Ne hanno messo dentro un altro. L’ennesimo successo delle nostre forze dell’ordine che, questa volta, sono riusciti a scovare e ad arrestare Massimo Di Caterino, braccio destro di Michele Zagaria, il boss arrestato dalla Polizia di Stato a Casapesenna l’anno scorso, il 7 dicembre, dopo 16 anni di latitanza. Ricercato dal 2010, Di Caterino era il luogotenente del superboss dei Casalesi. Soprannominato Pistuolo, le manette sono merito di lunghe e complicate indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Napoli, sotto il comando del procuratore aggiunto Federico Cafiero de Raho e dal pm Catello Maresca, e condotte dalla squadra mobile di Caserta e dal distaccamento di Casal di Principe, guidati, rispettivamente, dai vice questori aggiunti Angelo Morabito e Alessandro Tocco. A capo dell’organizzazione criminale da due anni, pendeva su di lui un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di associazione mafiosa, estorsione e favoreggiamento personale. Tutti i reati sono aggravati dall’aver favorito, con le proprie attività criminogena, quelle dei Casalesi. Era l’ultimo dei latitanti del clan ed è stato trovato a Sant’ Andrea del Pizzone di Francolise, nel casertano. Era nascosto in un bunker segreto ricavato nel box della doccia. Con sé aveva 10mila euro in contanti e una postola calibro 7,65. La casa, inoltre, era dotata di disturbatori di frequenze, capaci di rilevare intrusi, telecamere o dispositivi di intercettazioni. Nell’abitazione era presente anche la moglie. Una volta arrestato, è stato portato nella sede della Questura di Caserta dove, all’arrivo nel piazzale interno, gli agenti della Squadra mobile sono stati applauditi dai colleghi affacciati alle finestre. Le manette ai polsi gli sono state messe proprio da Alessandro Tocco. Il criminale, dal canto suo, pare che non abbia proferito una sola parola. Il ministro dell’interno Annamaria Cancellieri, ha chiamato il Capo della Polizia, Antonio Manganelli, per esprimere la propria soddisfazione. «Voglio ringraziare le Forze dell’ordine e la Magistratura per l’arresto di un pericoloso latitante come Di Caterino e per il grande impegno quotidiano volto a ripristinare la legalità in territorio oppresso dalla criminalità organizzata», ha dichiarato la titolare del Viminale.
Nell’ordinanza a carico di Di Caterino, eseguita il 2 aprile del 2010, erano comprese anche altre persone, quali il padre di Michele Zagaria, Nicola, il fratello Carmine e due imprenditori. Il processo viene celebrato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere.