La nascita delle figlie porta nella vita di Alda Merini una gioia indecifrabile, tanto da realizzare una raccolta di poesie, “Tu sei Pietro”, dedicate al medico, Pietro De Pascale, che aveva in cura le bambine. In questa raccolta, oltre ai ringraziamenti verso il medico per l’attenzione alle figlie, Alda Merini ingloba metafore bibliche, soprattutto nella prima parte, e la brutalità del fato nella seconda. E’ proprio a loro, a Simona, Barbara, Emanuela e Flavia che viene affidato il compito di gestire il sito ufficiale della poetessa. Le quattro figlie hanno voluto descrivere la persona di Alda Merini che si celava dietro il personaggio pubblico che tutti conoscevano: “una notte nostro padre era rientrato a casa dopo essere andato in giro con gli amici e aver speso tutti i soldi, quella notte nostra madre gli scaraventò contro una sedia facendolo finire all’ospedale. Soffriva molto lei, non di gelosia, soffriva perché veniva picchiata quando lui era ubriaco, ma lei lo amava e si crogiolava nell’illusione che lui cambiasse“. Una sofferenza che Alda Merini portò dentro di sé negli anni seguenti e che ha inciso anche sul futuro delle figlie. A loro diceva sempre di non dire che erano figlie di Alda Merini. “Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono”
Ettore Carniti, un uomo semplice, un lavoratore accanito. “La mia ape” come lo chiamava Alda Merini. La scrittrice lo sposò nel 1953, dopo aver vissuto esperienze a dir poco scioccanti, quando ancora i retroscena della guerra portavano scompiglio e povertà. Nei primi anni di matrimonio, Alda lasciò la scrittura per dedicarsi alla famiglia, ma non durò poi molto. Il richiamo delle rime e delle parole era troppo forte perché non rispondesse. Ettore poi fu un faro di speranza e gioia per la scrittrice e questo nonostante non capisse la voglia di scrivere della moglie. Decise semplicemente di starle vicino, sostenendola nel suo sogno come solo un compagno di vita può fare. Per questo motivo e per il profondo amore, Alda Merini compose varie poesie, fra cui Ieri sera era amore e Ad Ettore, in cui esprime nel modo più semplice e dolce tutto l’amore che provava per il marito. La loro unione, in confronto alle difficoltà della vita, appare ora come un quadro astratto di cui ancora una volta Alda è musa immortale. Ad Ettore: Ho avuto paura della morte / paura dei tuoi paradisi / tu eri la mia ape / poggiavi sopra di me / con la tua benevolenza / e suggevi dal fiore delle mie rime / tutto il mite coraggio. / Tu mi eri fratello / ed eri anche poeta… / Ma perderti così / per banale allegria / per la morte irridente / o compagno di sogni / che cosa avrei io fatto! / Non son donna da piangere le stele / né i silenzi dei cimiteri / io sono donna di amore / e tu lo sai bene / che cosa avrei fatto io? / Ti avrei rincorso nei sogni / lo so, e poi, lentamente / sarei scivolata nel sonno / nel sonno della follia / e lì, amandoti sempre, / io sarei morta di amore.
Una poesia sulla mafia, sulla falsità e l’ipocrisia, anche questo era Alda Merini, una donna attenta al reale e ai drammi esistenziali e sociali. “Per Giovanni Falcone” è un componimento che elogia le imprese di Falcone, la sua lotta contro le potenze che distruggono gli uomini. L’incapacità di questi di vedere l’amore che c’è nella cultura, nell’esistenza e nell’uomo stesso. La falsità con cui la gente guarda gli altri dopo averli traditi alle spalle. Una pubblica denuncia per questi atti sconsiderati e privi di serietà. Anche in questo caso un palese riferimento ad un evento biblico: “La mafia è il nero cavallo dell’apocalisse che porta in sella un relitto mortale”. Un paragone tra la mafia e la parte più oscura della Bibbia. Dramma, poesia e verità: la parola, a volte, può non essere solo vana ma essere veicolo di un messaggio attento ai fatti, un giudizio lucido che non lascia spazio all’ipocrisia ma lascia molto spazio alla libertà dell’uomo.
Oggi si festeggia il compleanno di Alda Merini che è stata celebrata da Google con il Doodle di giornata. La donna ha ricevuto diverse celebrazioni in giro per tutta l’Italia. A Como oggi si svolge la Passeggiata poetica dedicata alla nota scrittrice. Si va da Como a Brunate che porta a un vero e proprio spettacolo della natura affacciandosi sul lago. La passeggiata, ricorda il sito del Corriere della Sera, è la prima di quattro per ricordare personaggi importanti. Gli altri sono Luchino Visconi, Alessandro Volta e Antonio Sant’Elia. Si tratta quindi di quattro eccellenze tutte italiane in altrettanti campi come poesia, cinema, scienza e architettura. Staremo a vedere quale sarà la partecipazione di fronte a un evento che coinvolge l’arte, ma anche la voglia di camminare e di stare bene.
Si celebra oggi l’85esimo anniversario di Alda Merini, la poetessa molto particolare più amata dopo che durante la sua vita, quando venne lentamente abbandonata dal mainstream culturale, per poi riabbracciarla appena venuta a mancare, dipingendola come la grande Poetessa milanese. Ipocrisie a parte, è la stessa Merini che descriveva se stessa con una non alta considerazione, ma semmai umile e convinta di non meritare lo status di “normale”. Data la sua complicata vita e le esperienze che ha avuto, Alda Merini presenta se stessa in una poesia “Sono nata il ventuno a primavera”, tratta da una raccolta di poesie “Vuoto d’amore”. La poetessa si definisce come una folle. Pazza, ma non nel vero senso della parola, era pazza dell’amore, della vita e della gioia che la natura trasmetteva. Si definiva pazza perché nessuno comprendeva le sue scelte di vita, i suoi pensieri e le sue ambizioni. Ma amava definirsi così, in quanto diversa dagli altri.
Alda Merini era così, un boom di innovazioni ed esplosioni. Ed anche quando si era ormai convinti di aver visto tutto, di prevederla anche nella prevedibilità, la scrittrice era pronta a sfornare un’altra idea. Il 2009 è stato un anno particolarmente significativo per Alda Merini e non solo per la conoscenza con il fotografo Guerretti che diventerà subito una delle sue colonne portanti. E’ sempre di quell’anno un nuovo incontro musicale con Giovanni Nuti, cantautore e fratello dell’attore e regista Francesco Nuti. La Merini e Nuti si erano incontrati già nel ’96, stringendo un legame artistico molto fortunato. Da quel momento, fino alla morte della poetessa, Nuti fu coautore di diversi singoli ed album che mettono in musica le parole della Merini. Non è da dimenticare inoltre l’album che nel 2004 Nuti fa invece con un’altra artista, Milva, continuando il progetto già avviato con la scrittrice. Per esempio, La Stufa di Maiolica, diffusa nel 2009, trae il suo testo da una poesia di Alda Merini ed è stato subito un grande successo. Il brano conquista infatti il secondo posto fra i singoli più scaricati in rete. La copertina dell’album richiama le figure del compositore e della scrittrice che intravvediamo appena dietro a delle sdraio, intenti ad assaporare il calore della stufa mentre si trovano in spiaggia. Il testo ci ripropone il calore dei sentimenti, o meglio la mancanza di calore umano, il cinismo e la freddezza che la Merini vedeva nel volto dell’umanità. Il testo della canzone si apre con un’immagine letteraria che ci immerge immediatamente nell’argomento: “E’ stato un inverno terribile, pieno di rondini morte”. Lo spirito sarcastico del brano è avvalorato dalla ritmica allegra del sottofondo musicale, oltre che dall’interpretazione di Nuti. Clicca qui per ascoltare La Stufa di Maiolica di Giovanni Nuti ed Alda Merini.
Si festeggia oggi il compleanno della famosa poetessa Alda Merini che nata il 21 marzo 1931 avrebbe compiuto oggi 85 anni, la donna invece purtroppo è scomparsa nel 2009. Google ha deciso di dedicarle il doodle di giornata anche perchè è sicuramente stata un’artista che ha lasciato un segno profondo nella cultura italiana. Nella sua vita Alda Merini ha ricevuto anche alcune importanti onorificenze. Nel giugno del 2002 è stata eletta Commendatore Ordine al merito della Repubblica italiana. Nel 2007 invece, due anni prima della triste dipartita, ha ricevuto l’onore della Laurea Magistrale honoris causa in ”Teorie della comunicazione e dei Linguaggi” presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Messina. Inoltre nel 2002 gli è stato insignito il Sigillo Longobardo. Ha ricevuto la candidatura come premio Nobel per la Letteratura senza però mai riuscire purtroppo a vincerlo.
L’unione musicale fra Alda Merini e Giovanni Nuti impegnò entrambi in numerosi progetti e canzoni. Fra questi troviamo “Il depresso”, un brano che è presente nell’album “Una piccola ape furibonda”, pubblicato dal compositore in seguito alla morte della poetessa. Si tratta infatti di un testo inedito che rappresenta ancora una volta, come era solita fare Alda Merini, un aspetto importante e profondo della vita umana letto in chiave umoristica. E’ un tema, come ha fatto sapere Nuti in occasione della pubblicazione dell’album, molto caro allo spirito della Merini, specialmente negli anni che hanno preceduto la morte. Esattamente come in tutta la sua vita, anche l’ultimo tratto di strada della poetessa fu pieno di sofferenze fisiche. Non bisogna pensare tuttavia di vederla in panni inconsueti, in balia delle onde. Anche in questo caso Alda Merini riusciva a trasfigurare l’angoscia con disincanto ed ironia. L’album è infatti pieno di divertimento e ritmi frenetici che invitano alla gioia. Lo stesso Nuti dichiarò all’epoca, come riporta Music Room, che l’album rappresentava “un modo di far conoscere la poesia di Alda anche a chi non compra libri di poesie e non mette mai piede in una libreria”. L’ammirazione di Nuti per la poetessa era corrisposta con altrettanta veemenza In un’intervista, Alda Merini descriveva così la collaborazione con il compositore: “Abbiamo sofferto molto, ma la nostra capacità individuale artistica ha superato questo baratro di presunto peccato con un alleluia collettivo cui hanno partecipato tutti. La platea ha sentito straordinariamente la caduta, la colpa e la resurrezione di Alda Merini e Giovanni Nuti e ha capito e approvato un matrimonio artistico con una croce dovuta alla cattiveria e alla stupidità umana”. Clicca qui per ascoltare il brano “Il depresso” di Alda Merini e Giovanni Nuti.
Lo stile di Alda Merini si potrebbe descrivere per ore, ma è di sicuro più d’effetto leggere direttamente qualcuna delle sue poesie. Ad un anno dalla sua morte, era ancora vivo il ricordo di quella sigaretta che la Merini teneva costantemente fra le dita, quella parola che con arguzia invogliava il lettore. Sono due le liriche che per il nostro giornale possono rappresentare in modo efficiente il mondo della poetessa, una proprio sulla poesia e l’altra sulla maternità. Entrambe le poesie di Alda Merini sono disponibili a questo indirizzo. Sono tanti gli aspetti che rendono la personalità della scrittrice del tutto complessa. L’amore profondo che albergava nel suo cuore la faceva innamorare di continuo e le permise di dare alla luce quattro figli, nonostante la difficoltà dei ricoveri negli ospedali psichiatrici. Eppure, nonostante il suo modo di fare, attento a recitare le proprie poesie al pari di una ninna nanna, non era così materno, per sua stessa ammissione, come poteva sembrare. Un approfondimento sulla personalità di Alda Merini è disponibile qui. Il pubblico la apprezza per gli interventi che faceva senza sosta, ma che cosa ne pensa chi la conosceva più da vicino? Un ricordo toccante di Franco Camisasca rievoca uno degli ultimi incontri con Alda Merini. Fu un’occasione in cui Alda Merini aprì il suo discorso con un incipit sarcastico, come suo solito. Per approfondire questo particolare momento di Alda Merini, cliccare qui. L’ironia di Alda Merini non fu presente solo nelle sue parole o nei suoi scritti, ma anche in un particolare della sua morte. Avvenne infatti il giorno dei Santi, segnando un ultima beffa alla vita. Eppure i Santi non sono quelle figure mitologiche che spesso immaginiamo, quanto piuttosto degli esseri umani a tutti gli effetti, con pregi ed altrettanti difetti. Ed è proprio così per Alda Merini che di particolarità ne aveva tante, ma non per questo si discostava da quella speranza con cui guardano il mondo i profeti. Un particolare ricordo di Franco Camisasca ci descrive al meglio lo spirito profondo di Alda Merini.
La produzione letteraria di Alda Merlini ha affascinato moltissimi italiani che ne hanno apprezzato la sua intensità emotiva ma anche la sua unicità, che risultata ancora oggi da esempio soprattutto alle giovani generazioni. Oltre alle sue poesie, l’autrice milanese è conosciuta e amata anche per le sue frasi brevi e gli aforismi raccolti prima ne La vita facile, poi in Aforismi e magie, edito da Rizzoli. Ecco dunque il suo aforisma ‘La miglior vendetta? La felicità. Non c’è niente che faccia più impazzire la gente che vederti felice‘: si tratta di una frase perfetta nei tempi moderni, durante i quali l’invidia può essere considerato uno dei peggiori mali della società. ‘Se le donne sono frivole è perché sono intelligenti ad oltranza‘: un verso che sottolinea l’interesse della Merlini per il mondo femminile, considerato da lei superiore rispetto a quello maschile. ‘La depressione è un discorso puro sulla creatività‘ è un breve verso che sottolinea l’aspetto della vita della stessa autrice, costretta a trascorrere anni in manicomio a causa della sua diversità. Sono parole davvero uniche, che rendono la Merlini una delle personalità maggiormente di spicco nel panorama letterario del secolo scorso.
Alda Merini e il doodle di Google, un binomio che oggi si incontra per celebrare l’85esimo anniversario della nascita della grande poetessa milanese. La Doodler di oggi è Alyssa Winans che ha voluto cogliere la grazia e la profondità di Alda Merini, due volte proposta per un Premio Nobel per la letteratura. Il Doodle ci rimanda in epoche antiche, grazie ai colori in scala di grigio e marrone. Eppure l’immagine in primo piano che ci viene donata di Alda Merini la ritrae negli anni più recenti. Forse la scelta è dovuta alla fisionomia della poetessa che la maggior parte degli italiani ha impresso nella proprio mente. Uno scatto che continua ad esistere al di là del tempo e dello spazio, donando alla Merini quell’immortalità che è riuscita a raggiungere con le molteplici opere letterarie. Era imperscrutabile quello sguardo, gli occhi attenti di chi ha vissuto numerosi dolori. Eppure la sofferenza nella Merini si muoveva su binari diversi dal comune, così come dimostrano le sue parole. Certo, un dolore forte ed urlante, ma quel sorriso beffardo che aleggia sulle sue labbra ci dice molto di più del suo animo. E’ la dimostrazione di come gli eventi traumatici della vita possano segnare in mille modi diversi e non solo. Quel sorriso irriverente e sapiente allo stesso tempo era il modo con cui Alda Merini viveva la sua intera vita: con provocazione, si beffava dei pareri altrui, senza per questo dichiararsi superiore. Il primo bozzetto della Doodler ci aiuta a vivere proprio questo lato, grazie ad un tondo con un primo piano della Merini. Il cielo stellato alle spalle, richiamo di quelle notti che la scrittrice usava spendere per immergersi nel silenzio delle grida della sua penna.
Alda Merini cantante? Non esageriamo, ma così lontano non ci va: quantomeno, dalla sua produzione, creare musica non è stato così complesso visto che la musicalità della sua poesia si presta spesso e volentieri. Da questa felice intuizione, è nato un progetto di grande interesse che arriva sulle scene in questi giorni: ieri a Trieste, oggi 21 marzo a Verona, il 17 aprile a Genova va in scena “Mentre Rubavo la Vita”, un musical-spettacolo nato dai testi di Alda Merini, la grande poetessa milanese di cui si si celebra oggi l’85esimo anniversario della nascita, e dalle musiche di Giovanni Nuti. Proprio l’autore italiano è protagonista sul palco assieme ad una grande attrice ed interprete, Monica Guerritore che ha accettato questa sfida importante e visto il successo avuto ieri a Trieste si prepara ad altre date nei prossimi mesi. Un concetto folle e commovente, che unisce due grandi interpreti come Guerritore e Nuti assieme alla geniale e spese dimenticata, specie quando era in vita, Alda Merini. «Nessuna donne resta indifferente davanti alla forza, all’energia libera, vitale, colorata, sensuale di Alda Merini. La musica di Nuti rende travolgenti i suoi testi, io stesso ne rimango stupita. Il pubblico piange, ride e balla assieme a noi», commenta l’attrice a riguardo dell’opera innovativa che celebra un “matrimonio artistico” su tre generi, poesia, teatro e musica. Clicca qui per vedere il video trailer di “Mentre Rubavo la Vita”.
Ad 85 anni dalla nascita di Alda Merini, la poetessa milanese scomparsa nel novembre del 2009, si sente crescere più forte la nostalgia di una personalità sensibile e di spessore, una di quelle che all’Italia in questi anni farebbe ancora comodo. Della vita di Alda Merini si sa ormai quasi tutto, ma i più giovani non sanno forse che la donna fu costretta a trascorrere 12 anni della sua vita in manicomio. Ne parlò più volte al Maurizio Costanzo Show, salotto televisivo designato a diventare luogo di memorie e strumento di diffusione per un’arte mai troppo apprezzata. E allora come sempre accade in Italia, ecco il via allo snobbismo: “Alda Merini non deve andare da Costanzo, si è commercializzata”, parlano bene gli intellettuali duri e puri, senza capire che esperienze e cultura è bene comunicarle a tutti, piuttosto che ad una casta di eletti. Merini non se ne preoccupava e approfittava dell’amicizia con il conduttore per ricordare, insegnare, sfogare il dolore di una vita difficile ma comunque “vissuta”. Come nel 1995, quando da Costanzo commentando il premiatissimo film americano “Qualcuno volò sul nido del cuculo”, commentò:”Rivedendolo sono stata presa da una crisi di nervi, perché quello che vedevo era reale. Si fanno vedere questi film, si fa vedere la cattiveria di queste persone, ma perché questa cattiveria non cessa? Perché in fondo “La pazza della porta accanto” (raccolta di poesie edite da Bompiani nel 1995, ndr) è il racconto delle continue rappresaglie del vecchio manicomio che patisco non soltanto io ma anche gli altri. Questi medici si ricordano tutto, hanno una memoria incredibile e sono pronti a ricominciare a giocare e a fare sevizie con la psiche umana e mi sembra un grave delitto“.
Alda Merini irrompe ancora oggi nella quotidianità. Era così, lei, come una cascata dalla forza devastante di pensieri, di parole e di sensibilità, pronta ad erompere. Ma che stava quieta, in una casa di Milano, di cui non è mai stato un mistero l’indirizzo il numero e il pianerottolo. Oggi Alda Merini ci investe, come fece qualche anno fa, quando – tra le tante provocazioni – decise di far da modella a fotografie un po’ particolari. Ci sono tabù che molto probabilmente sono destinati a rimanere tali anche con l’avanzare della civiltà. L’Arte è sempre riuscita ad andare un po’ oltre qualche limite imposto dal pudore, ma non è stato così per le fotografie in cui Alda Merini si è fatta ritrarre a seno nudo. Le pose sono state riprese su carta stampata dal fotografo Giuliano Grittini e lo scandalo è iniziato subito. Alda Merini, poetessa d’elevatura straordinaria, aveva sottolineato come la sua iniziativa fosse in contrasto per esempio con i soliti nudi, quelli delle biondone o delle more prosperose che siamo abituati a vedere in tutte le salse. Non bisogna cadere nel facile errore di considerare l’azione della Merini alla stregua di un servizio di playboy, perché il significato è completamente diverso. All’epoca dei fatti, parliamo del recente 1999, Alda Merini aveva affermato: “mi fa sorridere il moralismo della gente. Non lo tirano fuori per il nudo in sé, ormai ovunque, ma per quello non perfetto. E’ l’imperfezione a scandalizzare, come fosse una colpa. Il mio è stato un gesto di provocazione, e anche di profondo dolore: in manicomio ci spogliavano come fossimo cose. Mi sento nuda ancora adesso”. Nonostante lo scalpore iniziale, la foto venne esposta due anni dopo alla Biennale di Venezia, all’interno del bunker poetico. Giuliano Grittini fu inoltre amico e confidente della poetessa, fino a diventare il suo fotografo ufficiale. Di lui, Alda Merini scrisse “il mio vecchio che mi ha celebrato come Venere e mi ha messo su tutti i giornali”. In quegli anni comunque le bocche aperte o i nasi arricciati erano ancora pochi, ma pronti a riemergere in un secondo momento. Anni dopo, infatti, c’è stato un vero e proprio boom di Facebook e altri social network e sono molti gli utenti che amano condividere le immagini (clicca qui per un esempio su Instagram). Quelle di Alda Merini, per esempio, sono fra le più gettonate, forse ancora di più di quelle ironiche su Osho. Ed è proprio sui social che si sviluppa una seconda corrente scandalistica che ha smosso ulteriormente le coscienze. Si tratta di pornografia oppure di arte? Nella foto, Alda Merini sorride in modo sarcastico, forse prevedendo ciò che avrebbe suscitato. Eppure la stessa immagine di nudo, presente per esempio nei quadri, non ha lo stesso effetto. Eppure in questi anni qualcosa è cambiato. Perchè nonostante fossero centinaia, migliaia, gli utenti a condividere lo scatto, sono bastati poche segnalazioni per mettere in moto le leggi e i regolamenti dei social network. Che in effetti non guardano in faccia nessuno, e criminalizzano un capezzolo, sia di una donna che allatta che di Alda Merini in una foto storica che è diventata un simbolo. Ma basta che procaci (quanto volgari) modelle, li coprano con piccole “patch” con manine che salutano o che simulano un luccichio abbagliante che diventano conformi. A una regola gelida, matematica, burocratica e di facciata, che certo Alda Merini avrebbe visto con orrore e con il sorriso di chi è consapevole che la morte le avrebbe impedito di vedere oltre questa oscena normalità.
Google non ha voluto perdere l’occasione di celebrare l’85esimo anniversario di nascita di Alda Merini. E’ un vero onore per il colosso dei motori di ricerca, come troviamo scritto nella didascalia del disegno, ideare per la scrittrice e poetessa italiana un Doodle unico. Alda Merini è al centro del disegno, dai colori antichi che più la caratterizzavano. Fra le mani un diario fidato a cui affidare le molte memorie, affiancato dall’instancabile penna che muoveva con solerzia. Il Doodle la ritrae così come tutti noi la ricordiamo, con quel viso rugoso solcato dalla conoscenza e quel sorriso appena accennato, le labbra sottili, che quasi sussurravano le molteplici verità. Capello selvaggio eppure composto: così appare nelle numerose foto Alda Merini. Una chioma indomabile come i suoi pensieri, ondulato come le sue descrizioni, eppure c’era un ordine in tutto quel disordine. Anche trovandosi di fronte ad un dettaglio così caotico, si poteva essere sicuri che nulla era stato lasciato al caso dalla scrittrice. Troneggia anche la sua fidata collana di perle, in contrasto con gli abiti scuri che soleva scegliere. Sullo sfondo possiamo notare il particolare dei Navigli, luogo che conserva ancora oggi i numerosi segreti di Alda Merini.