Non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima. La pena di morte, vergogna per un paese che si dichiara culla della democrazia come gli Stati Uniti, è già una procedura barbara di cui fanno uso i paesi governati da regimi religiosi fondamentalisti o da dittature. Ma è tutt’ora valida in diversi stati dei democratici Stati Uniti. Dopo l’abbandono della sedia elettrica, si è pensato che una iniezione letale fosse il modo più indolore per mandare all’altro mondo i condannati a morte, ma spesso non è così. Doyle Lee Hamm, 61 anni, rinchiuso dal 1987 in un carcere dello stato dell’Alabama per l’omicidio di un dipendente di un motel, soffre da tempo di tumore ed epatite. Il suo corpo e di conseguenza le sue vene sono in condizioni devastate. Nonostante questo la Corte suprema venerdì scorso ha dato l’ok all’esecuzione, mostrando nessun rispetto per un uomo malato già condannato a morte dalle sue condizioni.
Immobilizzato sul lettino, il personale medico ha tentato inutilmente per quasi un’ora di trovare una vena in cui infilare gli aghi per il veleno da iniettare, ma è stato impossibile, Lo hanno “bucato” in ogni punto possibile, dalle braccia alle gambe, senza riuscire nell’intento. A un certo punto lo hanno anche rivoltato a pancia in giù per cercare una vena utilizzabile, ma anche così non c’è stato nulla da fare. Obbligati a continuare hanno anche cercato di infilare gli aghi nell’inguine, solo provocando ancora più tormenti fisici all’uomo. A quel punto dil direttore del carcere, davanti all’abominio a cui stava assistendo, ha dato ordine di sospendere l’esecuzione. L’uomo, oltre all’ovvio stato di shock, si trova adesso ricoverato in gravi condizioni. Nel 2016 accadde un fatto analogo in una prigione della Georgia: ci volle più di un’ora prima che il personale medico riuscisse a trovare la vena per un condannato di 72 anni, fino a che furono costretti a usare l’inguine. In Alabama il condannato se vuole può chiedere di essere ucciso con la sedia elettrica.