LA CRESCITA DEI RIFIUTI COMPOSTABILI
Cresce il numero di rifiuti compostabili, grazie anche agli imballaggi in plastica che possono essere buttati nell’umido, insieme agli avanzi di cibo e agli altri scarti adatti a questo tipo di raccolta differenziata. È quanto emerso dallo studio di Plastic Consult presentato durante “Biowaste: ricerche e monitoraggi per favorire la qualità della raccolta differenziata dell’umido e della plastica”, organizzato da Assobioplastiche, Corepla, Conai e Cic. Il Consorzio italiano compostatori, ha fatto sapere che la purezza dell’umido raccolto nelle città è di circa il 95%. La parte restante è per il 60% rappresentata da plastica. Complessivamente, quindi, la plastica rappresenta il 3% dell’umido totale raccolto. Purtroppo non mancano casi di sacchetti non biodegradabili utilizzati per la raccolta, nonostante vi sia l’obbligo di usarli.
GLI IMBALLAGGI IN PLASTICA COMPOSTABILE
Negli impianti dedicati alla produzione del compost arrivano circa 31.000 tonnellate di bioplastica, che vengono trasformate direttamente in compost, e circa 73.500 tonnellate di plastica, che devono prima essere lavorate per separare ed estrarre i materiali con cui si può produrre compost di qualità. “Oltre a costituire un costo per gli impianti questi polimeri fossili generano un effetto di trascinamento e per toglierli servono tecnologie complesse”, è il commento di Alessandro Canovai, Presidente del Cic, riportato da Adnkronos. Resta comunque il fatto che con il compost si aiuta l’agricoltura, specialmente biologica, e la fertilità del suolo. Interessante notare che nel 2016 sono state prodotte 47.800 tonnellate di imballaggi in plastica compostabile: un dato in crescita del 59% rispetto al 2013.