Duro colpo inferto alla ‘ndrangheta da parte della Dda di Catanzaro, che con una maxi-operazione ha arrestato 169 persone, legate in vario modo al clan Farao-Marincola. Grande soddisfazione da parte delle istituzioni, con il presidente della Giunta regionale calabrese Mario Oliverio che, in una nota, ha voluto ringraziare “i magistrati della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, il procuratore Nicola Gratteri, le Forze dell’Ordine che sono stati impegnati nell’operazione Stige che ha permesso di assestare un colpo importante alla ‘ndrangheta portando alla luce, ancora una volta, il suo radicamento in Calabria, in molte regioni italiane e in Europa, ma anche i suoi collegamenti con settori del mondo politico e istituzionale”. Successivamente, come riporta cn24tv.it, il governatore ha parlato della lotta al crimine organizzato: “La battaglia contro la ‘ndrangheta è, come sapevamo dura e irta di difficoltà, ma occorre perseguirla con coraggio e determinazione per il rispetto dei principi della legalità. L’operazione di oggi dimostra come tra tutte le mafie nel mondo nessuna appare più globalizzata della ‘ndrangheta, non solo come forza criminale o economica, ma di estensione e radicamento in diverse parti del mondo”. (Agg. Massimo Balsamo)
LA SODDISFAZIONE DI GRATTERI
Grande soddisfazione per i 169 arresti di ‘ndrangheta eseguiti nell’ambito dell’operazione Stige è stata espressa quest’oggi da Nicola Gratteri, il procuratore della DDA di Catanzaro. Come riportato da crotonenews.com, nel corso della conferenza stampa odierna, Gratteri ha detto:”Questa, per numero di arresti, è la più grande operazione degli ultimi 23 anni”. Poi ha raccontato:”Prima che io mi insediassi sono andato a trovare il Generale Del Sette, che oggi ci onora della sua presenza. Ed è una delle poche volte in cui il comandante generale dell’Arma partecipa ad una conferenza. Quando andai da lui gli parlai di un’idea, un sogno che è quello di liberare la Calabria. E lui da subito ha mandato giù i suoi migliori uomini. (…) Questa è una indagine da portare nelle scuole di magistratura per spiegare come si fa una indagine per 416bis”.
LE INTERCETTAZIONI
Si evince dalle intercettazioni rese pubbliche dai carabinieri lo stato di disperazione dei commercianti di Cirò, la cittadina della provincia di Crotone che secondo la Dda di Catanzaro, che ha dato il via libera agli arresti per 169 persone, era di fatto diventato il feudo del clan Farao-Marincola. Nell’audio diffuso dagli inquirenti si ascolta una conversazione tra due commercianti della zona; uno dei due lamenta (in dialetto calabrese):”All’olio ci sono loro, al pesce ci sono loro, il pane è loro, i morti, la frutta…Ma insomma che c***o vogliamo? Ma ti rendi conto che stai campando quotidianamente sulle spalle dei poveretti?”. Lo sfogo prosegue:”Chi me la fa fare a mettermi contro di loro? Che poi mi succede qualcosa…”. E l’interlocutore, dall’altra parte del telefono, aggiunge:”Hai visto – omissis – una parola ha detto..e l’hanno ammazzato”.
LA COSCA “IMPRENDITORIALE”
Saranno chiamati a rispondere di associazione di tipo mafioso, tentato omicidio, estorsione, autoriciclaggio, porto e detenzione illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, procurata inosservanza di pena e illecita concorrenza con minaccia aggravata dal metodo mafioso, i 169 indagati finiti in arresto nell’ambito dell’Operazione Stige coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha messo nel mirino il clan di ‘ndrangheta dei Farao-Marincola. Un’attività illegale che, sfruttando la collusione con la politica, era riuscita ad allungare i propri tentacoli dal “feudo” di Cirò Marina (KR) fino alla Germania. La Dda ha spiegato che “la cosca aveva infiltrato il tessuto economico e sociale dell’area cirotana mediante un radicale controllo mafioso degli apparati imprenditoriali, operanti soprattutto nei settori della produzione e commercio di pane, della vendita del pescato, del vino e dei prodotti alimentari tipici, nonché nel settore della raccolta e riciclo sia di materie plastiche sia di r.s.u.”. La particolarità del clan si ravvisava nella gestione quotidiana del potere. Avvalendosi dell’operatività “di due ‘ndrine satelliti: quella di Casabona (Kr), facente capo a Tallarico Francesco, e quella di Strongoli (Kr), facente capo alla famiglia “Giglio”, la locale di Cirò”, diretta dal boss ergastolano Giuseppe Farao, privilegiava “lo sviluppo imprenditoriale della cosca, affidato ai propri figli e nipoti e sviluppato attraverso il reperimento di nuovi e sempre più remunerativi canali di investimento economico, limitando al massimo il ricorso ad azioni violente ed evitando gli scontri interni ritenuti pregiudizievoli per la conduzione degli “affari”. Il controllo mafioso del territorio era stato invece demandato ad una serie di “reggenti”, fedelissimi del capo cosca”.
169 ARRESTI TRA ITALIA E GERMANIA
Il clan Farao-Marincola aveva esteso i propri tentacoli fino in Germania, mettendo sotto scacco interi Länder. Da Cirò Marina, divenuto il feudo per eccellenza di questa storia di ‘ndrangheta, grazie alla collusione di una parte della classe politica non era stato difficile aumentare la propria influenza al di là del crotonese. La rete criminale, infatti, si era sviluppata e ramificata anche al Nord e nel Centro Italia, visto che Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Lazio, erano state in grado di garantire alla “holding criminale” affari per milioni di euro. Il banco è saltato definitivamente nelle ultime ore, grazie ad una maxi-operazione della Dda di Catanzaro, che ha effettuato 169 arresti tra capi e gregari del clan ma, come riporta La Repubblica, ha visto finire in manette anche tre sindaci della zona oltre che il presidente della provincia di Crotone, Nicodemo Parrilla. Nell’ambito dell’operazione di polizia sono stati sequestrati beni per 50 milioni di euro.
APPALTI E PIZZA
Ma come aveva fatto il clan Farao-Marincola a conquistare potere in Germania? In che modo la ‘ndrangheta esercitava la sua attività criminale? Da una parte c’era la più classica delle collusioni tra mafia e politica. In questo caso, infatti, al clan erano garantiti appalti e prebende in cambio di sostegno elettorale. Nell’attività investigativa coordinata dal procuratore capo Nicola Gratteri, che ha dato mandato ai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Crotone di eseguire gli arresti, è emersa l’attività del clan anche nel campo della raccolta dei rifiuti e dei servizi funebri, ma non venivano disdegnati neanche altri remunerativi settori. Ma è in Germania che si dava spazio alla fantasia. Tra Baden-Württemberg, Renania Settentrionale-Vestfalia e in Sassonia, i Farao-Marincola – hanno accertato gli investigatori – i Farao-Marincola erano riusciti a sviluppare una fitta rete commerciale imponendo a ristoranti e pizzerie l’acquisto di diversi prodotti del crotonese, dalla pasta per la pizza al vino di Cirò. Grazie alla collaborazione della Dda catanzarese con tre diverse procure tedesche sono finite in manette 13 persone.