Si scaglia ancora contro i giornalisti Luigi Di Maio, l’esponente del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Camera. Dopo le polemiche sulla sua posizione sul caso dell’outlet di Serravalle Scrivia aperto il giorno di Pasqua, Di Maio ha infatti pubblicato oggi questo tweet: “Cari giornalisti e direttori che mi criticate su liberalizzazioni, prima di fare i liberali restituite i fondi pubblici dei vostri giornali” (clicca qui per leggere i commenti). Il centro commerciale in provincia di Alessandria è rimasto aperto anche in queste ultime festività e lo sciopero dei lavoratori indetto da Cgil, Cisl e Uil è stato un flop visto che solo 4 negozi su 250, come riporta l’agenzia di stampa Ansa, hanno chiuso le porte ai tanti clienti in fila per fare acquisti. Luigi Di Maio si era dichiarato contrario all’apertura dell’outlet a Pasqua sostenendo che siano “dannose” per le famiglie e “inutili” per gli incassi. Proprio ieri, giorno di Pasquetta, Di Maio ha pubblicato un post su Facebook in cui ha sottolineato che la “concorrenza al ribasso” tra piccole botteghe e grandi centri commerciali “ha ottenuto come unico risultato lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti, lontani dalla famiglia 7 giorni su 7”. Inoltre, secondo il grillino “l’effetto sugli incassi è stato praticamente nullo, si sono spalmati gli stessi introiti su 7 giorni”. Clicca qui per leggere il post su Facebook.
La posizione di Luigi Di Maio sull’apertura degli esercizi commerciali nei giorni di festa ha ricevuto vari commenti tanto che il vicepresidente della Camera ha sentito il bisogno di replicare via Twitter. Sul finanziamento pubblico ai giornali sono state però introdotte alcune novità da pochi giorni. Lo scorso 24 marzo infatti il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo con nuove regole per la distribuzione dei contributi diretti del governo all’editoria. Le categorie di imprese editoriali che possono chiedere il finanziamento pubblico sono: Cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici; Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro, limitatamente ad un periodo transitorio di cinque anni dall’entrata in vigore della legge di delega; Enti senza fini di lucro ovvero imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti; Imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche; Imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per non vedenti e ipovedenti; Associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal Codice del consumo; Imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero. Sono invece escluse altre categorie: le imprese editoriali quotate in Borsa, le imprese editrici di organi d’informazione dei partiti, dei movimenti politici e sindacali e le pubblicazioni specialistiche. Clicca qui per leggere tutto.