Rischiava di andare in sposa a soli 10 anni una bambina vittima del volere del padre che, attraverso un matrimonio combinato voleva farla unire ad un 22enne in Bangladesh. Ad evitare l’ennesimo orrore è stata la madre della piccola che in segno di ribellione ha agito strappando il passaporto della figlia salvandola così da quelle nozze. Dopo la diffusione della notizia non sono mancate, naturalmente, le reazioni dal mondo politico, soprattutto da parte del centrodestra. Ad esprimersi è stato ad esempio Paolo Grimoldi, deputato della Lega e Segretario della Lega Lombarda che, come riporta AffarItaliani ha commentato: “La storia che arriva da Milano ci conferma che integrare un certo Islam è impossibile, perché’ i loro valori e il loro credo non sono compatibili con il nostro modo di vivere e con le nostre leggi, dato che da noi non esistono matrimoni combinati, non esiste che una bambina venga segregata in casa e non vada a scuola e toccare una bimba di 10 anni è un ripugnante reato, la pedofilia”. A sua detta, questa storia sarebbe giunta nel silenzio della sinistra e da una Milano definita dal sindaco Sala “accogliente”. Per Grimoldi però “questa vicenda dimostra che accogliere non coincide con integrare”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
MARITO DELLA DONNA LE TENEVA SEGREGATE IN CASA
Continua a far discutere la vicenda della bambina di 10 che stava per andare in sposa, per volere del padre, ad un uomo in Bangladesh residente a Milano, seguendo la tristemente nota pratica dei matrimoni combinati: il coraggio della madre che ha strappato il passaporto della figlia per ritardare il rientro in patria e poi denunciare l’accaduto alle autorità competenti ha fatto venire a galla una vicenda familiare di terrore e maltrattamenti, nella quale la libertà delle due era fortemente limitata dal classico padre-padrone. Quest’ultimo, tuttavia, sentito dagli inquirenti avrebbe negato ogni addebito (come pure di aver aggredito la moglie con un coltello) ma la sua versione contrasta non solo con quella della 41enne consorte ma pure della bambina che è stata ascoltata in una audizione protetta e ha confermato al giudice di aver sentito i genitori litigare proprio per via della storia delle nozze: non solo, oltre a tenerle segregate in casa, pare che alla piccola l’uomo negasse anche il permesso di andare a scuola e e di poter leggere solamente il Corano. Al momento, pare comunque che madre e figlia siano al sicuro da lui dato che si trovano in una casa di accoglienza e godono anche del supporto degli assistenti sociali (agg. di R. G. Flore)
LEGA, “ISLAM CONTRO NOSTRA CULTURA”
Non lascia indifferenti la storia della “sposa bambina” che solo grazie al coraggio e l’affetto della madre le è stato evitato l’orrore di un matrimonio combinato a soli 10 anni (e con un 22enne come marito). Fortissima la polemica, come avvenuto di recente anche per il caso di Sana Cheema (ragazza pakistana sequestrata e fatta abortire dalla famiglia in Asia per essere incinta di una ragazzo che non piaceva ai genitori), anche sul fronte politico: l’onorevole Paolo Grimaldi, deputato della Lega e segretario della Lega Lombarda, ha spiegato «A Milano una bimba di 10 anni viveva segregata in casa, non frequentava la scuola ma studiava a casa il Corano e stava per essere portata in Bangladesh per un matrimonio combinato con un 22enne. La storia che arriva da Milano ci conferma che integrare un certo Islam e` impossibile, perché i loro valori e il loro credo non sono compatibili con il nostro modo di vivere e con le nostre leggi, dato che da noi non esistono matrimoni combinati, non esiste che una bambina venga segregata in casa e non vada a scuola e toccare una bimba di 10 anni è un ripugnante reato, la pedofilia».
LA MAMMA SALVA LA FIGLIA DA NOZZE COMBINATE
Uno strappo che vale, forse, una vita: la ribellione di una donna il cui unico obiettivo nella sua vita è la felicità dell’adorata figlia Shaila ha impedito il consumarsi dell’ennesima tragedia emotiva e sociale che da troppo tempo e per troppo a lungo taciuti vedono le donne di India, Pakistan e questa volta anche Bangladesh letteralmente sottomesse dai mariti e dai maschi delle comunità islamiche. La storia di oggi arriva da Milano ma parte da lontano, per l’appunto dallo stato asiatico dove i diritti delle donne e delle bambine sono schiacciate e il tutto viene vissuto come un’assoluta normalità: Malijka ha 41 anni e una storia alle spalle tremenda, fatta di maltrattamenti e soprusi oltre che di ricatti imposti dal marito che sposò – per volere dei suoi genitori – quando lei era ancora giovanissima in Patria. Quando il marito però provò a fare con la figlioletta di 10 anni lo stesso “percorso” di nozze combinate e zero libertà personali, la donna non ci ha visto più e ha furbescamente strappato i passaporti per impedire e ritardare il ritorno in Bangladesh di Shaila e dello stesso genitore. Il Giorno ha raccontato l’intera vicenda dopo che è in corso un processo a Milano seguito alla denuncia emessa dalla 41enne contro il marito violento e geloso. A quella “sposa bambina” di 10 anni era “promessa” ad un 22enne nipote dell’uomo denunciato e sotto processo in Italia (ci aggiungiamo noi, per fortuna al netto della giustizia italiana..).
LA RIBELLIONE E LO STRAPPO
Una ribellione, un gesto secco al termine dell’ennesima lite per quella vita che non poteva più definirsi tale. Lo scenario raccontato dai colleghi del Giorno è davvero agghiacciante: Shaila e Malika per diversi anni sono stati tenute segregate in casa perché non dovevano mischiarsi alla cultura e al “demonio” occidentale. L’uomo anni fa dal Bangladesh si era trasferito in Italia di fatto non conoscendo se non per pochi giorni la figlioletta appena nata dopo matrimonio combinato con la madre. Dopo 10 anni però il ritorno in Patria per prelevare le due donne della sua famiglia e riportarle a Milano: qui però comincia il vero incubo, con Shaila che le viene impedito di avere rapporti con la realtà esterna. Non può andare a scuola in quanto l’unica educazione che deve subire è quella del Corano: quando però arriva l’ultimo affronto, le nozze “combinate” a soli 10 anni di vita, la madre decise di dare uno “strappo” a quella famiglia, anzi gabbia. Poi la denuncia con annessi maltrattamenti subiti con un coltello per essersi permessa – pare dalla denuncia della donna – di cucinare senza che lui l’avesse autorizzata. Lui nega tutto al processo ma intanto le indagini continuano e le due piccole donne vittima di anni di assurdo sopruso ora vivono controllate in una comunità dove si tenta, a piccole dosi, di reinserirle in una compagnia umana che per quasi tutta la loro vita non hanno potuto neanche sperimentare..