Ore 22.04. In Toscana, nelle zone intorno al Mugello e alla Garfagnana si avverte una violenta scossa di terremoto. Il sisma, 4.2 della scala Richter, non ha per fortuna generato danni a strutture e soprattutto vittime fra la popolazione. Ma subito la memoria è andata alla tragedia di cinque mesi fa in Abruzzo. Abbiamo chiesto al professor Ignazio Guerra, docente di Fisica terreste all’Università della Calabria, di spiegarci l’entità di questo sisma
Professor Guerra che tipo di scossa sismica è avvenuto in Toscana?
Questo terremoto non rappresenta alcuna novità. La Garfagnana, il Mugello, dal quale si è generato, sono zone caratterizzate da discreta attività sismica. Quando ero studente a Roma ricordo che ci interessammo molto alle analisi di un forte terremoto che si scatenò in quella regione della Toscana intorno agli anni ’20. Negli anni ’70/’80 l’intera zona fu sede di numerose esercitazioni operate dalla protezione civile. D’altra parte la Toscana non conosce una grande tradizione di scuole di geofisica di tipo sismologico sperimentale, fatta eccezione per un gruppo molto brillante di Siena, composto da ricercatori di fama internazionale come Enzo Mantovani o Dario Albarello. Chi sta gestendo una rete sismica interessante che copre tutta l’Italia nord occidentale è invece l’università di Genova con il lavoro indefesso dello stimatissimo professor Claudio Eva.
Quindi la Toscana è una zona tendenzialmente tranquilla dal punto di vista geofisico?
Relativamente non si può definire una zona particolarmente sismica. Dobbiamo tenere conto del fatto che il più forte terremoto di Italia è avvenuto nel 1693 nella piana di Catania, la più forte sequenza, con 5 terremoti di intensità superiore al nono grado, avvenne invece nel 1783 e durò per due mesi in Calabria, causando 35.000 morti su 200.000 abitanti, per non parlare del celeberrimo terremoto del 1908 a Messina. Questo significa che quando intendiamo una zona fisica con particolare intensità sul nostro territorio non andiamo certo a vedere la Toscana. Terremoti con l’ordine di due o tremila morti nel resto d’Italia non ce ne sono quasi mai stati, a parte in Friuli con circa mille morti nelle scosse del 1976. C’è dunque in Toscana una discreta sismicità, ma certamente non al livello di quella che interessa il resto della catena appenninica in particolare nel settore meridionale.
Dopo una scossa del 4,2 della scala Richter c’è da temere qualche “colpo” di assestamento?
Ovviamente non posso fare l’indovino. Con i terremoti è sempre tutto possibile e non dobbiamo dire che se una situazione è più o meno sotto controllo, perché in realtà non possiamo proprio controllare niente. Quello che è positivo con un terremoto di magnitudo 4,2 è l’assenza di danni. Anni fa a Cosenza si verificò un terremoto dello stesso livello che causò diverse decine di miliardi di danni e un paio di morti d’infarto. C’è di buono quindi che, un po’ forse perché costruiscono meglio, in questo caso non si siano segnalate né vittime né guasti alle strutture abitative. Non c’è da meravigliarsi infatti se un terremoto di magnitudo 4,2 comincia a lesionare qualche intonaco. Quindi l’importante è che sia andata bene, che non sia successo niente. C’è anche da dire che molto significa la profondità della scossa per quanto riguarda l’entità dei danni.
È possibile pensare che ci sia un collegamento fra questo terremoto e quello avvenuto lo scorso 6 aprile in Abruzzo?
Anche qui indovinare è un po’ un terno all’otto. Se io distorco un bastone o una trave che regge qualcosa, nel tempo, lo sforzo si può propagare. Uscendo dall’esempio è difficile stabilire se questo sia già avvenuto fino alla Toscana. D’altra parte nei giorni scorsi ci sono state delle scosse nel reatino, al confine tra Rieti e Abruzzo. Ci sarebbe quindi più motivo di sospettare un collegamento con questa attività che non con quella della Garfagnana.