Padre Graziano, il frate di origine congolese accusato dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere di Guerrina Piscaglia, continua a restare nel carcere di Arezzo. E’ dalla sua cella che ha deciso di prendere carta e penna e scrivere una lunga lettera al Ministro della Giustizia, Andrea Orlando, sfogandosi in merito alla sua attuale situazione e ribadendo la sua posizione rispetto ad un giallo che non trova soluzione dal primo maggio del 2014. Per Padre Graziano, il quale continua a restare in prigione nonostante gli siano stati concessi gli arresti domiciliari (ancora nessuna traccia del braccialetto elettronico), dall’inizio della sua detenzione e del coinvolgimento nella scomparsa di Guerrina non ci sarebbe stata alcuna occasione per potersi difendere dalle forti accuse dell’opinione pubblica e dei media. In realtà, sottolinea il religioso nella missiva al Ministro Orlando, le “accuse brutali quanto non vere” nei suoi confronti sono giunte prima ancora che per lui si aprissero le porte del carcere. Padre Graziano si definisce “afflitto ed abbandonato alle istituzioni” e rivolgendosi direttamente al Ministro della Giustizia, avanza un appello all’interno della lettera: “Se nella mia condizione ci si trovasse il figlio di chi ha il potere di decidere?”, ha rilanciato il frate. A prendere la parola è poi stato il suo avvocato difensore che si è fatto suo portavoce annunciando una notizia clamorosa: a detta di Padre Graziano, infatti, Guerrina Piscaglia sarebbe viva. Il frate congolese non avrebbe alcun dubbio sulla sua affermazione. E’ sempre il suo legale a far sapere di aver presentato una nuova istanza al fine di far ottenere al suo assistito gli arresti domiciliari.