La Chiesa si appresta a pronunciarsi su Medjugorje? Lo scorso venerdì, 17 gennaio, la Commissione internazionale d’inchiesta, voluta da Benedetto XVI nel 2010, che ne ha affidato la presidenza al cardinale Camillo Ruini, ha consegnato le sue conclusioni alla Congregazione per la Dottrina della fede. Abbiamo girato la domanda al giornalista Riccardo Caniato, caporedattore del mensile Studi cattolici che ha appena riunito nel volume Medjugorje Paradiso sola andata, il racconto delle apparizioni unitamente a significative testimonianze – la sua, quelle dei veggenti e di moltissimi convertiti incontrati sul posto – offrendo molte ragioni positive di questo grande evento di popolo.
Allora Caniato, la Santa Sede sta per emettere un verdetto definitivo su Medjugorje?
Sarebbe corretto chiederlo a mons. Gerhard Ludwig Müller, il prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, che si appresta a ricevere la berretta cardinalizia da Papa Francesco. Ma dubito che risponderà. In questa nuova fase, che si è aperta lo scorso venerdì, la Congregazione vaglierà tutta la documentazione apportata dalla Commissione e redigerà un documento conclusivo da sottoporre al Pontefice. A questo punto, in accordo con il Santo Padre, seguirà probabilmente un decreto, che sarà lo strumento attraverso il quale i fedeli e l’opinione pubblica saranno messi al corrente delle decisioni della Santa Sede su Medjugorje. Ma a oggi, tutto quanto è stato detto appartiene agli àmbiti della ragionevolezza e delle congetture.
Ma quali scenari si prospettano?
Le norme della Congregazione per la Dottrina della Fede che disciplinano il discernimento su fatti ritenuti straordinari comprendono tre possibilità di giudizio a cui corrispondono altrettante formule, per le quali un dato evento constat de non supernaturalitate, non constat de supernaturalitate, o, infine, constat de supernaturalitate.
Veniamo alla prima formula.
Rispetto a Medjugorje, se la Santa Sede ricorresse alla prima formula significherebbe che riterrebbe fasulle le apparizioni e metterebbe una pietra tombale sull’argomento.
E nel secondo caso?
Nel secondo caso il giudizio è sospensivo e aperto a ulteriori indagini. Il non constat de è da intendersi infatti per “allo stato attuale non si sono riscontrati elementi sufficienti che consentano un riconoscimento pieno e definitivo” e, nella prassi, comporta che la Chiesa tenga aperta la porta a sviluppi d’indagine rimandando il giudizio. La terza affermazione, infine, corrisponde al riconoscimento del tocco di Dio.
Secondo lei, per Medjugorje, quale formula dobbiamo aspettarci?
Rientriamo nella sfera del personale e pertanto dell’opinabilità, ma penso che la Santa Sede non negherà i fatti di Medjugorje né li riconoscerà pienamente, attestandosi nuovamente su una posizione di “non constat de” o, in un’ipotesi più aperta, riconoscendo l’autenticità dell’intervento divino non per l’intero fenomeno, ma relativamente a un periodo circoscritto, come quello dell’inizio delle apparizioni.
Possibile?
Mi spiego. Personalmente mi sento di escludere un giudizio di negazione per due considerazioni: la prima è che la Chiesa nei trent’anni delle apparizioni ha costantemente seguito e analizzato il fenomeno e se avesse riscontrato elementi di truffa e manipolazione sarebbe già intervenuta d’autorità. Invece si è limitata, finora, a formulare nel 1991, con la Dichiarazione di Zara, un giudizio sospensivo, che è stato confermato negli anni, in considerazione del fatto che non essendo l’evento ancora terminato non si può pervenire a una valutazione complessiva. In secondo luogo, l’autorità della Chiesa, che è Madre anche di tutti i milioni di devoti che in questi anni si sono rivolti con fede alla Regina della Pace di Medjugorje, è perfettamente a conoscenza dell’abbondanza di grazie fisiche ma in ultima analisi spirituali riconducibili a questo imponente avvenimento ecclesiale.
Nel suo libro Medjugorje Paradiso sola andata, lei insiste proprio su quest’ultimo aspetto, intervistando a lungo i veggenti, ma anche persone di ogni parte del mondo che asseriscono che a Medjugorje hanno fatto esperienza dell’amore di Dio…
E si sono convertite, si sono accostate ai Sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia… I confessionali a Medjugorje sono sempre pieni e le file a Messa per ricevere la Comunione interminabili. Per quanto possa valere, non ho mai visto nascere mele buone da un tronco marcio.
Quindi…?
Per queste due considerazioni – avvenimento ancora in corso, abbondanza di frutti buoni – penso che la Chiesa, avallata la consistenza del discernimento già compiuto in passato, o riproporrà le posizioni attendiste già acquisite, dando istruzioni per una corretta pastorale dei pellegrini, o, come nel precedente delle apparizioni africane di Kibeho, pur rimandando a un giudizio definitivo a conclusione delle stesse, decida comunque di sottolineare la veridicità dell’evento nel suo incipit.
Ieri, sul Corriere della Sera, Vittorio Messori − riconoscendo l’ondata di grazia testimoniata da chi va a Medjugorje − ha affermato che se le apparizioni non venissero approvate creerebbero sconcerto in milioni di fedeli, ma che se venissero approvate direttamente dalla Santa Sede, soprassedendo al giudizio del vescovo locale, si affermerebbe un precedente irrituale rispetto a quanto sancito dal Diritto canonico. Che cosa ne pensa?
In verità la Congregazione per la Dottrina della fede, all’epoca Sant’Uffizio, nel 1974 redisse un documento dal titolo Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni, poi ratificato da Paolo VI nel 1978, in cui si stabilisce che la Santa Sede possa avocare direttamente a sé il discernimento su un dato evento di natura straordinaria dietro un’esplicita richiesta in merito di un gruppo qualificato di fedeli o per ragione della giurisdizione universale del Papa come capo supremo della Chiesa. Ora tantissimi sono i fedeli di Medjugorje sparsi in tutto il mondo che hanno chiesto lumi alla Santa Sede e al Papa rispetto a un evento che è loro caro. E Roma ha risposto nel 2010, proprio con la creazione della Commissione internazionale.
Se l’autorità della Chiesa non dovesse riconoscere Medjugorje quale sarebbe il suo atteggiamento?
Terminerei, per obbedienza all’autorità del Papa, di dare testimonianza pubblica a questo evento che ho incontrato nel 2001. Ma nel mio cuore continuerei a esserne certo perché, come ha osservato mons. Luigi Negri nella Prefazione al mio libro, l’esperienza di Medjugorje ha coinciso con un innamoramento profondo per la Madre di Dio, Porta del Cielo e della Speranza che è Cristo.