Il 26 ottobre, la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Folco Scotti, vescovo di Pavia vissuto a cavallo tra il XII e il XIII secolo, ricordato dalla Storia per la sua grande opera di pacificazione dei conflitti a cavallo del fiume Po in quegli anni di grande violenza. Secondo la tradizione, Folco Scotti nacque a Piacenza durante l’anno 1164, all’interno di una famiglia nobile di origine irlandese. La famiglia Scotti, infatti, era originaria della grande isola d’Irlanda: nel Medio Evo con il nome ‘Scoti’ si definivano, genericamente, tutti coloro che provenivano dalle isole britanniche. Gli Scotti giunsero in Italia nel corso dell’XI secolo, quando i danesi invasero le isole britanniche sotto la guida del re Knut. Knut avrebbe favorito l’espansione commerciale dei suoi domini, finanziando tutte le spedizioni mercantili in partenza dai porti sotto il suo dominio. Gli antenati di San Folco Scotti erano quindi probabilmente mercanti partiti dall’Irlanda per instaurare relazioni commerciali con la Penisola Italiana e il Mar Mediterraneo. Gli Scotti decisero di stanziarsi in Italia, nell’area padana nei pressi di Piacenza. Quella era una zona importantissima in quanto si trovava al crocevia tra il fiume Po – via d’acqua indispensabile per raggiungere Venezia, principale porto commerciale verso l’Oriente – e il cammino che portava alla Francia e ai valichi delle Alpi. Folco Scotti, dopo aver ricevuto un’istruzione eccellente durante la sua giovinezza, non era il primogenito della casata e, di conseguenza, alla morte del padre non era destinato ad ereditare le fortune familiari. I genitori di Folco decisero quindi di avviarlo alla carriera religiosa, mandandolo presso i Canonici di Sant’Eufemia poco dopo il suo ventesimo compleanno. Grazie al suo grande talento per gli studi, perfezionò la sua formazione prima a Piacenza e in seguito a Parigi, dove approfondì la sua conoscenza della teologia. Una volta tornato a Piacenza dopo il soggiorno a Parigi, il giovane Folco fece rapidamente carriera nelle gerarchie ecclesiastiche, divenendo prima priore dei Canonici, in seguito arciprete all’interno della cattedrale cittadina ed infine ottenendo la nomina alla carica episcopale, convertendosi in vescovo di Piacenza nel 1210. Nel 1216, dopo la morte del vescovo di Pavia, il papa Onorio III conferì la carica episcopale a Folco Scotti. In quell’epoca, le due città di Piacenza e Pavia erano profondamente nemiche. Le due città infatti si trovavano a breve distanza l’una dall’altra, sulle due rive opposte del fiume Po. Naturale quindi che Piacenza – sulla sponda meridionale – e Pavia – su quella settentrionale – fossero in una situazione di costante lotta per il controllo del traffico fluviale per la supremazia commerciale nell’area. Le famiglie dell’aristocrazia delle due città erano composte prevalentemente da patrizi con consistenti interessi commerciali: di conseguenza, la nobiltà di Piacenza e quella di Pavia era divisa da profonde faide che duravano spesso decenni. San Folco Scotti, accettando la nomina a vescovo di Piacenza e Pavia, va a mettersi in una situazione estremamente delicata: i piacentini lo potrebbero considerare alla stregua di un traditore, i pavesi invece potrebbero guardarlo con sospetto, quasi come se fosse un intruso. San Folco, invece, scelse di essere il vescovo di pavesi e piacentini, adoperandosi per favorire una politica di pacificazione e di cooperazione tra le due città, mettendo per sempre fine alle gravi faide che insanguinavano l’area e che nuocevano agli interessi di entrambe. Nonostante le grandi difficoltà incontrate, Folco riuscì nel suo intento, facendosi accettare come vescovo e uomo di Dio sia dai suoi concittadini piacentini che dai pavesi. La morte colse il grande pacificatore Folco Scotti il 26 ottobre del 1229. La sua scomparsa venne pianta sia dai piacentini che dai pavesi. I resti mortali del vescovo Folco vennero tumulati all’interno della cattedrale di Pavia. L’opera pacificatrice di San Folco Scotti fu duratura. Anche se negli anni e nei secoli successivi Piacenza e Pavia ebbero dei momenti di attrito, le controversie si risolsero sempre in maniera relativamente pacifica, non toccando mai i livelli di violenza del XII e del XIII secolo.