Coloranti, conservanti, emulsionanti, esaltatori di sapidità, regolatori di acidità, ovvero gli additivi alimentari, finiscono sotto accusa. Secondo gli ultimi studi, infatti, provocherebbero dipendenza nei consumatori.
La notizia viene riportata dall’ultimo numero del settimanale Il Salvagente che stila anche una classifica degli alimenti che contengono sostanze in tal senso “pericolose” e che sono più diffuse di quanto si pensi.
Di per sé gli additivi non sono nocivi o dannosi, anzi sono disciplinati e regolati, nel nostro paese, grazie a una normativa europea. Tuttavia è il loro abuso che può avere conseguenze spiacevoli, o quanto meno indesiderate. I cibi supersaporiti, infatti, potrebbero condizionare le scelte alimentari dei consumatori, creando dipendenza. Almeno questo è quanto sostiene David Kessler, ex commisario della Food and drug administration degli Stati Uniti e anche professore ad Harvard.
Secondo le ricerche di Kessler, in alcuni cibi dei fast food, la carne viene arricchita con grandi quantità di sale, sodio fosfato, cristalli di sciroppo di granturco, olio di semi di soia e altri additivi, con l’obbiettivo di renderla più morbida, più croccante, più saporita. Tutti questi accorgimenti, secondo Kessler, stimolerebbero il nostro cervello fino a creare una vera e propria dipendenza verso i cibi supersaporiti. Cosa che porterebbe a scartare gli alimenti semplici o naturali, perché percepiti come se fossero “insipidi”.
Kessler, che ha raccolto le sue teorie in un libretto intitolato “The end of overeating” (“La fine dell’abbuffata”), mette quindi sotto accusa l’industria alimentare rea di aver reso ormai ogni cibo talmente pieno di additivi, solo per indurre chimicamente nel consumatore la sensazione di non poterne fare più o a meno di doverli acquistare ancora. In buona sostanza si è passati dalla ricerca del gusto a quella dell’iperpalatabilità, che ha come unico effetto quello di portare chi mangia cibi supersaporiti a non potersene più staccare, con un conseguente disprezzo per i cibi semplici, magari preparati in casa.
Altri studi condotti su cavie da laboratorio hanno dimostrato che i cibi con maggiori quantità di additivi stimolano nei ratti comportamenti simili a quelli visibili nei tossicodipendenti o nei soggetti che abusano di farmaci. Pur di accaparrarsi una porzione di quel cibo, i topi erano anche disposti a esporsi a uno stimolo doloroso.
Ma andiamo ad analizzare la classifica dei prodotti alimentari che contengono più additivi. Le soprese non mancano, dato che ci sono anche prodotti per bambini e per la prima infanzia. Procediamo con ordine.
I piatti pronti sono quelli che contengono il maggior numero di additivi alimentari. Oltre ai coloranti, ci sono conservanti, antiossidanti, stabilizzatori, esaltatori di sapore, aromi artificiali. Inoltre, si tratta di cibi più salati rispetto a quelli fatti in casa. Una precedente inchiesta de Il Salvagente aveva infatti dimostrato che una porzione pronta di risotto ai funghi porcini conteneva ben il 99% della dose giornaliera consigliata di sale.
Chi avrebbe poi mai detto che lo yogurt, simbolo in alcuni casi del mangiare semplice, fosse invece ricchissimo di aromatizzanti? Questi servono per dare il sapore di frutta e coprire l’acidità tipica dello yougurt naturale. Spesso vi sono anche degli edulcoranti che rendono dolci questi prodotti nonostante siano magri o light. Questi accorgimenti fanno sì che questi yougurt riscuotano più successo rispetto a quelli con la sola frutta naturale.
Attenzione poi mamme agli omogeneizzati. Spesso infatti sono molto ricchi di sale, arrivando a contenerne 0,75 grammi per vasetto. Una quantità molto vicina a quella di 1 grammo, che costituisce il limite massimo consentito per i bambini al di sotto di un anno.
L’elenco va avanti e arriva a un punto molto delicato: quello riguardante gli alimenti per lo svezzamento dei bambini. Secondo una ricerca condotta da Il Salvagente nel 2008, infatti, solamente 6 tra i 20 maggiori produttori di questi alimenti usavano aromi naturali. Negli altri casi si utilizzavano aromatizzanti artificiali, in particolare alla vaniglia. Pare che questa scelta non sia causale, dato che che fa sì che i bambini, anche da grandi, continuino a preferire il gusto vaniglia (per esempio di molte merendine). Una ricerca sui succhi di frutta dimostra invece che questi sono talmente ricchi di zuccheri e dolcificanti, che i bambini arrivano a preferirli alla frutta stessa.
Nella classifica non possono ovviamente mancare i cibi da fastfood, rei di possedere abnormi quantità di sale. Per esempio, un cheesburger può conternerne addirittura 6 grammi, mentre una pizza arriva normalmente a 3. In fondo alla classifica vi sono le bevande senza zucchero o light. Queste in realtà non sarebbero grandi alleate per una perfetta linea fisica. Pare infatti che siano molto dolci, pur essendo prive di zuccheri. Ma il nostro organismo, se stimolato con alimenti dolci, si prepara sempre all’assunzione di zuccheri e calorie. Non ricevendoli dalla bevanda in questione, nel nostro organismo “cresce la voglia di dolce” che può spingerci quindi o a un consumo eccessivo di bevande dolci (anche se non zuccherate) o alla ricerca di altri alimenti dolci sotto la nostra portata.
Il consiglio è quindi quello di cercare di consumare sempre cibi e bevande il più possibili naturali, imparando magari a mantenere il controllo e ad accorgersi presto quando si avverte la sensazione di non riuscire a fare a meno di un determinato alimento. Questo potrebbe essere un campanello d’allarme da non sottovalutare.