L’integrazione degli immigrati è una sfida che l’Occidente rischia di perdere. Ci sono quartieri dove l’Islam regola i rapporti sociologici e giuridici. Sono ghetti radicalizzati dove la polizia non può entrare, chiamati per questo motivo «no go zone». Una piaga europea, perché sono quartieri dominati dalla sharia, la legge coranica. Sono quindi zone dove, ad esempio, è vietato l’accesso alle donne occidentali. E quindi considerarle delle vere e proprie zone franche non è sbagliato. Questi ghetti sono ovunque: a Malmoe, in Svezia, dove tra l’altro è comparso un cartello allarmante. «Nel 2030 prenderemo il controllo», era il senso del messaggio citato da Il Tempo. E questa è una battaglia che si combatte anche con l’arma della demografia, perché facendo sempre più figli si può popolare l’Europa. Questi ghetti radicalizzati rappresentato la base di partenza. Lo dimostra Molenbeek, quartiere islamico di Bruxelles. Ma c’è anche Saint Denis, a Parigi: qui verrà costruito un campus universitario dove si insegnerà teologia musulmana. Quartieri di questo tipo si trovano anche in Germania e Danimarca.
L’ISLAM ALLA CONQUISTA DELL’EUROPA PARTENDO DAI GHETTI
IL CASO INGLESE
Londra è un caso a parte, perché il multiculturalismo ha prodotto più di un ghetto incontrollabile, dove ad esempio non si tiene conto del sistema giuridico del Paese ma della sharia. C’è una legge, Arbitration Act, che consente loro di dirimere diverse questioni (dal matrimonio all’eredità, passando per la custodia dei figli) con le corti islamiche. Ma così vengono applicati principi del tutto contrari ai valori occidentali. Paul Collier aveva allora ragione nel suo “Exodus”, quando parlava della “diaspora” come allontanamento dall’integrazione. La questione è particolarmente seria in Inghilterra, dove la premier Theresa May aveva sollevato il problema della violazione della libertà delle donne islamiche a causa del funzionamento di questi tribunali. Chissà cosa potrebbe accadere se il loro raggio d’azione venisse allargato…