Ll 17 Febbraio è il giorno in cui si venera San Flaviano di Costantinopoli, vescovo e patriarca, che morì per difendere i principi della sua fede in un periodo di forte frattura fra due fronti religiosi opposti. Il 446, anno in cui divenne patriarca di Costantinopoli, fu un tempo alquanto roseo per l’Impero Romano d’Oriente che viveva la propria religione secondo i principi espressi con chiarezza nel Concilio di Efeso del 431. La duplice natura di Cristo, umana e divina, concetto base del suddetto Concilio, non fu messa in discussione fino all’avvento della dottrina del monofisismo, difesa a gran voce dal monaco bizantino Eutiche. Tale credo non accettava la compresenza di due nature diverse, esaltando l’unica, e sola, natura divina di Cristo. La frattura successiva che si venne a creare non poté non coinvolgere San Flaviano che cercò di battersi duramente per difendere la propria dottrina, ma la portata della crisi religiosa era molto più grande di quanto ci si potesse aspettara, poiché coinvolgeva anche i politici. Da una parte, San Flaviano, appoggiato dal Papa Leone I, e dall’altra i fautori del monofisismo, con Eutiche al vertice che poteva vantare del sostegno dell’imperatore Teodosio II e di altre figure religiose autorevoli. Nel 448 fu necessario un secondo Concilio di Efeso in cui, però, le idee di san Flaviano e i suoi seguaci ebbero la peggio e, dopo essere stato ingiustamente picchiato, il patriarca di Costantinopoli perse la propria carica e fu condannato all’esilio in Lidia dove morì poco tempo dopo. Ma la sua illustre memoria fu presto riabilitata per l’ascensione al trono della sorella di Teodosio II e del senatore Marciano suo marito. Fu deciso che le spoglie di San Flaviano dovessero tornare a Costantinopoli e nel 451, durante il Concilio di Calcedonia, fu bandito per sempre il monofisismo e San Flaviano fu dichiarato santo e martire. Si narra che successivamente la nave che trasportava le sue spoglie verso Ravenna, probabilmente per una tempesta, approdò senza nessuno a bordo sulle rive di Giulianova, allora chiamata Castrum Novum Piceni. Da quel giorno, San Flaviano divenne il patrono di Giulianova e ancora oggi le sue spoglie sono conservate preziosamente nel Duomo.
Giulianova festeggia il suo amato patrono il 24 Novembre, perché in tale data ricorre l’anniversario dell’arrivo delle sue spoglie sulle sue coste. Un giorno di grande festeggiamenti religiosi che, partendo dai sentiti riti liturgici, allietano la giornata della popolazione con attività folkloristiche caratteristiche. Ma San Flaviano è anche patrono di altri paesi italiani, tra cui Conversano, Recanati, Basciano, Barisciano e Torano Nuovo. A Conversano, provincia di Bari, i devoti dedicano più di un giorno alla celebrazione delle solennità religiose in onore del loro patrono, con celebrazioni eucaristiche, processioni e fuochi d’artificio. Il cuore del paese si anima di gente in festa che visita i mercatini artigianali e partecipa ai concerti. A Recanati i festeggiamenti sono più contenuti perché San Flaviano è il patrono della diocesi e non tutti lo sanno. Gli abitanti osannano San Vito che conoscono come unico patrono. A Basciano il 27 Novembre si dedica la giornata al patrono San Flaviano con celebrazioni e culti prevalentemente religiosi. Anche Barisciano e Torano Nuovo celebrano il loro patrono con devozione religiosa e presenza massiccia durante la solenne Messa. Una evento caratteristico che organizzano a Torano Nuovo per la festa patronale è il Palio dei Comuni che coinvolge tantissime municipalità.
Il 17 Febbraio si celebrano anche i Santi Sette Fondatori dell’Ordine dei Servi della Beata Vergine Maria, che furono spinti alla vocazione da una visione celestiale che li consacrò a Dio facendoli diventare Servi di Maria, e altri santi e beati come Beato Antonio Leszczewicz, San Benedetto di Dolia, San Bonoso di Treviri, San Fintan, Beato Luca Belludi, San Finan di Lindisfarne, San Teodoro di Amasea, San Silvino di Therouanne, San Mesrop, San Constabile, Sant’Evermodo di Ratzebur, San Pietro Yu Chong-nyul, Sant’Alessio Falconieri, Beato Federico da Berga e Beata Elisabetta Sanna.