Pubblichiamo qui di seguito la lettera che don Julián Carrón ha scritto al Corriere della Sera, oggi 24 marzo 2016, a seguito dell’incidente del bus in Spagna e degli attentati di Bruxelles.
Caro direttore,
Ancora una volta il dolore straziante bussa alla nostra porta, sconvolgendo tutto. In Spagna la fragilità di un colpo di sonno finisce in tragedia. In Belgio il vuoto mostra di nuovo la sua faccia violenta e spietata, la sua «cieca violenza», come ha detto papa Francesco. Come potremmo guardare questi fatti, da uomini, senza soccombere allo smarrimento o alla rabbia?
Solo se non blocchiamo tutta l’urgenza di un significato, di un perché, che questi eventi provocano in ciascuno di noi. Più lacerante è il dolore, più sconfinata è la domanda che ci sentiamo addosso anche solo per un istante, prima di cercare una via di fuga nella distrazione e nella dimenticanza per il sentimento di impotenza che ci invade davanti a una tale domanda. Dietro la facciata con cui noi, uomini senza legami, ostentiamo sicurezza, si impone ai nostri occhi tutta la profondità del nostro bisogno, il bisogno di qualcuno che si prenda cura delle nostre ferite, che ci risollevi dalla nostra afflizione.
La liturgia della Settimana Santa viene in aiuto alla nostra incapacità di risolvere il dramma: «Guarda, Dio onnipotente, l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale, e fa’ che riprenda vita per la passione del Tuo unico Figlio» (Orazione delle Lodi del Lunedì Santo nella Liturgia delle Ore secondo il Rito romano). «È un urto per la vita quello con cui Egli percuote la nostra sfinitezza e la nostra debolezza mortale: fa’ che riprenda vita attraverso il sacrificio, il dolore e la morte Sua (del Tuo unico Figlio)» (don Giussani). Così Cristo si offre come risposta all’altezza della domanda sconfinata di un perché e nello stesso tempo ci comunica quella energia senza la quale non possiamo riprenderci né possiamo imboccare l’unica strada per sconfiggere la violenza. La stessa misericordia che serve a noi è quella di cui hanno bisogno anche gli altri.
Di recente Benedetto XVI ci ricordava la ragione dell’insistenza di papa Francesco in questo Anno della Misericordia: «La misericordia è l’unica vera e ultima reazione efficace contro la potenza del male. Solo là dove c’è misericordia finisce la crudeltà, finiscono il male e la violenza».