Il caso di Sara Di Pierantonio ha tenuto l’opinione pubblica per mesi incollata all’inchiesta prima, all’arresto poi e al processo con rito abbreviato che si è concluso con la condanna all’ergastolo per Vincenzo Paduano. L’ex fidanzato che non accettava che lei si fosse rifatta una vita dopo la tormentata storia con lui, guardia giurata e giunto a livelli di gelosia e stalking da far presagire qualcosa di peggio. Che infatti è avvenuto. Non l’ha solo uccisa però, l’ha strangolata e le ha dato fuoco appena puoi Roma per poter dar voce finalmente alla sua sete di vendetta. Una «vittoria di Pirro», l’ha definita il gup Gaspare Sturzo, di cui oggi sono uscite le motivazioni della sentenza di condanna con rito abbreviato. 60 pagine in cui si spiega il motivo, l’origine e la conclusione di una assurda vicenda: «”Quando il marcio è radicato nel profondo ci vuole una rivoluzione. Tabula rasa. Diluvio universale”. L’intento ultimo dell’ex fidanzato era, come quelle parole scritte su Facebook, lasciare dietro di se solo distruzione e desolazione, come biblicamente accadde dopo il diluvio universale che distrusse ogni tipo di vita facendo salve solo le persone scelte come degne di ricominciare». Un “angelo del male” viene definito Paduano, un uomo ossessionato da Sara e dal fatto che lei aveva scelto un’altra vita: «si «riteneva il soggetto scelto per sopravvivere e per questo doveva sradicare il marcio concentrato in Sara. Di lei non doveva restare nulla».
OMICIDIO SARA DI PIETRANTONIO: ERGASTOLO A VINCENZO PADUANO, LE MOTIVAZIONI
“UNA BAMBOLA DI PEZZA SEMI CARBONIZZATA”
Paduano dopo aver parlato con lei alle quattro del mattino, forse per convincerla un’ultima volta a tornare con lui, decise di bagnarle il visto con il liquido infiammabile; Sara Di Pierantonio scappò subito temendo di essere bruciata viva, e infatti così avvenne. Ma solo dopo la morte sopraggiunta per asfissia: «nel suo ricordo l’ex fidanzata – pensò in quegli istanti Paduano secondo il gup – sarà quella che lui ha dominato, nella sua vendetta sarà quella che lui ha bruciato. Questa è la sua vittoria di Pirro». Le parole inserite nelle motivazioni della sentenza fanno solo immaginare l’orrenda fine di una vita che quella giovanissima ragazza fu costretta a subire. Un odio tremendo di una persona che voleva vendetta e che voleva anche rendere quella che era stata la sua donna una “bambola di pezza semi carbonizzata”: «Paduano voleva infliggerle la punizione meritata per il marcio radicato dentro di lei, Di lei dovrà rimanere il ricordo della bambola semi carbonizzata, da lui creata in un angolo di una piazzola», scrive il gup Sturzo, spiegando poi nel dettaglio come l’omicida ora in carcere a vita, voleva sentirsi sopra a tutti e per questo utilizzò il fuoco. «Nulla attraverso il fuoco sarà come prima ed è grazie a questo gesto che lui poteva sentirsi sopra a tutti»: si sentiva come “l’angelo del male”, un prescelto. Ma fu invece solamente un assassino.