Alla professoressa Gloria Rosboch, uccisa lo scorso 13 gennaio e per il cui delitto sono finiti in carcere Gabriele Defilippi, ex studente 22enne, Roberto Obert e la madre del primo, Caterina Abbattista, sarà dedicata un’aula della scuola Cresto di Castellamonte. Nella struttura scolastica Gloria aveva insegnato francese per anni. L’inaugurazione, già annunciata nelle scorse settimane, avverrà il prossimo 1 giugno a partire dalle ore 10:30 quando sarà inaugurata la sala insegnanti del plesso, intitolata a suo nome. Per l’occasione, alla quale prenderanno parte anche gli anziani genitori della professoressa uccisa, sarà scoperta una targa realizzata con la terra rossa di Castellamonte, come anticipato dal quotidiano La Stampa. Alla cerimonia prenderanno parte ovviamente tutti gli allievi e i colleghi di Gloria Rosboch, nonché il prete di Castellamonte ed al fine di ricordare l’insegnante morta, sarà messa a dimora una pinta nel giardino della scuola.
Sono emerse oggi novità importanti nel giallo sulla morte di Gloria Rosboch, la professoressa di Castellamonte uccisa lo scorso 13 gennaio e del cui omicidio sarebbero responsabili i due ex amanti reo confessi, Gabriele Defilippi e Roberto Obert. All’inizio di questa settimana, la difesa di Caterina Abbattista, madre di Gabriele ed in carcere con l’accusa di concorso in omicidio della povera Gloria, aveva avanzato istanza di scarcerazione, certa di poter dimostrare l’innocenza della donna 45enne rispetto alle gravi accuse che le sono state mosse. Oggi è giunto il responso da parte del giudice che, come riporta il quotidiano “La Stampa”, sarebbe stato impietoso seppur per motivi puramente burocratici. L’istanza sarebbe stata infatti definita “inammissibile” poiché, alla luce dei rapporti che intercorrevano tra la Abbattista e Gloria Rosboch, era necessario notificare copia anche ai legali della vittima. Gli avvocati Erica Gilardino e Matteo Grognardi che rappresentano Caterina, di fronte al “no” del giudice non si sarebbero fatti abbattere e nella mattinata odierna avrebbero ripresentato l’istanza di scarcerazione o, in subordine, la concessione dei domiciliari in un luogo segreto al fine di evitare possibili contatti con i media. La scarcerazione della donna, dunque, continua ad essere auspicabile dalla difesa della Abbattista in quanto sarebbe venuta meno solo in seguito ad un cavillo burocratico dovuto proprio alla mancanza di un documento definito indispensabile.