Sofia, la bambina di tre anni e mezzo affetta da una grave malattia degenerativa, potrà essere sottoposta solo alla seconda infusione di staminali ma non potrà proseguire la cura ideata dal professor Vannoni. Lo denuncia la madre della piccola, Caterina Ceccuti: “La direzione degli Spedali – ha detto – fa sapere che la bimba ha diritto ad una sola infusione presso questa struttura. Non è previsto il completamento della terapia come speravamo, a meno di un imposizione da parte delle autorità giuridiche o sanitarie nei confronti degli Spedali”. Anche il papà Guido, recentemente intervistato da TgCom24, ha fatto sapere che dopo la seconda infusione delle cinque previste “l’ospedale si rifiuta formalmente di eseguire la terza seduta. Perché è vero che il ministro Balduzzi ha autorizzato una seconda infusione sull’onda del clamore mediatico che si è acceso dopo gli interventi di Adriano Celentano e altri vip, ma di fatto sui laboratori bresciani pesa ancora il verdetto di un’ispezione fatta mesi fa dai Nas”. Quei laboratori, aggiunge il padre di Sofia, “furono dichiarati inadatti a trattare le cellule staminali secondo il metodo del professor Vannoni e quindi sono stati interdetti dal continuare quel tipo di attività”. Adesso, quindi, “la confusione è totale, la vittoria o la sconfitta di ogni malato in un tribunale del lavoro fa la differenza e permette o nega l’accesso a queste cure sperimentali. L’Aifa e i Ministero avevano detto che non si potevano continuare queste cure, ma i verdetti che vengono emessi dai magistrati di tutta Italia dicono cose diverse. Per cui si arriva al paradosso estremo per cui uno stesso paziente prima comincia la terapia e poi viene interrotto”. “Valuteremo i prossimi passi con il nostro legale – ha concluso il papà della piccola Sofia -. Perché oggi per curarsi prima di trovare un bravo medico, bisogna trovare un bravo avvocato”.