La festa della Presentazione al Tempio ha come protagonisti oltre alla Sacra Famiglia due anziani ebrei, Simeone e Anna. Essa ha ispirato le arti per l’intensità degli affetti che vi si esprimono.
Nella piccola antica costruzione romanica di San Pietro a Civate, la cripta conserva nelle sue sculture altomedievali la scena mutila della Presentazione al tempio: manca del tutto la Sacra Famiglia, ma il vecchio Simeone ha la figura intatta e tende le mani con un panno per accogliere Gesù; acefala è la profetessa Anna, chiusa nel silenzio di una preghiera ininterrotta. Sulla sinistra è raffigurato il tempio, luogo della lode di Dio e dell’attesa del conforto di Israele; l’altare davanti alla figura di Simeone ha la stessa struttura decorativa di quello di sant’Ambrogio, qualcosa forse più che una semplice coincidenza. Il modellato dei corpi ha una morbidezza che addolcisce il viso grave di Simeone. Il linguaggio della pietra sembra esprimere la solennità del testo dell’evangelista Luca: “Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e timorato di Dio, che aspettava il conforto d’Israele; lo Spirito Santo che era sopra di lui gli aveva preannunziato che non avrebbe visto la morte senza aver prima veduto il Messia del Signore. Mosso dunque dallo Spirito, si recò al tempio; e mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per adempiere la Legge, lo prese tra le braccia e benedisse Dio”.
Il Laudario di Cortona rievoca con la poesia delle origini e la musica delle antiche ballate questo episodio tra i pochi che le Scritture hanno tramandato sull’infanzia di Gesù:
Sancto Simeon beato, Cristo ti fue presentato.
Venne et nacque di Maria, Virgo sancta, madre pia;
poi, quando si convenia, al tempio l’ebbe recato,
nelle tue braccia ricevesti quel Jesù che aspectasti;
dolcemente l’abbracciasti co’ l’affecto inamorato.
Umanissima in questo testo medievale la tenerezza del gesto di un uomo anziano nei confronti di un bambino piccolo, non inconsueta, anzi spesso visibile nella vita quotidiana.
La figura del vecchio Simeone ha ispirato anche T.S.Eliot:
Signore
la mia vita è leggera, in attesa del vento di morte,
come una piuma sul dorso della mano.
Concedi a noi la tua pace.
Per molti anni camminai in questa città,
mantenni fede e digiuno.
Concedi a noi la tua pace.
Possa il Figliolo
accordare la consolazione d’Israele
a un uomo di ottant’anni e che non ha domani.
Che il tuo servo si parta
dopo aver visto la tua salvezza.
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Ma il Vangelo e sulle sue orme la liturgia della Chiesa raggiungono il vertice di questo episodio che sembra riversare tutta l’attesa dell’Antico Testamento nella gioia del Nuovo. Luca riferisce le parole di Simeone:
Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
vada in pace secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli,
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele.
Alla sera della vita l’accento è posto sulla luce e la Chiesa riprende questo contrasto nella preghiera di Compieta, facendo propria la gratitudine per i benefici ricevuti durante il giorno.
Più in ombra nell’espressione artistica è la figura di Anna, la profetessa figlia di Fanuele. Il Vangelo offre però molti particolari su di lei: era vedova, aveva vissuto con il marito sette anni e al momento della nascita di Gesù ne aveva ottantaquattro. I numeri potrebbero avere anche un valore simbolico: il sette è il segno della pienezza, moltiplicato per dodici, il numero delle tribù di Israele, dà come risultato ottantaquattro. Luca aggiunge, descrivendo la sua vita “non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme”.
E così questa donna anziana, come il vecchio Simeone, indica la bellezza dell’età avanzata, quando tutta la vita è stata una sola lunga attesa, che ora si compie nell’abbraccio di un bambino.