Si riapre per l’ennesima volta il caso di Yara Gambirasio, la ragazzina rapita e uccisa brutalmente ormai quasi due anni fa. Si riapre, ma potrebbe richiudersi a breve: fra quattro mesi infatti se non ci saranno novità sostanziali il caso verrà archiviato definitivamente con un nulla di fatto. E sarebbe una cosa terribile, per la famiglia e per Yara stessa che non si venga a scoprire chi l’ha uccisa. L’ultima svolta riguarda il caso di tracce di dna ritrovate sul corpo della ragazzina compatibili con quelle di un uomo morto nel 1999. Compatibili dunque anche con quelle dei suoi familiari, soprattutto i figli. In realtà, una traccia già seguita, ma che adesso vista la conferma di questa compatibilità (scoperta grazie a tracce di saliva dietro alla marca da bollo della patente dell’uomo deceduto, indagando nella discoteca poco distante dal campo dove è stato ritrovato il cadavere di Yara) riapre il caso. Secondo il criminologo Francesco Bruno, contattato da ilsussidiario.net, queste indagini concentrate esclusivamente sullo studio del dna sono inutili: “E’ la classica ricerca dell’ago nel pagliaio” dice. “Si tratta di esami su migliaia e migliaia di persone: anche con un minimo calcolo delle probabilità ci vorrebbe tutta la vita per arrivare a un risultato”. Per Bruno invece si doveva indagare in un altro modo, tenendo conto, dice che “il modo stesso con cui è stato lasciato il corpo di Yara indicava un messaggio preciso per la sua famiglia”.
Ci sarebbero nuovi sviluppi sul dna ritenuto compatibile trovato sul corpo di Yara, lei pensa che siamo davanti all’attesa svolta nelle indagini?
Guardi, le indagini sul dna si basano su un caso successo in Inghilterra anni fa. Quella volta indagando sul dna di tutti gli abitanti di un paese si trovò un serial killer. Ma ci si dimentica che si trattava di un paesino di pochi abitanti.
Qua invece siamo davanti a migliaia di dna esaminati.
Infatti, la zona dove si indaga non è quel piccolo paesino inglese, nel caso di Yara stiamo davvero cercando il classico ago nel pagliaio, una cosa folle. Anche con un minimo calcolo delle probabilità ci vorrebbe tutta la vita per arrivare a un risultato concreto. Poi ci sono altre problematiche quando si procede con l’esame dei dna.
Quali?
Quando si ripetono questo tipo di esami come si sta facendo nel caso Yara, si possono fare molti errori. Nel caso in questione poi stiamo parlando del dna di una persona morta da anni: si dice che l’assassino potrebbe essere stato un figlio o un nipote o un parente. A me sentire queste cose dà sofferenza. E soprattutto la parola “compatibile” mi mette molto in allarme. Si rischia di sbagliare persona insomma.
Secondo alcuni si doveva continuare a indagare sul cantiere di Mapello dove sin dall’inizio i cani molecolari avevano fiutato tracce di Yara.
Anche secondo me aveva senso e andava seguita quella pista che invece è stata abbandonata troppo presto. Le indagini dovevano essere approfondite e con quel dispendio di mezzi che hanno usato per il dna che si è rivelato inutile.
Un caso destinato a rimanere irrisolto?
Solo il caso può risolverlo o qualche pentimento improvviso però lasciato al destino, alla volontà di Dio.
Ma lei si è fatto una idea di chi possa essere l’assassino e del movente?
Secondo me non si è trattato di un caso di violenza sessuale, è inutile cercare una violenza che non c’era. E’ stata rapita e quindi c’è stato un omicidio probabilmente fatto per mandato.
Mandato di chi?
Non so chi poteva avere interesse, la bambina non aveva fatto male a nessuno, ma non c’è dubbio che l’omicidio di Yara è omicidio strumentale, per quale motivo non lo sa nessuno e io stesso non posso fare illazioni. Però di fatto Yara è stata rapita da qualcuno che appena ha trovato il posto adatto l’ha uccisa e quindi abbandonata in un campo a pochi chilometri da casa. Dal mio punto di vista il modo stesso in cui è stato lasciato il suo corpo era un evidente messaggio scritto alla sua famiglia.