La morte di Ciro Esposito e il processo a Daniele De Santis che ne è seguito, sono i temi principali della puntata di Un Giorno in Pretura in onda questa sera su Rai Tre. I familiari del giovane tifoso del Napoli, ucciso il 3 maggio 2014 non si capacitano ancora del fatto che la pena iniziale per “Gastone” De Santis sia scesa da 26 a 16 anni. Come riportato da Il Mattino, nelle motivazioni della sentenza si parla ripetutamente di “bravata”:”Dei botti – scrivono i magistrati in merito alle alle fasi immediatamente precedenti al dramma – delle bombe carta e dei sassi con i quali sarebbero stati bersagliati i napoletani non si è rinvenuta traccia. Quei botti e quelle bombe sono il frutto della suggestione collettiva, di una ricostruzione ex post”. Esposito – secondo i giudici- “colpì De Santis con un pugno alla testa quando Gastone era già in fuga. Poi i colpi di pistola esplosi in rapida successione”. (agg. di Dario D’Angelo)
DANIELE DE SANTIS E CIRO ESPOSITO: I FATTI
La trasmissione Un giorno in Pretura, in programma nella terza serata di RaiTre di oggi, sabato 25 novembre, riaccende i riflettori sul processo a carico di Daniele De Santis, l’ex ultra romanista accusato di aver ucciso con un colpo di pistola il tifoso napoletano Ciro Esposito. Nella seconda puntata dedicata al caso, la trasmissione di RaiTre si concentrerà sul processo di primo grado e sulla decisione della corte d’assise di Roma, chiamata a decretare quale ruolo avrebbe realmente avuto De Santis in questa triste vicenda. Era il 3 maggio 2014 quando allo stadio Olimpico di Roma era in programma l’attesa finale di Coppa Italia tra il Napoli e la Fiorentina. Mentre le Forze dell’Ordine erano impegnate a mettere a freno numerosi scontri, in via Tor di Quinto, zona poco distante dallo stadio, le tifoserie si avvicinavano per assistere all’incontro. Qualcosa però sarebbe andato storto poiché, in pochi attimi, tafferugli, calci e pugni fecero da contorno all’esplosione di quattro colpi di pistola. Tre tifosi napoletani rimasero feriti e tra questi c’era anche Ciro Esposito, il più grave, trasportato d’urgenza al Policlinico Gemelli e sottoposto ad una delicata operazione nel tentativo di estrarre il proiettile. Il ragazzo rimase per oltre 50 giorni appeso ad un filo, tra la vita e la morte, ma dopo una lunga agonia si spense presso lo stesso ospedale capitolino. Ad esplodere quei colpi di pistola, uno dei quali si rivelò mortale per Ciro Esposito, fu proprio Daniele De Santis, ex ultra giallorosso ma con un curriculum ricco di scontri consumatisi tutti nello stadio.
DANIELE DE SANTIS, LA SUA VERSIONE RACCONTATA AI MAGISTRATI
Fu descritto come una vera e propria guerriglia ciò che accadde poco prima della finale di Coppa Italia di tre anni fa. In quegli scontri violenti perse la vita il 29enne Ciro Esposito, mentre il 48enne De Santis fu arrestato con l’accusa di omicidio volontario. Secondo la versione dell’uomo, sarebbe stato lui vittima di una vera e propria aggressione e per salvarsi avrebbe deciso di premere il grilletto sparando alla cieca ma senza la volontà di uccidere. Alla vigilia del processo di primo grado, Panorama aveva intervistato in esclusiva De Santis. “Penso sempre a quel maledetto giorno”, aveva detto, aggiungendo, “A volte mi domando: se per salvarmi la vita, oltre alle sofferenze fisiche, devo veder soffrire tanto, non era meglio che mi avessero ammazzato?”. Poi aveva descritto i momenti drammatici dell’aggressione: “Sono stato aggredito, ho cominciato a fuggire e ho preso bastonate e le prime coltellate”. “Ero convinto di vivere gli ultimi momenti della mia vita”, aveva aggiunto e, a sua detta, se non avesse premuto quel grilletto sarebbe sicuramente morto. “Comunque l’ho detto ai magistrati, non ho mirato, non volevo uccidere nessuno”, ribadiva nel corso dell’intervista. La sua versione, però, andrebbe a scontrarsi con quella dei tifosi napoletani e la Corte d’Assise ha avuto il compito di giudicare se realmente De Santis avrebbe avuto il ruolo di attaccante o difensore.
DUE CONDANNE: RIDUZIONE DI PENA IN APPELLO
A carico di dell’ex ultra, ad oggi sono già giunte due condanne, l’ultima lo scorso giugno, al termine del processo di secondo grado che ha rappresentato una riduzione della pena rispetto alla sentenza di primo grado. Se, infatti, in precedenza il 48enne era stato condannato a 26 anni di carcere, in Appello la pena gli fu ridotta di 10 anni. Una riduzione importante ed ovviamente contestata dalla famiglia della vittima, giustificata dall’esclusione delle aggravanti dei futili motivi e di recidiva, ma anche dall’assoluzione del reato di rissa. Gli avvocati Angelo e Sergio Pisani, legali della famiglia Esposito, hanno così commentato la decisione dei giudici dell’Appello: “Uno sconto di pena assurdo”. Per il secondo grado era stata chiesta una riduzione della pena a 20 anni, poi di fatto scesi a 16. “Dieci anni di sconto per chi uccide un ragazzo è assurdo”, avevano ribadito i due avvocati, come riporta Il Fatto Quotidiano, aggiungendo, “Comunque ha retto l’impostazione della sentenza di primo grado e abbiamo un minimo di giustizia, anche se l’assassino di Ciro Esposito dovrà scontare solo 16 anni di detenzione”. Soddisfazione, invece, da parte dei legali di De Santis che però continuano a sostenere la tesi della legittima difesa annunciando ricorso in Cassazione.