Primo maggio di virtù. Un altro giorno in cui L’Aquila è stata teatro di passerelle. Questa volta, in occasione della festa del lavoro, sono stati i sindacati protagonisti del viavai dentro le tendopoli, dell’ascolto dei cittadini, ormai stanchi e ritrosi nel parlare con chi, solo per un giorno, sembra avere a cuore i loro problemi. Ma la gente preferisce stare con gli amici, quelli che ti comprendono anche senza il bisogno di tante parole, quelli che ti aiutano prima ancora che sia tu a chiedere.
Primo maggio di virtù. Una tradizione tipicamente teramana, che il presidente della Regione, Gianni Chiodi, ha esportato nel capoluogo. Le Virtù sono un piatto tipico. Una sorta di minestrone che si mangia una sola volta l’anno, il primo maggio. Un piatto che viene preparato in occasione del passaggio di stagione, con le cosiddette pulizie di Pasqua. Le donne di casa ripulivano anche la cucina e trovavano parecchi avanzi, diversi tipi di pasta, tanti di verdure secche. A queste aggiungevano quelle fresche di stagione, ritagli di prosciutto. In periodi di povertà nulla veniva buttato e tutti questi avanzi cucinati insieme rappresentavano anche l’occasione di riunire le famiglie, trovarsi insieme.
Ieri a portare a L’Aquila virtù per l’intero staff dell’ufficio di presidenza, delle persone con cui trascorre gran parte delle giornate è stato proprio il governatore abruzzese. Un modo diverso di stare insieme. Amicizie che annullano ruoli e distanze, volontà di condividere le proprie vite. Un momento piacevole che ha messo insieme quella che è diventata una sorta di famiglia in un momento difficile, con politici, funzionari e collaboratori capaci di dividere le difficoltà di un lavoro svolto in emergenza.
Più le Virtù che le manifestazioni dei sindacati a testimoniare un giorno di festa che di festa aveva di fatto solo il sole dopo tanti giorni di freddo e pioggia. Ad innervosire gli aquilani ci ha pensato l’ennesima scossa di terremoto, alle sette del mattino. Un risveglio con 3.8 di magnitudo è stato inquietante. Senza le scuole aperte però non si avverte il clima delle vacanze, non si sente il vociare degli studenti per le vie principali. Segnali che denotano una città ferita. Il contrario di quanto accade al mare, dove gli sfollati cominciano a vivere in maniera diversa e che ieri si sono riversati sulla spiaggia, qualcuno addirittura pronto per la prima tintarella.
In questi giorni mi rendo conto del momento difficile, delle difficoltà che si incontrano, della voglia di ricominciare a ricostruire L’Aquila ma anche dei blocchi psicologici che impediscono di agire ascoltando il cuore. Saranno giorni difficili quelli che stanno per venire, senza più le luci della ribalta. Adesso ci si aiuterà uno con l’altro. Solo il rapporto all’interno di una compagnia darà la forza di guardare al futuro con spirito positivo. Non più, quindi, di necessità virtù. Ma virtù che riportano la famiglia e gli amici attorno allo stesso tavolo.
(Fabio Capolla – Giornalista de Il Tempo)