Nel giorno del 37esimo anniversario della stage di Ustica, il sindaco di Bologna Virginio Merola ha colto a Palazzo d’Accursio i famigliari della vittime di quel dannato 27 giugno 1980. Il volo della tragedia Dc9 Itavia era infatti partito da Bologna e si dirigeva verso Palermo ma non arrivò purtroppo mai, inghiottendosi 81 vite nel Mediterraneo. «Avete avuto pezzi dello Stato non al vostro fianco ma che, con il loro comportamento, hanno ostacolato una compiuta ricerca della verità. Avete invece avuto altri pezzi dello Stato, come ad esempio il giudice Rosario Priore per fare un nome, non l’unico, che hanno camminato con voi e tuttavia, anche negli ultimi anni, quella speranza che avevate riposto nella procedura di desecretazione degli atti è andata delusa».
È durissimo il sindaco bolognese sulle responsabilità evidenti della gestione di questa orrenda strage ancora oggi avvolta nel mistero; quale bomba e se c’era la bomba, di che nazionalità era quell’aereo che ha compiuto un atto di guerra in tempo di pace e perché ancora oggi non si sa nulla. Tutti questi quesiti sono ancora vivissimi, e Merola non esita ad ammettere: «pochissimi i documenti depositati dal Ministero dei Trasporti, nulla dell’aviazione civile, né dello Stato Maggiore della Marina, in generale la documentazione presente è di nessuna utilità. Insomma: uno scenario che non fa onore a quella volontà di trasparenza che la direttiva Renzi portava con sé, che ci intristisce ma che non ci deve lasciare in silenzio», conclude il sindaco di Bologna davanti alle famiglie delle vittime di Ustica. (agg. di Niccolò Magnani)
Si celebra oggi, martedì 27 giugno 2017, il 37° anniversario della strage di Ustica. Un dolore ancora acceso, soprattutto per le famiglie delle vittime che continuano a gridare giustizia. Il mistero che ruota attorno a quanto accadde ad Ustica è tuttora da chiarire, nonostante negli ultimi mesi si era paventata l’idea di una possibile svolta. “Vogliamo che gli appelli a far luce su quanto accadde quella notte non restino facile retorica”, ha infatti sottolineato Giuliana Cavazza, presidente onoraria dell’Associazione per la verità su Ustica e figlia di una delle vittime che sono rimaste uccise il 27 giugno del 1980. L’appello in particolar modo è diretto a Paolo Gentiloni, in qualità di massima autorità italiana. Ad alimentare la rabbia delle famiglie interessate è infatti la conferma che il governo italiano non ha mai presentato il rapporto finale all’agenzia dell’Onu preposta a valutare l’aviazione civile mondiale (ICAO), riguardo alle cause che hanno provocato la distruzione del DC-9. Come sottolinea Rai News, la relazione è stata richiesta dalle convenzioni internazionali ed in questo punto il nostro Paese risulta inadempiente.
37 anni fa è avvenuta una delle tragedie più eclatanti della cronaca italiana. La strage di Uscita aprì i battenti nell’immediato a numerosi dubbi ancora da chiarire. Diverse le teorie che sono nate per individuare i responsabili, fra cui la possibilità che rientrassero nel piano omicida il governo americano, libico e francese. Si è parlato anche di una cospirazione o di un terribile incidente che avrebbe provocato lo scontro fra il DC-9 e un aereo militare, oppure un guasto al velivolo. Valutata anche la pista terroristica, soprattutto alla rivendicazione successiva da parte dei Nuclei Armati Rivoluzionari, un gruppo neofascista. La valutazione dei giudici invece puntò dritta verso il Super Sismi, un gruppo sovversivo all’interno dei servizi segreti militari che mise in atto un depistaggio mirato. Una visione che tuttavia nel corso di oltre tre decadi è stata sfatata più volte, fino alla condanna comminata dalla Corte di Appello di Roma, avvenuto nel 2013, di un maxi risarcimento a favore delle famiglie delle vittime.
L’appello promosso dai familiari delle vittime evidenzia in particolar modo come la perizia effettuata sul DC-9 non sia mai stata ufficializzata. Il processo penale avviato per la strage di Ustica ha infatti vissuto solo la presentazione della perizia tecnica di ufficio, realizzata da undici dei maggiori specialisti ed esperti di aviazione presenti in tutto il mondo. Secondo il rapporto, è chiaro che il DC-9 della Itavia precipitò a causa di una bomba installata a bordo, all’interno della toilette. “Tale perizia è diffusamente accettata in tutto il mondo e non è mai stata smentita in giudizio”, prosegue nel suo intervento a Rai News Giuliana Cavazza, “al contrario delle 29 fantasiose ipotesi che si sono succedute negli anni”. Un quadro generale che appare ancora più preoccupante se visto alla luce dell’aumento del pericolo che avvengano attacchi terroristici proprio agli aerei di linea.