Può la rete portare a distruggere la reputazione di una persona? E’ quanto avvenuto ad Alfredo, giovane 24enne gestore di un bar nella provincia di Parma e che si è trovato all’improvviso catapultato in un vero e proprio incubo. A raccontare la sua storia è stato ieri l’inviato de Le Iene Show, Dino Giarrusso, che ha intervistato il povero malcapitato, vittima di una bufala online che sta pagando a caro prezzo. La foto di Alfredo, nei giorni scorsi è circolata su Facebook con una scritta infamante: decine di migliaia di persone hanno condiviso il suo volto, bollando il ragazzo come “un bastardo pedofilo” che manderebbe a tutti foto di nudo. L’invito è quello di segnalare il suo profilo del quale ovviamente è stato riportato il link. In poche ore il post è stato condiviso da migliaia di persone ed Alfredo è stato invaso da sms, telefonate, chat di Messenger e commenti pieni zeppi di minacce ed insulti provenienti non solo dall’Italia ma anche dall’estero. In un solo week end a condividere il post infamante in cui Alfredo veniva additato come un pedofilo sono state 20 mila persone ma dopo appena 4 giorni le condivisioni sono salite vertiginosamente raggiungendo 200 mila persone convinte che il ragazzo fosse un “pedofilo bastardo”. Da quel momento è partita una vera e propria caccia al mostro avente come unica vittima proprio il giovane Alfredo.
Da quando la sua foto è circolata sul web con la sotto la scritta “pedofilo”, la vita di Alfredo è cambiata. Gli sguardi delle persone sono costantemente posati su di lui, ma a risentirne è stata anche la sua stessa attività. I bambini non vengono più mandati al bari e così anche le madri, mentre le vetrine sono state imbrattate con scritte choc. Anche quando ha deciso di denunciare l’accaduto, il giovane è stato subito riconosciuto come il “pedofilo che sta girando in rete”. A distanza di 10 giorni, di fatto, non è ancora cambiato nulla. Prima di poter giungere alla verità, infatti, la polizia postale deve eseguire una serie di passaggi burocratici che richiedono troppo tempo, mentre la bufala sul web e la relativa diffamazione viaggia alla velocità della luce. Alfredo non sa spiegarsi chi avrebbe potuto fargli così del male, ha avanza delle congetture: “Evidentemente qualcuno che ce l’ha con me voleva farmi un torto, oppure uno scherzo che si è tramutato in tragedia”. Per cercare di risolvere la sua situazione ha deciso di rivolgersi a degli hacker professionisti.
Uno di loro ha spiegato alla iena che nel momento in cui ha chiesto di poter accedere al suo pc, Alfredo glielo avrebbe reso immediatamente e di fatto al suo interno non avrebbe trovato nessun contenuto non solo pedo ma anche pornografico che potesse giustificare la diffusione della bufala online. Come rivelato dall’hacker, purtroppo ad oggi non ci si può difendere. La soluzione è quella di rivolgersi ad agenzie che si occupano di controinformazione virale. Lui, nello specifico, ha contattato un gruppo di 42 hacker per cercare di risalire al primo post effettuato e sicuramente riusciranno a trovarlo perché questa persona non ha usato tutte le tecniche necessarie per rendersi anonimo in rete. Una volta trovato, il responsabile dovrà pagarne penalmente per il gesto infamante compiuto. Clicca qui per vedere il video del servizio.