Sono diverse le tragedie storiche che rimarranno nella memoria degli italiani. Fra queste la strage di Alcamo Marina, in provincia di Trapani, avvenuta il 27 gennaio del 1976. E rimarrà di certo nei ricordi di Giuseppe Gulotta, una delle persone che all’epoca venne accusato di far parte della banda che uccise due Carabinieri del posto. Un errore giudiziario clamoroso, risolto tuttavia solo oltre 30 anni più tardi. Nella fase iniziale delle indagini, Giuseppe Gulotta viene accusato di essere il basista della gang e per questo viene condannato a 22 anni di carcere. Uno dei casi più clamorosi di ingiustizia italiana e che verrà trattato all’interno della puntata di Sono Innocente di oggi, 24 giugno 2017. Una vicenda processuale travagliata, quella di Giuseppe Gulotta, che rimase in carcere 22 lunghi anni. Solo grazie alla revisione del processo è riuscito a dimostrare la propria innocenza, per via della testimonianza di un Carabiniere. Ammise infatti che le confessioni degli imputati furono ottenute grazie a torture.
Prima di concentrarsi su Giuseppe Gulotta, le ricerche delle autorità che indagano sulla strage di Alcamo Marina si concentrano inizialmente sulle Brigate Rosse. In quegli anni molto attiva, l’organizzazione si allontana da ogni sospetto quando viene individuato un gruppo di giovani del posto. La pressione mediatica è alta, così c0me il desiderio degli inquirenti di risolvere il caso di duplice omicidio. Nella strage, muoiono infatti Carmine Capuzzo (19 anni) e Salvatore Falcetta, appuntato dei Carabinieri. Una fatalità, a detta di molti, alimentata dal fatto che nella notte di quel 27 gennaio del 1976, i due Carabinieri si imbattono in un gruppo di malviventi durante il loro turno di guardia. La strage viene scoperta solo ore dopo la barbarie, grazie all’arrivo sul posto del Segretario Giorgio Almirante, che alle 7 del mattino successivo, si ritrova a passare lungo la statale locale.
Terrorismo rosso, Brigate Rosse, mafia. Sono queste le ipotesi che emergono subito dopo la strage di Alcamo Marina. In quel momento Giuseppe Gulotta non rientra quindi fra i sospettati, così come Gaetano Santangelo, Giovanni Mandalà e Vincenzo Ferrantelli. Il particolare coinvolgimento di quei giovani di Alcamo Marina, tutti fra i 18 e 20 anni, emerge anche grazie alla confessione di Giuseppe Vesco. Il carroziere ammette infatti di aver preso parte alla strage ed accusa i quattro ragazzi, per poi ritrattare poco tempo dopo. Verrà ritrovato impiccato in cella alcuni mesi più tardi, un elemento strano alla luce del fatto che aveva una sola mano e che l’impiccagione sarebbe dovuta risultare difficile. Di quei quattro accusati, solo Giuseppe Gulotta alla fine è condannato a trascorrere 22 anni in prigione. Mandalà muore infatti alcuni anni più tardi, nel ’98, mentre Ferrantelli e Santangelo riescono a rifugiarsi in Brasile ed ottengono la protezione del Paese. In seguito alle rivelazioni di Renato Olino, ex Brigadiere dei Carabinieri, i tre giovani rimasti in vita ottengono alla fine l’assoluzione. Intanto tuttavia erano già trascorsi oltre 20 anni.