Comunione e liberazione ha diffuso venerdì un documento di giudizio per stimolare la riflessione sulla difficile situazione che stiamo attraversando. Come ebbe modo di scrivere don Luigi Giussani, citato all’inizio, “Una comunità cristiana autentica vive in costante rapporto con il resto degli uomini, di cui condivide totalmente i bisogni, ed insieme coi quali sente i problemi. Per la profonda esperienza fraterna che in essa si sviluppa, la comunità cristiana non può non tendere ad avere una sua idea ed un suo metodo d’affronto dei problemi comuni, sia pratici che teorici, da offrire come sua specifica collaborazione a tutto il resto della società in cui è situata”. Due sono le reazioni alla crisi odierna, umana prima che politica, economica e sociale, che sta trasformando le nostre vite: o subirla, o ignorarla. Esiste invece una possibilità di cambiamento che nasce dalla persona: realtà positive ci sono, e sono documentabili. Infatti chi può generare novità, oggi, non sono le ideologie – di qualunque tipo esse siano – ma solo la libertà dei singoli. D’altra parte “solo se sono collocati dentro un popolo” – afferma Cl – “il desiderio ridestato e i tentativi che nascono dalla persona hanno possibilità di durare”. Di seguito il commento di Giulio Sapelli, economista.
Caro direttore,
c’è una frase del Peguy di Notre jeunesse che cito spesso quando mi confronto con degli interlocutori giovani:”La speranza è una virtù bambina”. Lo è perché possiamo prenderla per mano e camminare con Lei per lunghi tratti della nostra vita e soprattutto perché quando tutto ci pare perduto, quando cadiamo nella disperazione più desolante ci accorgiamo che essa è lì. Ci guarda e guardandoci ci consola. E allora ripartiamo nel cammino e trasciniamo la nostra disperazione trasformandola via via in tranquilla consapevolezza della forza che è in noi e negli altri con cui ci riconosciamo.
Se la storia è un lungo tunnel senza fine dove si odono grida e lamenti e dove la violenza e la menzogna premiano coloro che se ne fanno portatori, e solo una luce flebile ma ferma ci indica che la presenza di Dio è sempre in noi e per noi… ebbene, sappiamo anche che pascalianamente quel Dio è nascosto… La speranza disvela la presenza del divino, e la presenza è nella vitalità straordinaria del soggetto, della persona. Sempre risorge, sempre s’invera, sempre ci indica che la teodicea è in noi allorchè ci rivolgiamo all’altro per aprirci al cuore infinito dell’umano rischiarato dalla volontà.
Per questo mi riconosco nella sostanza ispiratrice del documento di Cl sulla crisi, al di là di qualche dissenso sulle misure concrete (per esempio, non selezioniamo nessuna azienda che non sappia autoselezionarsi da sé…).
La crisi è terribile per le sofferenze che porta agli ultimi e deve essere denunciata con fermezza quella quantità di concause che l’hanno generata e che risiedono nel comportamento umano. Certo senza manicheismi, ma con fermezza: i giusti esistono, come esistono i malvagi. E una delle concause della crisi è la scomparsa da molti anni, nel mondo, del senso di giustizia. Ci volevano le parole dell’ultimo grande intellettuale dell’Occidente, il Santo Padre, per richiamarci ai doveri morali della giustizia.
Quindi, dalla crisi si uscirà tra molto tempo e molti dolori solo contando sulle forza associate della persona. Associazione vuol dire condividere spiritualità e doveri, vuol dire donare, cooperare per amare nella vita di ogni giorno operando perché dal cuore stesso della società illuminata dalla cultura il lavoro rinasca, così da santificarlo.