E’ stato commovente l’incontro dell’associazione Scienza e Vita con Papa Francesco nella bellissima Sala Clementina in Vaticano, ieri, 30 maggio, in occasione del decennale dell’associazione. Quattrocento delegati dalle oltre cento sezioni di associazioni locali sparse nel territorio italiano sono restati silenzio per tutto il discorso papale per poi scoppiare in un applauso fortissimo. L’incontro era infatti stato preceduto il giorno precedente da un convegno nazionale in Roma dove, dopo la prolusione del cardinale Bagnasco, erano state trattate a gruppi varie tematiche riguardanti un affronto positivo della vita umana: attenzione ai concepimenti in età ritardata, la cultura dello scarto come fenomeno da superare, scuola e affettività, e altro.
L’incontro col Papa si è aperto col saluto della presidente di Scienza e Vita, Paola Ricci Sindoni, che ha spiegato alcuni tratti dell’azione dell’associazione: in particolare si è soffermata sull’impegno di Scienza e Vita a proteggere la dignità umana alle periferie abbandonate: disabili, anziani, detenuti, bambini. Facendo attenzione allo strapotere delle tecnoscienze senza mai demonizzare la scienza, dato oltretutto che molti esponenti di Scienza e Vita sono scienziati. Dunque, spiega la Ricci Sindoni, supporto alla scienza, e contrasto con la sua ideologizzazione.
Le hanno fatto eco le parole del papa, che ha sottolineato che il servizio alle persone fatto da Scienza e Vita è incoraggiante, in particolare in una società segnata dalla cultura dello scarto: sono mani — ha detto — che si tendono verso le altre, mani che si alzano in difesa della vita. Occorre uscire e incontrare gli altri per sorreggere i deboli. Perché è Cristo che ci spinge ad essere servitori dei piccoli e degli anziani. Occorre, ha sottolineato, supportare la scienza, ridando in quell’ambito il primato alla bellezza e alla meraviglia.
“Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, dal concepimento al suo termine naturale, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici” ha detto il Papa. Per questo “è attentato alla vita la piaga dell’aborto, è attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia, è attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza, è attentato alla vita la morte per denutrizione, il terrorismo, la guerra, la violenza. Ma anche l’eutanasia”.
Dunque i soliti criticoni sono stati serviti: sia quelli che rimproverano alle parole del papa di glissare su certi argomenti, sia quelli che vorrebbero che il papa tacesse sui temi più caldi. Perché il papa ha chiamato Scienza e Vita e tutti (anche quelli, ha specificato che non sono credenti ma hanno a cuore la verità) ad andare verso le periferie e a non tacere; e ad approfondire l’impegno sia su inizio e fine vita sia su “tutto quello che c’è in mezzo”.
L’annuncio cristiano, possiamo dire riflettendo su queste ultime parole, è un annuncio colpito dalla realtà dell’uomo e della donna che ha davanti, dell’uomo e della donna con un nome e una storia; per questo non può tramutarsi in un impegno ultraspecialistico o ultrasettoriale, per cui uno si occupa solo ed esclusivamente di un problema. E’ una strada interessante non solo per chi si interessa di temi etici e sociali, ma anche per chi opera nel campo della salute, dove la ultraspecializzazione può portare — e spesso porta — a incomunicabilità o disamore per interezza della persona.