Dopo aver appreso la decisione del Tribunale del Riesame di Brescia che ha nuovamente respinto l’istanza di scarcerazione presentata dai legali di Massimo Bossetti, emergono nuove ipotesi su quanto avvenuto la sera del 26 novembre 2010 in cui Yara Gambirasio è stata rapita e uccisa. E’ stata in particolare la trasmissione “Quarto Grado”, condotta da Gianluigi Nuzzi e Alessandra Viero su Rete 4 il venerdì sera, a riproporre la tesi secondo cui il carpentiere di Mapello, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso la tredicenne di Brembate, abbia agito non da solo ma insieme a un complice: in particolare, secondo il programma sarebbero molte le coincidenze che farebbero pensare al coinvolgimento di un collega di Bossetti. Clicca qui per vedere il video
Sono state rese note le motivazioni con cui il Tribunale del Riesame di Brescia ha nuovamente respinto l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati di Massimo Bossetti, l’uomo che dal 16 giugno scorso è in carcere con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio. Come riporta oggi l’Eco di Bergamo, i giudici hanno rilevato il rischio di reiterazione del reato: insomma, se uscisse dal carcere potrebbe uccidere ancora. Si legge infatti che “si staglia evidentissima una carenza di capacità di autocontrollo”, in quanto se Bossetti “fosse messo in libertà potrebbe, assai facilmente, aggredire altre giovani con la stessa disinvoltura già manifestata”. Per questo i giudici si dicono convinti che “gli arresti domiciliari sono misura inadeguata”, soprattutto “per l’indole altamente trasgressiva del prevenuto, che non dà segni di garanzia circa l’osservanza dei limiti che caratterizzano la restrizione”. Poi il tribunale conclude: “A maggior ragione, sono insufficienti misure non detentive, per gli amplissimi spazi di movimento sostanzialmente incontrollato che lasciano, grazie ai quali il ricorrente potrebbe cogliere la prima occasione per reiterare il reato. Solo la cautela in corso può contenerlo e scongiurare il pericolo di ricaduta”.
Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso con l’accusa di aver ucciso Yara Gambirasio, sta perdendo “la speranza in un processo giusto” e questo lo sta “uccidendo giorno dopo giorno”. A parlare è Claudio Salvagni, uno dei due legali del carpentiere di Mapello che oggi si è visto nuovamente respingere l’istanza di scarcerazione dai giudici del Riesame di Brescia. “Se ritengono che quello è il mio Dna è inutile che mi facciano il processo”, avrebbe detto proprio Bossetti incontrando il suo avvocato. Dopo aver appreso la decisione dei giudici sulla scarcerazione, i legali sono adesso in attesa delle motivazioni, non ancora rese note, per poter presentare un eventuale ricorso.
Niente da fare anche questa volta: Massimo Bossetti resta in carcere. Lo ha deciso il tribunale del riesame di Brescia. Evidentemente le condizioni per la sua scarcerazione non sussistono, neanche i domiciliari con braccialetto elettronico come avevano chiesto i suoi avvocati difensori.
Tra oggi e domani il tribunale di sorveglianza di Brescia deciderà se permettere o no la scarcerazione di Massimo Bossetti, imputato con l’accusa di avere ucciso Yara Gambirasio. La richiesta di scarcerazione è stata presentata già una volta dagli avvocati difensori del presunto killer i quali hanno detto che il loro cliente potrebbe essere rimesso in libertà, ma con l’uso del braccialetto elettronico. In questo modo sarebbe continuamente rintracciabile dalle forze dell’ordine. Per permettere la scarcerazione è infatti fondamentale che i reati di cui un imputato è accusato non possano indurre al pericolo di fuga, di reiterazione del reato o inquinamento delle prove.