Blitz terminato con due arresti, quello avvenuto questa mattina e che ha fatto scattare le manette per il vice prefetto reggente l’Ufficio distaccato della prefettura dell’Isola d’Elba Giovanni Daveti e per Giuseppe Belfiore, pregiudicato ed appartenente ad una nota famiglia di ‘ndrangheta attiva in Piemonte. Stando a quanto ricostruito, pare che il 66enne Daveti – che dopo un accertamento tributario aveva ricevuto cartelle esattoriali per un totale di 115mila euro – chiese aiuto proprio a Belfiore per eliminare la pendenza debitoria sfruttando crediti Irpef artificiosamente creati e sfruttati per compilare i modelli unificati di pagamento F24. Ma questa è solo una delle accuse che ha messo nei guai il vice prefetto. Secondo quanto riportato da Il Tirreno, il sistema usato dal funzionario, stando a quanto scoperto dagli inquirenti, “prevedeva il frazionamento dell’importo complessivo dovuto all’erario in somme di entit inferiore e, per ciascuna di tali frazioni, il “pagamento” mediante un modello di versamento F24 recante la corresponsione materiale, attraverso il canale home banking, dell’irrisoria somma di un euro affiancata dalla fittizia compensazione di decine di migliaia di euro”. Un metodo usato spesso tra il 2016 e il 2017 e che ha portato ad abbattere le proprie posizioni debitorie verso il fisco ad altre persone, per un valore di circa un milione di euro. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
FINANZA SCOPRE PIANO PER FRODI E CONTRABBANDO
Giovanni Daveti, il viceprefetto reggente l’ufficio della prefettura dell’isola d’Elba, e un membro di una famiglia della ‘ndrangheta operante in Piemonte sono stati arrestati in un’operazione della Guardia di Finanza, mentre nei confronti di altri sette soggetti sono scattati gli arresti domiciliari. L’associazione a delinquere avrebbe, secondo gli inquirenti, organizzato e realizzato frodi «nel settore del commercio internazionale di prodotti alcolici, con l’intento di sottrarsi completamente al pagamento delle accise». Inoltre, avrebbe operato anche nel contrabbando. Per farlo architettava viaggi fittizi relativi a carichi di prodotti alcolici che venivano fatti transitare attraverso depositi fiscali compiacenti, per poi essere trasportati verso destinazioni extra-Ue ad una documentazione fittizia. Per compiere la truffe la banda, guidata dal viceprefetto Giovanni Daveti e dal boss della ‘ndrangheta Giuseppe Belfiore, aveva rilevato una società di trasporti di Torino. In questo modo avevano affittato un capannone a Castelnuovo Don Bosco per costruire un “deposito fiscale” da usare nelle operazioni illecite. (agg. di Silvana Palazzo)
GIOVANNI DAVETI “ORDINÒ BOMBA PER VENDETTA”
Emergono ulteriori dettagli sull’arresto del vice prefetto dell’Isola d’Elba Giovanni Daveti. Secono l’accusa, riportano i colleghi de ilfattoquotidiano.it, il vice prefetto avrebbe pianificato una vendetta nei confronti di un truffatore. L’uomo avrebbe chiesto al complice di reperire dell’esplosivo da utilizzare contro l’automobile di famiglia del responsabile del raggiro immobiliare. L’ordigno in questione è stato intercettato dagli investigatori lo scorso 16 novembre 2017: quattro cariche confezionate in modo da essere fatte brillare a distanza con un telecomando. Un dettaglio rilevante che emerge all’interno dell’indagine sul rapporto tra il vice prefetto e Giuseppe Belfiore, esponente di rilievo della famiglia dell’ndrangheta operante in Piemonte. L’accusa sottolinea che il vice prefetto chiese aiuto al mafioso per abbattere la pendenza ebitoria di 115 mila euro, sfruttando inesistenti crediti Irpef creati appositamente e sfruttati per compilare i modelli unificati di pagamento F24. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
GESTIVA TRAFFICO DI SIGARETTE ED ESPLOSIVI
Emergono altri particolari circa l’arresto del vice prefetto dell’Isola d’Elba, avvenuto quest’oggi. Giovanni Daveti, così si chiama l’uomo fermato dalla Guardia di Finanza, pare gestisse un importante traffico di sigarette di contrabbando e di esplosivi, come sottolineato poco fa dall’edizione online de Il Fatto Quotidiano. Insieme a lui sono state arrestate altre otto persone, fra cui un importante esponente della ‘ndrangheta che sarebbe uno dei mandanti dell’omicidio Bruno Caccia. Daveti non è la prima volta che finisce sotto processo, visto che già in passato, quando era capo di gabinetto della prefettura di Livorno, era finito invischiato in un’inchiesta riguardante delle patenti che venivano ritirare, poi restituite a seguito di un importante pagamento in denaro. Per quell’accusa il vice Questore dell’Isola d’Elba era stato assolto nel 2009: durante il processo Daveti aveva sempre sostenuto la propria innocenza, spiegando che il suo coinvolgimento era legato all’antipatia nei suoi confronti da parte della criminalità organizzata per via del suo lavoro in prefettura. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
ARRESTATO PREFETTO ISOLA D’ELBA
Blitz della guardia di finanza dell’Isola d’Elba. Nelle scorse ore è finito in manette il vice prefetto reggente l’ufficio della prefettura locale. L’operazione delle fiamme gialle ha portato anche all’arresto di un uomo facente parte della famiglia della ‘ndrangheta operante in Piemonte, già mandante dell’omicidio di Bruno Caccia, magistrato e procuratore di Torino, ucciso nel 1983 mentre passeggiava con il cane. Arrestate altre sette persone, finite agli arresti domiciliari, e nei confronti dei nove l’accusa contestata è quella di associazione a delinquere e porto abusivo di esplosivi. Un’operazione che ha comportato una serie di perquisizioni congiunte da nord a sud della nostra penisola, tutt’ora in corso.
DECINE DI PERQUISIZIONI IN TUTTA ITALIA
I finanziari stanno infatti eseguendo decine di perquisizioni nelle provincie di Torino, Asti, Padova, Livorno, Pisa, Pistoia, Ravenna, Forlì, Campobasso, Napoli, Salerno, Lecce e infine Brindisi. Un maxi blitz dei finanzieri del Comando provinciale di Livorno, resosi necessario dopo l’indagine coordinata dal procuratore di Livorno Ettore Squillace Greco, dal nome “Vicerè”, che coinvolge una trentina di persone, accusate di svariati reati, leggasi associazione a delinquere, porto abusivo di esplosivi (che doveva essere utilizzato per un atto intimidatorio, come riferisce La Repubblica), contrabbando di sigarette (ben 9 tonnellate), indebita compensazione di debiti tributari tramite fittizie compensazioni, illecita sottrazione al pagamento delle accise sugli alcolici, anche mediante falso in documenti pubblici informatici.