La ventenne americana intervistata da Bruno Vespa a Porta a Porta, ha ripercorso tutte le tappe del pre e post violenza subita insieme all’amica dai carabinieri sotto accusa. La giovane ha anche raccontato cosa sarebbe accaduto nei momenti precedenti, quando dopo non essere riuscite a trovare un taxi, gli stessi uomini dell’Arma si sarebbero offerti ad accompagnarle a casa. La trascrizione di quell’intervista è riportata sul numero di oggi de Il Resto del Carlino. In circa 20 minuti sarebbero giunte a casa, ma durante il viaggio i due carabinieri “parlavano fra di loro”, senza che le ragazze capissero le loro parole. Quindi avrebbero ringraziato per il passaggio e aperto la porta, ma “loro hanno offerto di continuare ad aiutarci”, nonostante le loro intenzioni fossero del tutto differenti. L’intervistata ha quindi asserito di non voler scendere nei dettagli limitandosi a dire che tutto si sarebbe consumato fuori dalla porta dell’appartamento, sul pianerottolo. Al quesito del conduttore se per caso il carabiniere fosse stato violento nei suoi confronti, la giovane ha replicato: “Non voglio rispondere a questa domanda”. Dopo la violenza, ha aggiunto, “Io sono scappata prima che potessero dire qualcosa”. La brutta avventura, a detta della studentessa americana, sarebbe durata in tutto circa un’ora. Poi ha concluso asserendo: “Amo l’Italia, non me la prendo con l’Italia per quello che mi è successo e sicuramente tornerò. Non appena sarà fatta giustizia”. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
LE DOMANDE IN SEDE DI INCIDENTE PROBATORIO
Non solo le parole di una delle due ragazze americane a Porta a Porta, ma anche un’audizione, in sede di incidente probatorio, che si è tenuta lo scorso mercoledì nell’aula bunker di Santa Verdiana. Il contenuto delle domande, ma soprattutto delle risposte, sarebbe dovuto restare riservatissimo, ed invece, come riporta il quotidiano La Nazione, è trapelato ugualmente anche fuori dalle modalità protette scelte per garantire la massima privacy alle due giovani vittime di violenza sessuale. La difesa ha contestato le “domande hard” poste alle due ragazze da parte dei due legali dei carabinieri sotto accusa. Il più agguerrito è stato senza ombra di dubbi l’avvocato Giorgio Carta, difensore di Pietro Costa, il quale ancor prima di entrare nel bunker, aveva annunciato: “Ho 250 domande per ognuna”. E i quesiti hanno spaziato dall’abbigliamento intimo indossato la notte tra il 6 ed il 7 settembre scorso fino ai loro giudizi sull'”attrazione” della divisa. Non a caso, subito dopo essere state poste, le domande avrebbero sollevato la stizza del pm Ornella Galeotti e delle relative controparti. L’udienza ha avuto una durata di oltre 12 ore al termine delle quali una delle giovani avrebbe accusato un malore. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL RACCONTO DI UNA DELLE VITTIME A PORTA A PORTA
Americane violentate dai carabinieri, nuovi aggiornamenti sulle due studentesse stuprate a Firenze nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017. Le due ragazze, reduci da una festa in cui avevano bevuto alcolici, hanno denunciato le presunte violenze subito dopo la vicenda, con i due agenti delle forze dell’ordine che si sono difesi parlando di rapporto volontario. Le indagini degli inquirenti proseguono, ma una delle due studentesse americane ha parlato ai microfoni di Porta a Porta del doloroso evento: “Se abbiamo bevuto? No, non troppo. Il taxi non ha risposto alla chiamata: abbiamo fatto una chiamata prima di chiedere aiuto. Abbiamo chiesto al gruppo di carabinieri: erano cinque, sei. Anche loro hanno provato a cercare il taxi”. Il taxi non era stato rintracciato e, come spiega l’americana, i due carabinieri sono rimasti soli con loro due e “si sono offerti loro di darci un passaggio”. Quanto è durato il viaggio? “Circa 20 minuti, durante il viaggio i carabinieri parlavano tra di loro e noi non capivano, non parlando italiano”.
AMERICANE VIOLENTATE DAI CARABINIERI
Prosegue la studentessa americana: “Dopo averli ringraziati, abbiamo cercato di andarcene per conto nostro. Non voglio scendere in altri dettagli in questo senso”. Bruno Vespa, conduttore di Porta a Porta, ha poi chiesto se c’è stata una avances garbata: “Me lo ha chiesto, ma gli ho risposto di no ma lui l’ha fatto lo stesso. E’ successo fuori dalla porta dell’appartamento, sul pianerottolo. E’ lì che si è consumata la violenza? Sì”. La ragazza ha poi sottolineato che l’aggressione è durata circa venti minuti, dopo i quali è riuscita a rientrare a casa portando con sé l’amica: “Io l’ho afferrata e trascinata dentro l’appartamento, piangevamo entrambi”. I carabinieri se ne sono andati senza dire niente: “Non hanno avuto l’opportunità. Sono scappata prima che potessero dirci qualcosa”. Dopo l’accaduto, prosegue la studentessa: “Ho chiuso la porta a chiave. A quel punto sono andata dalle mie amiche e ho chiamato mio padre che era in America: gli ho detto di essere stata aggredita da un poliziotto. Lui mi ha detto di stare calma e chiedere aiuto. Ho chiamato il numero di emergenza della scuola e mi hanno risposto subito”.
LE PAROLE DELL’AVVOCATO SANDRO PATERNO’
Bruno Vespa ha sottolineato che nel corso dell’incidente probatorio è stato scoperto che la ragazza intervistata aveva memorizzato sul cellulare il numero del carabinieri protagonista della vicenda. Presente a Porta a Porta anche l’avvocato Sandro Paternò, legale della ragazza: “Lei diceva di avere bevuto parecchio ma era lucida, aveva un quadro perfetto di tutto: ha ripetuto la vicenda più volte senza mai smentirsi, senza mai cambiare una virgola”. Continua l’avvocato: “Nessun approccio amichevole? Nessuno nella maniera più assoluta: lei è stata aggredita, le è stato imposto un rapporto”. L’ultimo interrogatorio è durato ben sette ore: “Le prime due ore sono state perse per inconveniente tecnico. Le altre cinque ore domande di tutti i tipi, con gli avvocati della difesa aggressivi eccessivamente, il GIP non ha permesso che queste domande non fossero poste”. Conclude Sandro Paternò: “Escludo assolutamente che si possa essere generato un qualunque equivoco”.