Ieri Benedetto XVI, nel corso di una cerimonia nella Basilica di Santa Maria Maggiore, ha affidato l’Italia alla Madonna. Con il nome di Mater Unitatis, l’affidamento è stato fatto in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Un’Italia, ha detto il Pontefice, che celebrano i 150 anni della sua unità politica può allo stesso tempo essere orgogliosa della presenza e dell’azione della Chiesa. La cerimonia si è tenuta ieri a margine dell’assemblea nazionale dei vescovi italiani che si tiene proprio in questi gironi a Roma. Erano presenti i cardinali e i vescovi di tutto il Paese. Il Papa ha rivolto parole forti sul tema dell’Italia, a cui ha indicato il futuro: unità certamente, ma anche costruzione del bene comune, che deve passare per forza di cose attraverso la difesa e la promozione della famiglia e della vita. Ma anche con l’impegno per la creazione di un lavoro non precario. Ritrovare le ragioni dell’identità nazionale, nelle parole del Papa, andando oltre le divisioni che si sono registrate in tempi recenti. Il tutto affidandosi alla Madonna. «Sotto la protezione della Mater unitatis poniamo tutto il popolo italiano, perché il Signore gli conceda i doni inestimabili della pace e della fraternità e, quindi, dello sviluppo solidale. Aiuti le forze politiche a vivere anche l’anniversario dell’Unità come occasione per rinsaldare il vincolo nazionale e superare ogni pregiudiziale contrapposizione: le diverse e legittime sensibilità, esperienze e prospettive possano ricomporsi in un quadro più ampio per cercare insieme ciò che veramente giova al bene del Paese. L’esempio di Maria apra la via a una società più giusta, matura e responsabile, capace di riscoprire i valori profondi del cuore umano» ha concluso il Pontefice. Benedetto ha anche ricordato che non può esserci contrapposizione tra fede e laicità: la Chiesa è rispettosa, ha detto, non persegue privilegi né intende sostituirsi alle responsabilità delle istituzioni politiche. Sono state rivolte parole accorate per tutti coloro che hanno difficoltà nel mondo del lavoro: superare il diffuso precariato, ha detto, che nei giovani compromette la serenità di un progetto di vita familiare. Ai vescovi affida infine un compito decisivo: «Non esitate a stimolare i fedeli a partecipare in prima persona alla vita pubblica. Incoraggiate le iniziative di formazione ispirate alla dottrina sociale della Chiesa, affinché chi è chiamato a responsabilità politiche e amministrative non rimanga vittima della tentazione di sfruttare la propria posizione per interessi personali o per sete di potere.»
Un messaggio che ha ricordato come unità d’Italai signfiichi ritrovare le radici e l’identità di un popolo: «Rinnovate le occasioni di incontro, nel segno della reciprocità, tra Settentrione e Mezzogiorno. Aiutate il Nord a recuperare le motivazioni originarie di quel vasto movimento cooperativistico di ispirazione cristiana che è stato animatore di una cultura della solidarietà e dello sviluppo economico. Similmente, provocate il Sud a mettere in circolo, a beneficio di tutti, le risorse e le qualità di cui dispone e quei tratti di accoglienza e di ospitalità che lo caratterizzano».