Il caso delicato e assai discusso del prete di Alassio accusato, condannato, ma anche assolto e innocente “nello stesso motivo” continua a far discutere: Don Luciano Massaferro è una conoscenza non nuova alla cronaca nazionale, fin dal 2009 quando venne arrestato nella sua Alassio (dove era parroco conosciuto e stimato) con l’accusa gravissima di pedofilia e abuso di minori. Il caso torna a far parlare visto che la Chiesa ha concluso in questi giorni il lungo processo canonico, con una piena assoluzione: il problema è che la Cassazione ha invece stabilito che “Don Lu” (come veniva chiamato in parrocchia) è colpevole e dunque condannato per aver molestato una chierichetta che all’epoca (nel 2009) aveva 12 anni. È stato condannato a 7 anni e 8 mesi di carcere (già tutti scontati in prigione, ndr), almeno per la giustizia italiana: per il Tribunale Regionale Ecclesiastico invece è completamente innocente, «dopo più di quattro anni di meticoloso e puntuale processo penale canonico e deve essere completamente riabilitato in quanto non consta che egli abbia commesso i delitti a lui ascritti». Lo ha reso noto il vescovo di Albenga-Imperia, Mons. Guglielmo Borghetti mostrando il verdetto ecclesiale sul parroco accusato di pedofilia: si tratta di una «sentenza canonica di assoluzione», si legge in una nota della diocesi, «che consente al prete di tornare a celebrare pubblicamente la Messa e i Sacramenti della vita cristiana», prosegue il comunicato pubblicato sul sito Internet diocesano.
LA DECISIONE DELLA CHIESA IN CONTRASTO CON LO STATO
Il problema è che il reintegro completo nella vita quotidiana diocesana non potrà avvenire completamente visto la contemporanea accusa e condanna definitiva della giustizia italiana (confermata appunto dalla Cassazione) per la quale non può assolutamente ricoprire ruoli di insegnamento in scuole di ogni ordine e grado, con particolare riferimento a quelle frequentate da minorenni, e l’interdizione dai pubblici uffici. Tradotto, Don Luciano non potrà sposare, celebrare battesimi o altri riti con valenza civile e pubblica, mentre la Sacra Messa potrà sempre celebrarla. «Massaferro potrà celebrare esclusivamente matrimoni di carattere squisitamente religioso, come quelli tra persone già sposate civilmente, o che intendono separare le due cerimonie», spiegano i collegi de Il Secolo XIX che hanno seguito da vicino la vicenda fin dalle origini. La famiglia della vittima è sotto choc per la decisione del Tribunale della Chiesa e il paese ancora si divide tra colpevolisti e innocentisti, spesso dimenticando che si parla nello specifico di due persone (la ragazzina, oggi 21enne, e lo stesso sacerdote). Di fronte alle due sentenze profondamente contrastanti, il cardinale e arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha commentato in questo modo «L’augurio è che ripristinata la verità, secondo le procedure previste giuridicamente, lui possa essere sereno in ciò che potrà fare come sacerdote nei limiti delle possibilità previste. Mi risulta – ha aggiunto l’ex Presidente della Cei – che siano state fatte tutte le procedure previste canonicamente e giuridicamente per il reintegro, se si è arrivati a questa sentenza sicuramente ci sono ampie motivazioni, tornerà operativo secondo le modalità previste». Particolarmente significativo – e segno di una efficace modalità pacata e non aggressiva della Chiesa ligure – l’intervento del vescovo Borghetti, secondo cui entrambe le sentenze dovranno essere rispettate completamente, anche se sono contrastanti tra loro (qui il vero “danno” di una vicenda per troppi tempi condizionata dagli attacchi mediatici delle opposte fazioni): «Non posso dubitare della bontà dell’una o dell’altra oppure entrare nel merito tecnico dei responsi. Sono convinto che tutti abbiano fatto il loro dovere nei procedimenti che hanno portato ai verdetti. […] ogni passo sarà compiuto con la prudenza e la delicatezza del caso. Occorre riappacificare gli animi di tutti coloro che in questi anni hanno seguito quanto accaduto».