Dafne, una ragazza di Gallarate e residente nella zona di Marnate, è scomparsa nel nulla sabato notte. Sono subito scattate le ricerche dei Carabinieri, che hanno raccolto la testimonianza di un 35enne della zona, già noto alle forze dell’ordine, che sabato sera si trovava nel cosiddetto «bosco dello spaccio», dove bande di pusher magrebini e italiani si rifugiano in attesa di acquirenti. Pare che la ragazza si sia avventurata da sola all’interno di questo bosco, a Marnate, poi sarebbe stata portata via da due persone, presumibilmente due spacciatori di droga. Il condizionale è d’obbligo, ma è stato proprio quest’uomo a dare l’allarme chiedendo a un passante di chiamare le forze dell’ordine. Ascoltato in caserma per tutta la giornata di ieri, era giunto in quel luogo a bordo di una Mercedes, che è stata bruciata in tarda serata. L’uomo aveva inizialmente detto di essere stato aggredito da due spacciatori, fuggiti poi portando con sé una ragazza che si trovava anch’essa in zona. Le versioni successive sono state contraddittorie. Per questo, come riportato dal Corriere della Sera, i Carabinieri sostengono che il testimone abbia raccontato solo una parte della verità.
I DUBBI SUL RACCONTO DEL TESTIMONE
Il testimone si è contraddetto nel racconto sulla scomparsa di Dafne per coprire il motivo reale per il quale si trovava nel bosco di Marnate? All’interno della sua auto bruciata non sono stati rinvenuti resti umani, quindi tutte le ipotesi restano aperte. Da domenica all’alba le ricerche si stanno concentrando su un triangolo immaginario a cavallo tra le province di Varese, Como e Milano. Gli inquirenti hanno provato più volte a contattare il numero di cellulare della ragazza, ma il telefono continua a squillare senza che nessuno risponda. Peraltro la cella telefonica è piuttosto ampia, e comprende tanti boschi della zona. Ieri, come riportato dal Corriere della Sera, sono stati usati anche cani nelle ricerche nella speranza di rintracciare qualche indizio che portasse alla giovane. Gli investigatori per ora non si sbilanciano, anche perché il racconto dell’uomo proprietario della Mercedes andata a fuoco è tutto da verificare. Il mistero si infittisce.