La notizia è di quelle che sembrano giustificare appieno la legge Fiano sulla repressione della propaganda fascista. Il movimento di Forza Nuova ha pensato bene di organizzare una manifestazione celebrativa della Marcia su Roma per il prossimo 28 ottobre. Secca la risposta del ministro Marco Minniti, uno dei pochi “hombres vertical” della politica italiana: la manifestazione non sarà autorizzata. Roberto Fiore, leader del partito, ha replicato che la manifestazione si farà lo stesso, assumendosi quindi ogni conseguenza in merito. L’Anpi, da parte sua, ha annunciato una contromanifestazione. Insomma, ci sono tutti gli elementi per quelli che, secondo una maledizione cinese, sono “tempi interessanti”. Un principio di guerra civile? Sta allo Stato, alle sue leggi e ai suoi uomini il compito di far rispettare una pace che è, secondo la formula agostiniana, “la tranquillità dell’ordine”. E qui vedremo se il governo Gentiloni riuscirà a far di meglio del governo Facta, pur in una situazione enormemente meno complessa di quella del 1922.
Proprio da queste pagine, appena una settimana fa, avevo criticato la legge Fiano e il “fascismo degli antifascisti”. Fiore ci ricorda, e di ciò lo ringraziamo, che esiste anche il fascismo dei fascisti, minoritario e trascurabile ma che tenta di acquistare visibilità in due modi: 1) richiamarsi a un evento storico di cui ben pochi ormai in Italia hanno scienza e coscienza, specie tra i giovani e 2) definire tale iniziativa come “la marcia dei patrioti”. Il tentativo di Forza Nuova è quello di attirare forme di protesta basiche in cui si accumula un po’ di tutto: l’ostilità agli immigrati, ai gay, alla sinistra, all’Europa e a tante altre cose che possono non piacere.
Va ricordato agli italiani, specie ai più giovani, che la marcia su Roma del 28 ottobre 1922 fu una grande manifestazione non autorizzata dove decine di migliaia di camicie nere, capeggiate dai quadrumviri Mussolini, Bianchi, Balbo e De Vecchi chiesero al re Vittorio Emanuele il governo per una via extraparlamentare. E così fu, con i risultati che si videro. Quella è tuttora una giornata vergognosa per la storia d’Italia, dove alla protervia fascista si sommano le responsabilità della debolezza dei liberali e della violenza massimalista dei socialisti. Con la Marcia su Roma si chiuse una guerra civile, iniziata nel 1919 e che causò 3.500 morti: 500 i fascisti uccisi, 3mila quelli assassinati dai fascisti. Il 28 ottobre è il giorno della sconfitta del metodo democratico e la vittoria della violenza come levatrice della storia. I fascisti non hanno tutte le responsabilità storiche di questo pensiero, giacché Lenin aveva fatto ben di peggio, ma la sconfitta vergognosa della democrazia rimane. Ricordiamolo come un giorno di lutto e sarà un bene per tutti.
Che Forza Nuova si autodefinisca “patriota”, avocando a sé, implicitamente, l’esclusività di questo titolo è cosa che, a un italiano che abbia il senso della propria appartenenza a questa nazione, dovrebbe far ribollire il sangue. Patriota è chi combatte per la salvezza della propria nazione e i partigiani antifascisti lo fecero, pur con tutta una serie di distinguo (che ho raccontato in modo dettagliato in Il paradiso devastato, Ares 2012). Fu patriota chi combatté contro l’occupazione tedesca, ma lo furono anche i militari della Rsi che salvarono i confini orientale e occidentale dagli attacchi francesi e jugoslavi. Non lo furono, invece, i comunisti friulani che volevano l’annessione della regione alla Jugoslavia e che perpetrarono la strage di Porzus. Ciò che è dimenticato dagli italiani è che il più e il meglio della Resistenza, quella che non si macchiò dei crimini dopo il 25 aprile 1945, non era composta da comunisti ma da liberali, monarchici, azionisti, cattolici. In un mio studio ho contato almeno 80 medaglie d’oro al valor militare della Resistenza conferite a credenti cattolici. Ma in Italia chi sa queste cose, dopo l’opera di devastazione compiuta dalle sinistre di questa memoria collettiva, di questo secondo Risorgimento?
Forza Nuova sfrutta, consapevolmente, una diffusissima ignoranza sulla storia patria: un’ignoranza così crassa che se sottoponessimo i cittadini italiani a un esame per accertare la loro ” integrazione”, come avviene per gli stranieri, la maggioranza perderebbe la cittadinanza. Possiamo cioè dire, come cantava Giorgio Gaber in “I barbari” che la vera invasione barbarica è interna. Ma proprio da occasioni come questa è possibile invertire la tendenza. Buon lavoro e buono studio a tutti.