUILICI, “HO VIAGGIATO PER DIMENTICARE IL MIO INCONSCIO”
A ricordare la figura di Folco Quilici è stato anche il ministro Dario Franceschini, peraltro ferrarese come il documentarista:”Se ne va una delle figure più importanti del giornalismo, del documentarismo e della cultura italiana. Un pioniere in tutti i progetti che ha avviato, sempre anni avanti rispetto agli altri, un italiano innamorato del proprio paese e un ferrarese innamorato della propria terra in cui era l’erede della grande tradizione giornalistica del padre Nello. Ci mancherà, ma i suoi lavori resteranno per sempre come guida e insegnamento per le giovani generazioni“. In un’interivsta rilasciata a Repubblica, Quilici descrisse in maniera per certi versi poetica e malinconia la sua attività da documentarista:”Tutta la vita ho viaggiato per dimenticare il mio inconscio. Certo, non è la stessa cosa immergersi in una vasca da bagno e in un mare infestato dagli squali. Se l’ho fatto è stato esclusivamente per dare un’emozione a chi quelle cose le ha sempre sognate senza averle mai viste. Parlo degli anni Cinquanta e Sessanta. Oggi ci interessa meno il meraviglioso, l’inedito, l’irraggiungibile. Pretendiamo però di salvare il pianeta. Comodamente seduti in poltrona!“.